Sassuolo, De Zerbi: "Non voglio giocare con il Milan. Superlega colpo di Stato"
Roberto De Zerbi ha parlato in conferenza stampa alla vigilia del match di Serie A contro il Milan. Le dichiarazioni del tecnico del Sassuolo.
MILAN – "Ha fatto un campionato strepitoso. La partita d’andata l’avremmo potuta perdere lo stesso ma dà fastidio prendere quel gol dopo 6 secondi. E’ una cosa che ha bruciato per tanto tempo perché prepari la gara stando attenti a ogni tipo di dettaglio ma il Milan ha battuto tante squadre quest’anno, ci può stare la sconfitta. Spero che sia una partita nella quale se dovessimo subire gol sarà più per merito dell’avversario che per disattenzioni nostre".
BERARDI – "Ce lo godiamo, così come tanti suoi compagni. Onestamente con me in tre anni ha sbagliato pochissime partite, è sempre stato determinante, ma il bello di Berardi, ancor più l’aspetto calcistico, è l’aspetto di lui persona. Mi dispiace che in passato sia stato giudicato male caratterialmente, non è come è stato descritto. E’ un bravissimo ragazzo che vive per il calcio. Quando parlavo di questa cosa guardavo spesso lui perché mi sembrava molto interessato a quanto sta accadendo. Lui ama molto il calcio e nelle scelte che ha fatto in passato di rimanere a Sassuolo, penso che l’aspetto dell’attaccamento al calcio sia stato quello più importante che lo ha fatto poi rimanere qui perché qui può divertirsi e si è divertito".
SUPERLEGA – "Sono molto toccato e arrabbiato di questa cosa a tal punto che ieri abbiamo parlato con la squadra per una mezz’ora. E’ giusto fermarsi come ogni tanto accadeva a scuola quando si fermava il programma. Sono molto arrabbiato perché domenica è stato fatto un colpo di stato! Questo episodio equivale un colpo di stato nel calcio, nei contenuti e nella modalità. Nei contenuti perché il calcio è di tutti ed è meritocratico. Nella modalità perché si poteva fare alla luce del sole, invece comunicati congiunti a mezzanotte, il sito nuovo, come se qualcuno dovesse porre le bandiere in un posto che aveva sottratto a qualcun altro. E’ un comportamento che va a ledere un diritto che non è solo circoscritto al calcio, il diritto che il più debole possa farsi strada, come se non potesse sognare un futuro più bello di quello che dice la sua provenienza, come se un figlio di un operaio non possa sognare di fare il chirurgo, l’avvocato, il dottore. E’ una cosa che mi urta i nervi. E’ come se mi avessero detto, ai tempi dell’oratorio, il pallone è mio, l’ho portato io e gioco io. E’ finito il tempo dell’oratorio. Io credo che il calcio abbia un ruolo sociale diverso dagli altri sport, è così per l’Italia e l’Europa, giusto o non giusto che sia. Fare una SuperLega dove loro decidono chi deve entrare e decidono chi sta fuori, va a togliere l’essenza del calcio. Io sono partito quest’anno spingendo il sogno del quarto posto, del quinto, del sesto. Forse io e la mia società siamo coglioni perché ancora sogniamo ma qualche risultato lo abbiamo fatto e qui si tratta di metterci la faccia. Se questo è il calcio moderno è una roba che non rispetta l’uomo prima del calciatore e del tifoso. Noi facciamo parte di un ambiente ricco, dove girano tanti soldi, e allora devono farsi delle domande loro. Non mi interessa se tutte queste squadre sono indebitate. Io sono orgoglioso di far parte del Sassuolo perché ragiona come ragiono io. A dicembre il Sassuolo è arrivato quarto sul campo mettendo in mezzo squadre anche più forti di noi. A gennaio avremmo potuto rinforzare la squadra. Io non ho fatto nemmeno mezza riunione di mercato con Carnevali, perché sapevo il momento che stavamo attraversando, non ho avuto mezza richiesta per rinforzare la squadra e l’abbiamo anche pagata questa scelta e se tutte queste squadre sono indebitate devono farsi delle domande di come hanno gestito le loro aziende. Non è che perché hanno fatto disastri, perché queste società sono gestite da potenti, prepotenti, debbano poi farla pagare alla piccola società che fa le cose fatte per bene, ai giocatori che sul campo sudano e sognano di poter andare a giocarsi la Champions in stadi importanti contro squadre prestigiose. E’ tutto sbagliato. Credo sia arrivato il momento anche di esporsi. Io domani non avrei piacere a giocare la partita perché il Milan fa parte di queste tre squadre e l’ho detto ai giocatori e a Carnevali. Se Carnevali mi obbligherà ad andare chiaramente ci vado. Ma sono rimasto male. Sono arrabbiato perché il calcio mi ha dato da mangiare per 40 anni e anche io al calcio ho dato tutto e non la metto come questione lavorativa, va oltre al lavoro e allo stipendio, ma proprio nella sfera dei valori, dei sentimenti, delle rivalità calcistiche italiane sulle quali si sono giocate tante partite, si sono scritte tante pagine. Così non mi piace e quindi cerco di combatterlo secondo i valori che i miei mi hanno trasferito e non abbassando la testa o facendo finta di niente, anche se potrebbe andare contro, in futuro, qualche mio interesse. Però è giusto che noi del calcio, così come hanno fatto Klopp, Bruno Fernandes, i tifosi del Liverpool, del City, ci si esponga. Questa è una pagina triste, grave, pesante, che può andare a rovinare il mondo che io amo e che ho amato e per il quale mi sono speso in tutto e per tutto".
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