Che partita è stata Milan-Juventus?
Il big match della 16ª giornata ha visto la Juventus trionfare a Milano, alla Scala del Calcio, in quel San Siro che era stato, solo pochi mesi fa, teatro di sconfitta, fisica e psicologica, contro lo stesso avversario. Milan-Juventus è terminata col punteggio di 1-3: una sconfitta che interrompe la striscia di imbattibilità ottenuta dai rossoneri (tra la stagione corrente e quella passata) e permette invece ai bianconeri di Torino di rientrare prepotentemente nella lotta scudetto (davvero c'era chi credeva non potessero parteciparvi per un avvio stentato?). Ma che partita è stata quella di ieri sera? Chi ha deciso e quali sono stati gli aspetti chiave di una partita che, dal punto di vista del ritmo, delle emozioni, dell'intelligenza tattica e dell'alto livello tecnico, vorremmo rivedere ancora? E poi, ancora, con sguardo al futuro, come usciranno le due squadre dalla gara dell'ultima notte?
PRIMO TEMPO
La partita e lo spettacolo non sembrano risentire delle varie assenze causa positività al Covid-19, infortuni o squalifiche. Milan pimpante, Juventus pronta a rispondere colpo su colpo. Quella dei bianconeri è la prima occasione del match, dopo soli 2': discesa importante di Frabotta sull'out mancino e scarico arretrato per Dybala, tutto solo e pronto a calciare, ma Kjaer è fondamentale per senso di posizione e smorza il tiro dell'argentino, grande atteso di serata assieme al compagno di reparto, CR7. Per i primi 15' la partita è equilibrata, con ritmi comunque alti ed una fase di studio tattico che sembra non avere fine, ma poi sale in cattedra la maestria tattica bianconera: Pirlo fa alzare il baricentro dei suoi ed imbriglia letteralmente il Milan nella propria metà campo, eludendo anche i contropiedi e le verticalizzazioni per Leao and Co. Preludio al vantaggio juventino è il palo di Chiesa, pimpante e pronto, dopo una corta respinta della difesa rossonera, a stoppare e calciare in porta, vedendosi negata la gioia personale solo dal palo alla sinistra di Donnarumma. Ma, appunto, è il preludio: al 18' la Juventus va in vantaggio con un'azione che spesso si vede tra le fila bianconere e che porta la firma d'autore della coppia Chiesa-Dybala: dalla fascia destra l'ex Fiorentina punta Theo Hernandez e scarica centralmente per la Joya, che prende posizione e spazio su Romagnoli e col terzo occhio vede la corsa alle spalle dell'esterno italiano, meravigliosamente servito con un tacco illuminante. Diagonale vincente di Chiesa, è 0-1 a San Siro.
Dopo 10' di assedio bianconero, il Milan si riaffaccia dalle parti di Szczesny, prima con la bellissima conclusione mancina a giro di Rafael Leao e poi con lo stesso attaccante portoghese che impegna seriamente il portiere polacco, dopo grande imbeccata di Hauge, sull'errore in fase di impostazione di Aaron Ramsey. La Juventus si fa schiacciare, compie numerosi errori impostando e permette al Milan di prendere fiducia: prima Szczesny è decisivo su un quasi autogol di Ramsey, poi deve imporsi anche su un tiro dalla media distanza di Hakan Calhanoglu, ma anche qui la pressione è tale da potersi aspettare un gol. Eccolo il pari rossonero, in contropiede, dove Leao con scaltrezza e velocità mette in condizione di calciare verso la porta l'accorrente Calabria, che con un tiro precisissimo di interno destro manda il pallone sotto l'incrocio dei pali, dove il portiere della Juve non può mai arrivare. 1-1, palla al centro, San Siro ribolle e la partita è affascinante: a fine primo tempo il risultato può dirsi giusto e gli amanti di tattica possono al tempo stesso affermare come le due squadre si siano comportate perfettamente, in una scacchiera di mosse e contromosse davvero efficace e di livello sopraffino.
