Confermata la mossa della FIGC per impedire alla Juve di accedere alla Carta Covisoc

Gabriele Gravina
Gabriele Gravina / Paolo Bruno/GettyImages
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La vicenda legata al processo sportivo nei confronti della Juventus, nello specifico a tema plusvalenze, si arricchisce ogni giorno di svolte e colpi di scena che sembrano, in modo alternato, poter indirizzarne in modo differente lo sviluppo e l'epilogo.

Lunedì scorso, ad esempio, il Tar ha dato 7 giorni di tempo alla Procura Federale per mettere a disposizione dei legali bianconeri la cosiddetta "Carta Covisoc" dopo che, su richiesta della Juve, l'accesso a tale documento era stato negato per due volte poiché non facente parte "della documentazione acquisita nell'ambito del procedimento disciplinare".

A corner flag bearing the logo of Juventus FC is seen prior...
Juventus / Nicolò Campo/GettyImages

Una motivazione che non ha dunque impedito al Tar di andare in una direzione diversa, assecondando la richiesta bianconera: da ieri, però, è emerso un nuovo dato rilevante, ossia - spiega Sky Sport - il ricorso presentato dalla FIGC al Consiglio di Stato - già nell'aria da ieri - per impugnare la sentenza del Tar (quella di possibilità di accesso alla Carta Covisoc, appunto).

L'importanza (e i motivi) del ricorso della FIGC

Il ricorso, presentato dall'avvocato Giancarlo Viglione a nome del presidente della FIGC Gravina, appare rilevante poiché teso a impedire ai legali bianconeri di accedere a un documento che potrebbe rendere inutilizzabili atti successivi al 14 luglio 2021 (andando a individuare nel 21 aprile 2021 la data di instaurazione del processo).

La Carta Covisoc (nota 10940 del 14 aprile 2021), secondo quanto indicato dal Tar, non ha solo la possibilità di tutelare le esigenze dei legali della difesa ma "il più generale obbligo di trasparenza dell'azione amministrativa". Il ricorso al Consiglio di Stato da parte della FIGC si lega in particolare alla possibile violazione della pregiudiziale sportiva: secondo questa, infatti, il ricorso al Tar sarebbe possibile soltanto dopo essersi rivolti a ogni grado della giustizia sportiva e non prima.