Coppa Italia in stile FA Cup: pro e contro di un format allargato

Coppa Italia
Coppa Italia / Anadolu Agency/GettyImages
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È il sogno proibito di tutti ma non è mai stato così vicino dall'avverarsi. A darci speranza è stato Luigi De Siervo, amministratore delegato della Serie A, che nei giorni scorsi ha rivelato di voler rivoluzionare il format della Coppa Italia strizzando l'occhio all'FA Cup inglese.

Ovviamente la sua resta una proposta, che andrebbe comunque sottoposta al voto da parte del consiglio di Lega, e non è nemmeno chiaro in che misura e secondo quali modalità la nuova Coppa Italia prenderebbe spunto dal torneo più vecchio e affascinante della storia del calcio. Tuttavia, il rilancio della coppa nazionale è senz'altro uno dei punti all'ordine del giorno che il nostro calcio deve necessariamente affrontare per riguadagnare credibilità agli occhi del resto d'Europa.

Pertanto, ben vengano le nuove idee e le nuove proposte se possono contribuire ad accrescere il seguito di una competizione che viene seguita solo dai quarti di finale, quando ad entrare in gioco sono le big della Serie A.

Coppa Italia come l'FA Cup? Pro e contro della proposta

Il motivo per cui tutti, ma proprio tutti, amano l'FA Cup è perché rappresenta il massimo esempio della democrazia applicata al calcio, perché tutti vi partecipano e tutti possono sognare di vincerla. È un torneo popolare perché permette anche al piccolo tifoso di Chippenham di poter ammirare nello stadio della sua squadra campioni del calibro di Harry Kane, Mohamed Salah e Kevin De Bruyne. Allo stesso tempo la coppa nazionale inglese è accompagnata dall'enorme retaggio e dalla tradizione che si è costruita da quando è stata introdotta nel lontano 1871.

Ed è qui che abbiamo la prima discrepanza con il contesto italiano: da noi non c'è una competizione così longeva e l'FA Cup applicata alla Coppa Italia potrebbe finire con l'essere una forzatura innaturale. Tra i contro c'è anche da considerare il numero di partite in più che l'adozione di questo format comporterebbe. Certo, squadre come Napoli, Juventus, Milan e Inter non partirebbero dal primo turno (in Inghilterra il club di Premier League esordiscono solo al terzo turno), ma si ritroverebbero comunque con qualche impegno in più sul calendario, con il rischio - qualora la Coppa Italia dovesse far sua anche questa regola - di dover disputare un replay in caso di pareggio.

Eppure, l'FA Cup è senz'altro un modello al quale ogni torneo a eliminazione potrebbe tendere. Magari permettere a tutti i club (compresi quelli non professionistici) di partecipare è un po' eccessivo e richiederebbe un'organizzazione capillare che avrebbe bisogno di tempo (anche tanto visto che siamo pur sempre in Italia) per affinarsi. Tuttavia, la Coppa Italia dovrebbe aprirsi e coinvolgere un numero maggiore di partecipanti visto che, ad oggi, consta esclusivamente delle squadre di Serie A e B.

Il nostro torneo nazionale, dunque, non dovrebbe abbracciare in tutto e per tutto il format britannico. In primis perché la mancanza di una tradizione consolidata non glielo permette e poi perché l'impiego di forza fisica e mentale sarebbe importante. La soluzione, come sempre, sta nel mezzo: rivedere le regole della Coppa Italia permettendo anche a realtà più piccole di prendervi parte potrebbe senz'altro contribuire alla rinascita del torneo.