SECONDO TEMPO
Anche l'inizio di ripresa promette bene, ma le emozioni sono poche. Tatticamente ancora le due squadre non si scompongono, difficilmente si allungano e, quindi, non si assiste a giocate di contropiede in grado di mettere in difficoltà le rispettive retroguardie. Ciò che aveva portato il Milan a rintanarsi nella propria trequarti durante i primi 20' del primo tempo porta la Juventus a fare altrettanto, col Diavolo che tenta di fare la partita ed alza costantemente il proprio baricentro. Szczesny è decisivo ancora una volta sul mancino radente di Dalot al minuto 48 e, dopo minuti di apnea nella propria metà campo, è proprio la Juventus a segnare e portarsi nuovamente in vantaggio (62'), ancora una volta sull'asse Argentina-Italia: Dybala si abbassa, di parecchio, per prendere palla e far girare la propria squadra, vero e proprio leader tecnico della sfida. Da una sua giocata e dalla sua visione nasce l'assist orizzontale a Chiesa, che col primo controllo che diventa quasi dribbling salta Theo (ancora una volta preso in mezzo) e batte Donnarumma con un pregevole interno sinistro a giro, che si infila nell'angolino basso alla destra del portiere. Juventus avanti, Milan tramortito. Inoltre, la Juve inserisce forze fresche nel tentativo di congelare il match: la corsa, lo sprint e l'interdizione di Weston McKennie e l'esplosività di Kulusevski cambiano il match (fuori gli autori di gol ed assist), con l'americano che ha l'occasione di triplicare su una splendida palla di Cristiano Ronaldo, ma trova il portiere italiano sul primo palo. Il Milan, al contrario di altre volte, non riesce a riorganizzarsi ed al minuto 76' ecco il tris, firmato proprio Wes-Kulu: contropiede dell'ex Parma che punta velocemente e salta Romagnoli, prima di appoggiare a rimorchio per l'accorrente americano. 1-3 e partita ormai in ghiaccio. I cambi milanisti non sono altrettanto qualitativi ed "esperti" come quelli bianconeri ed i vari ingressi di Brahim Diaz, Maldini e Conti non permettono al Milan di rimontare.
La Juventus vince e convince, straordinariamente, per spirito di sacrificio, imposizione tattica e superiorità tecnica: vincono la partita i cambi di Pirlo, al posto giusto, con gli uomini giusti ed al momento giusto. La Vecchia Signora si impone sul Milan, comunque coriaceo, mai arreso e sconfitto sino all'ultimo respiro, orgoglioso e tenace: la squadra di Pioli esce dal campo sconfitta dopo 304 giorni (8 Marzo 2020 ultima volta), ma ha tutte le carte in regola per ristabilirsi come squadra importante e pronta a vincere.
Pirlo batte Pioli, dunque: vittoria di prepotenza ed orgoglio, con cui la Juventus si rilancia e si re-iscrive di diritto alla lotta per vincere il nostro campionato. Gagliarda, arcigna, determinata, tanto nel senso tattico e caratteriale quanto negli uomini: la partita di capitan Bonucci, Danilo, del McKennie subentrato, nonchè di Bentancur in mediana, è stata una prova semplicemente impeccabile, fatta di determinazione e senso di appartenenza. La Juventus necessita di uomini prima ancora che di ottimi calciatori e, nella serata in cui più è mancato un trascinatore come CR7, ha dimostrato tutta la sua mentalità vincente ed il suo carattere, maturo ed esperto. La lettura della partita sta proprio qui: la Juventus è sempre stata viva, purtroppo per lei e per i suoi tifosi è ancora troppo altalenante nel gioco e nell'identità, ma difficilmente si permette di steccare questi match, decisivi ai fini di classifica. Segnali positivi da senatori datati come Dybala e Szczesny e non è forse nemmeno un caso che la vittoria sia stata messa sui binari per Torino da due dei nuovi acquisti estivi, tre se consideriamo l'efficacia di Kulusevski una volta subentrato. Poteva trovarsi a -13 dal primato, invece questa mattina sogna e si sveglia a -7 dal Milan ancora capolista, acquisendo consapevolezza e tornando a sperare.
Dall'altra parte, il Milan si conferma primatista della Serie A, nonostante assenze, sconfitta ed una rimonta mancata al contrario di altre volte. Demeriti rossoneri? Alcune situazioni potevano essere gestite meglio, certo, ma davanti il Diavolo ha trovato una Juventus praticamente perfetta, bilanciata e precisa, quasi a non volerlo far giocare. Tenere testa alla Juventus che da nove anni vince incontrastata è impresa ardua per chiunque, ed il Milan è andato vicino a compierla, potendo uscire dal campo a testa alta ed orgoglioso di quanto fin qui dimostrato. Il grande assente, nonché peggiore in campo, questa volta è stato Theo Hernandez, che in una sola notte si è visto cancellare da Chiesa, Danilo e Dybala tutte le certezze acquisite in quest'ultimo anno e mezzo: mai una sovrapposizione, mai una diagonale difensiva precisa, mai una sgroppata delle sue. Peggiore, ma non che solo lui potesse decidere un risultato diverso: al Milan è mancata incisività nell'ultimo passaggio, nella scelta finale, probabilmente quella voglia di segnare che lo contraddistingue da quando Pioli è in panchina. Ma il Milan c'è: gioco e carattere, umiltà ed orgoglio fino alla fine. A breve ci sarà di nuovo Ibrahimovic e, senza aspettative di vittoria, i rossoneri non possono che trarne vantaggio.
Ci aspettavamo un match dall'alto livello tecnico-tattico. Così è stato. Nessuna delle due squadre ha deluso le aspettative e ci ha regalato emozioni su emozioni: la partita è stata preparata egregiamente dal punto di vista tattico da ambo le parti e, onestamente, vorremmo sempre vedere match così durante il nostro campionato. Onore a voi Diavolo e Vecchia Signora. Ed adesso, che inizi un altro campionato: Milan per ripartire e stabilire nuovi record, Juventus per rincorrere, con ferocia e fame, il decimo scudetto consecutivo.
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