Competitività, infortuni e diritti TV: perché le big vogliono la Serie A a 18 squadre

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Serie A / Ciancaphoto Studio/GettyImages
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Lunedì 12 febbraio il consiglio di Lega si è espresso a favore del mantenimento delle 20 squadre, facendo svanire il sogno di Juventus, Inter, Milan e Roma che invece chiedevano a gran voce una Serie A con 18 partecipanti.

Ma perché le big spingono per la riduzione? Questa domanda se l'è posta Calcio & Finanza, che riporta una serie di tesi che dimostrerebbero poiché il passaggio alle 18 squadre è necessario per il futuro del calcio italiano.

La Serie A a 18 squadre ridurrebbe il numero di infortuni?

La risposta è sì. Non servono studi specialistici, è solo una questione di logica: se un calciatore gioca meno partite, minori saranno anche le probabilità di farsi male. La Serie A è un campionato particolarmente colpito dagli infortuni, basti pensare che solo in Premier League se ne verificano di più.

La richiesta di Juve, Inter, Milan e Roma ha proprio lo scopo di tutelare i giocatori e, di conseguenza, di mantenere intatta la qualità dell'intero torneo per quanto possibile. Perdere infatti un giocatore importante non comprometterebbe però solo lo spettacolo, ma rappresenterebbe anche una perdita in termini economici per i club.

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Meno partite, più trofei

A partire dal 2024-25, a causa dei nuovi format adottati da Champions League e Mondiale per Club, si giocherà l’11% di partite in più. Il che vuol dire che un giocatore di un top club potrebbe ritrovarsi a giocare dalle 45 alle 90 partite in un anno considerando anche gli impegni in Nazionale.

La riduzione delle partecipanti alla Serie A serve a far fronte a un calendario internazionale sempre più fitto e per aumentare il lasso di tempo tra la fine di una stagione e l'inizio di quella successiva; una condizione necessaria - e qui ci riallacciamo al tema precedente - per evitare infortuni e favorire la qualità delle partite.

Con meno partite di campionato da disputare, le big potrebbero poi concentrarsi maggiormente sulle competizioni europee, che portano visibilità all'intero movimento e soprattutto guadagni non indifferenti. Se andiamo a prendere in esame il periodo in cui la Serie A ha visto 18 squadre, possiamo notare che i successi in campo internazionale sono stati diversi:

  • 5 Champions League vinte, 5 finaliste sconfitte, primo Paese a fare una semifinale e una finale tutta italiana;
  • 8 Coppe UEFA vinte, 4 finali tutte italiane e altre due finaliste sconfitte;
  • 7 Supercoppe europee vinte dai nostri club
  • 2 finali tutte italiane

Questi invece i risultati dall’introduzione delle 20 squadre:

  • 2 Champions League vinte e 4 finali perse;
  • 0 Coppe Uefa/Europa League vinte e solo due volte una squadra sconfitta in finale;
  • 1 Supercoppa europea vinta e 1 finalista sconfitta

Una fetta da dividere con meno invitati

C'è poi il capitolo relativo ai diritti televisivi. Le squadre che hanno votato contro la riforma l'hanno fatto ritenendo che, con un numero inferiore di partite, sarebbe stata più bassa l'offerta economica da parte delle emittenti. Tuttavia, sempre secondo C&F, l'aumento della competitività del campionato attirerebbe nuovi spettatori. Inoltre, una spartizione della “torta” tra 18 club porterebbe più soldi per tutti.