Come Arshavin (con una mossa semplicissima) ha conquistato la Nike
Siamo in Russia, a San Pietroburgo, e il tifo organizzato dello Zenit celebra la storica qualificazione alla finale di Coppa UEFA 2007/08: il club legato a Gazprom vive una parabola ascendente sul fronte sportivo, che ha nella finale della seconda competizione europea il suo apice. La finale tra Rangers e Zenit è l'occasione, per gli scout di tutta Europa, di entrare direttamente in contatto con quella squadra, con lo Zenit di Advocaat. I talent scout provano a scovare prospetti interessanti, tra questi c’è Arshavin che riesce in maniera evidente a catturare lo sguardo di tutti gli osservatori. “Who is that guy?”, “Chi è quel ragazzo?”, domanda un dirigente dell’Arsenal.
All’inizio non si riusciva a capire come un calciatore russo potesse attrarre un club di Premier League. Gli inglesi erano soliti, del resto, pescare nei propri vivai oppure in Scozia determinati profili ma in quel caso, complice anche l’exploit dello Zenit, tutti si precipitano a San Pietroburgo. Arshavin non parla molto: è timido, riservato ma in campo è dannatamente combattivo. Una “scuola russa” quella della Gazprom Arena diversa dalle altre: gli atleti più giovani vengono plasmati diversamente. Locomotiv e Spartak sono più prudenti e attendisti, prima di cedere. Nella capitale i giocatori che hanno qualità vengono tenuti, allo Zenit invece si cerca sempre di incassare e reinvestire. Un altro caso è quello di Kerzakov, che dopo aver collezionato più di venti reti in una sola stagione va in Spagna, in direzione Siviglia, coi nervionenses che sborsano solo cinque milioni per un profilo ancora privo di esperienza fuori dalla Russia.
Arshavin segue la stessa falsariga del suo connazionale: exploit e poi trasferimento, in questo caso in Inghilterra, all’Arsenal (club che si fiondò per primo su di lui tirando poi fuori 20 milioni). Un cambio di vita e di prospettive a cui si collega, in qualche modo, la Nike Football.
Nike Football-Arshavin: amore a prima vista
Il colosso statunitense decise di giocare d’astuzia per sfruttare al meglio il giovane acquisto dell'Arsenal. La Nike era chiamata a lanciare una campagna intitolata “Make The Difference”, con il giovane esterno dei Gunners che mostrò disponibilità completa per girare il promo. Gli statunitensi, oltre a mettere in risalto la tecnica, decisero di esaltare il carattere del giocatore. Vendicativo, caldo, e con una mentalità vincente, tutte doti che emergono pienamente nello spot che vede il calciatore cadere, per poi essere soccorso da un membro dello staff medico.
“Il mondo intero applaudirà e la stampa ti tratterà come un eroe caduto in battaglia….mi suona come un insulto”, afferma intanto la voce narrante mentre Arshavin - con aria beffarda - spinge via il medico. La mossa di Nike è stata quella di “giocare” con il lato umano dei calciatori, non andando soltanto ad esaltarne le riconosciute doti tecniche. Oltre ad Arshavin la Nike scelse anche Franck Ribery, con la sua corsa nel bosco per allenarsi e un "buh" divenuto subito iconico, a spaventare un cerbiatto che ne disturbava l'allenamento.
Tutto partì però da Arshavin: tecnicamente forte e caratterialmente sfacciato. La Nike fu lungimirante e così fu l’Arsenal. La lungimiranza di Nike e dell'Arsenal trovò una sponda perfetta nella disponibilità del giocatore, in grado dunque di contribuire alla campagna di Nike in modo efficace e di cavalcare l'onda di pubblicità dalla vocazione hollywoodiana, capaci di esaltare anche ciò che esula del semplice valore sportivo.