Chiellini: "Ritiro? Ci ho pensato, ma gli Europei mi hanno tenuto in piedi"
Giorgio Chiellini, difensore e capitano della Juve (oltre che della Nazionale) ha rilasciato una lunga intervista a Dazn nel programma Linea Diletta, magazine condotto da Diletta Leotta. Un viaggio nella sua lunga carriera, passando per Euro 2020, i pensieri sul ritiro dal calcio giocato e i rapporti con de Ligt, Bonucci, Ibrahimovic, Allegri e il Ct Mancini.
"Ho vissuto un periodo duro dopo l'infortunio. Sono rientrato dopo sei mesi e poco dopo è scoppiato il Covid e per quasi un anno ho fatto fatica a ritrovare il giusto equilibrio e il pensiero del ritiro si è fatto strada nella mia testa ma sono stati gli Europei a tenermi in piedi e la voglia di esserci a tutti i costi"
SU DYBALA - "Ha tutte le carte in mano. L'addio di Ronaldo può liberare spazio per le sue caratteristiche tecniche e individuali, consentendogli di trascinare questa squadra".
SU DE LIGT- "E' fortissimo, io lo chiamo Thor. L'erede della BBC? Se fosse stato italiano sarebbe stato più facile da tenere così tanti anni, mi auguro che Mino (Raiola, ndr) ci faccia il piacere di lasciarlo ancora un po' di anni a Torino. Lui ha tutto, ma la differenza la fa la testa: ha 22 anni e la mentalità di uno di 30 e si pone l'obiettivo di voler migliorare tutti i giorni".
SU ALLEGRI- "Lui e Conte sono stati gli allenatori più importanti della mia carriera nonostante siano così diversi ma accomunati dall'essere vincenti. Da loro ho imparato a superare gli ostacoli attraverso l'etica del lavoro e ad affrontare le sfide anche con un pizzico di leggerezza. Allegri? L'ho ritrovato molto carico, è una certezza per i prossimi anni della Juve: lui è garanzia di continuità e di cosa vuol dire essere alla Juventus".
EURO 2020 - "Le emozioni sono incredibili e le riviviamo ogni volta che rivediamo le immagini o ci ritroviamo a Coverciano. Le vittorie vanno godute il giusto ma poi si pensa subito al prossimo obiettivo e ora dobbiamo qualificarci per il Mondiale. Le emozioni però restano e ti legano per sempre. Penso agli abbracci con Locatelli durante i rigori, sono momenti indimenticabili che tra vent'anni racconteremo ai nipotini".
MANCINI E VIALLI - "E' stato l'artefice del successo, ci ha sempre trasmesso fiducia e serenità. Tre anni fa lo prendevano per matto quando parlava degli Europei come obiettivo e invece ci ha sempre dato grande serenità. Vialli? Sono caratterialmente diversi ma hanno un legame fortissimo: il loro abbraccio dopo la partita con l'Austria mette ancora i brividi".
I FISCHI DI SAN SIRO A DONNARUMMA - "Non gli hanno fatto piacere. Ognuno di noi fa delle scelte e vanno rispettate come va rispettato il pensiero del tifoso ma penso non sia stata l'occasione giusta per fischiarlo. Il paragone con Buffon? Gigio è speciale, è diverso dagli altri come si vedeva che anche Buffon era diverso dai portieri della sua generazione. Il tempo ci dirà se potrà raggiungere quei livelli però è evidente che non si tratti di un portiere normale, è qualcosa fuori dalla normalità".
SU RONALDO - "Sono onorato di aver vissuto questi anni con lui. E' un alieno, rimarrà nella storia come Maradona e Pelé: ha dato una spinta enorme a tutto il mondo Juve. Che in estate potesse andare via l'avevo percepito: Cristiano sentiva il bisogno di una squadra che giocasse per lui e quando questo accade è sempre decisivo. Lo sta dimostrando anche adesso e lo ha dimostrato in tutta la sua carriera, compresi gli anni in cui è stato con noi. Alla Juve è in atto un programma di ringiovanimento e poteva starci che lui scegliesse una squadra che puntasse al presente e quindi a vittorie immediate. E' andato via il 28 agosto, sarebbe stato meglio se fosse uscito prima perché il suo addio ha creato un piccolo shock e qualcosa in termini di punti lo abbiamo pagato ad inizio anno".
SU IBRA- "Ho avuto la fortuna di averlo come compagno ed era già immarcabile. Poi l'ho affrontato da avversario per tanti anni e l'ho amato, odiato e combattuto perché ce le siamo sempre date di santa ragione".
BONUCCI AL MILAN - "Ci sono rimasto male. Quel Milan era una squadra in difficoltà, non era il Real Madrid ma nemmeno il Milan di adesso. Oggi sarebbe diverso ma all'epoca andare lì significava fare un netto passo indietro. Le scelte rimangono personali e vanno rispettate ma se quell'estate fossimo stati in vacanza insieme gli avrei fatto capire che stava facendo un errore, ma se ne è accorto molto presto".
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