Casini: "La FIGC ascolti la Lega. Stadi? Tempi lunghi. Ecco come aumentare i ricavi"

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Serie A / Enrico Locci/GettyImages
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Lorenzo Casini ha rilasciato una lunga intervista per La Gazzetta dello Sport. All'interno della chiacchierata con La Rosea, il presidente della Lega Serie A ha toccato diversi temi e ha fatto un bilancio del suo primo anno di mandato. Leggiamo cosa ha detto (fonte: CM).

Sull'indice di liquidità:
"La FIGC voleva introdurre criteri più rigorosi per assicurare la sostenibilità finanziaria e su questo siamo d’accordo. Quel che non ha funzionato sono tempistica e modi con cui sono state introdotte misure con effetti retroattivi. La A non ha avuto l’ascolto che meritava, la Lega lo ha rappresentato più volte e alla fine siamo stati costretti a difenderci con un ricorso che è stato parzialmente accolto dal massimo organo di giustizia sportiva, il Collegio di garanzia del Coni a Sezioni unite. La questione poteva finire così, ma la Figc invece di convocare subito un consiglio federale, non ha accettato la pronuncia della giustizia sportiva e della sua Cassazione, il che mi preoccupa molto perché è un grave precedente per l’intero sistema. Ha inspiegabilmente fatto ricorso al Tar contro un dispositivo, senza neanche attendere la decisione e le motivazioni del Collegio; e ha perfino chiesto la sospensione del dispositivo in via cautelare, quando non esiste alcun pericolo per il campionato di A e per le squadre. Io spero solo ci si metta a lavorare insieme il prima possibile per le vere riforme che servono al calcio italiano".

Sulle prossime sfide della Lega:
"Creare una media company e migliorare la struttura. La Lega ha poche decine di dipendenti, la Liga spagnola dieci volte tanto. La Lega, con poco sforzo, potrebbe diventare un vero sostegno per i club nel rapporto con le istituzioni e un supporto tecnico su temi come le infrastrutture e la commercializzazione. Le risorse possono aumentare sia incrementando i ricavi, sia riducendo i costi. Nel primo caso, la commercializzazione dei diritti audiovisivi all’estero va liberata da limiti legislativi che riducono le opportunità. Per esempio, vi è un termine massimo di 3 anni, mentre in altri Paesi si arriva anche a 8-9. È un tema che il Parlamento e il Governo, con la sottosegretaria Vezzali, che ringrazio, hanno ben compreso. Poi gli investimenti sulle nuove tecnologie, come fan token e NFT quale ulteriore fonte di reddito, anche se più volatile e incerto, come ha osservato anche Bill Gates. Ci sono gli introiti dal betting, da cui il calcio non ricava nulla pur essendone l’oggetto. E infine c’è il tema di lungo periodo dei ricavi da investimenti su infrastrutture e stadi".

Sulla riduzione dei costi:
"Si può partire dalle commissioni a mediatori e procuratori, un caso non solo italiano e su cui la Fifa interverrà in autunno con un nuovo regolamento. Poi serve rivedere la normativa fiscale: un tema è la mancata deducibilità dell’Irap, perché i contratti dei calciatori sono per forza a tempo determinato. Tetto salariale? Non può essere risolto da un singolo Paese. Va trattato a livello almeno europeo perché pone seri problemi di competitività. Diverso è un tetto di spesa complessiva di un club, in percentuale come ha già introdotto la Uefa, ma non sul singolo giocatore".

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Serie A / Nicolò Campo/GettyImages

Sui nuovi stadi:
"Il primo problema sono procedure e tempi, con amministrazioni spesso in difficoltà. Un rimedio su cui la sottosegretaria Vezzali sta lavorando, e che condivido, è avere una cabina di regia del governo con tutte le amministrazioni interessate, la FIGC, le Leghe, l’Istituto credito sportivo, per esaminare i dossier e cercare di sciogliere tutti i nodi che rallentano le procedure".

Sulle sempre più frequenti proprietà straniere:
"Vedo bene sia l’investimento da parte di proprietà straniere, sia di fondi. Significa credere nelle capacità di crescita della Serie A. Diverse esperienze e nazionalità possono arricchire la Lega. Le proprietà Usa possono portare più investimenti sul calcio femminile, un movimento che la Figc ha fatto crescere e che, con il passaggio al professionismo, spero possa in futuro entrare nella Lega con una sua divisione".

Sulla crisi del calcio italiano e l’assenza al Mondiale:
"Pesa tanto, anche perché è la seconda volta consecutiva. L’impatto più negativo è sui più giovani, che tra l’ultimo Mondiale con l’Italia in campo e il prossimo avranno visto passare almeno 12 anni. Bisogna investire su vivai, centri di formazione e allenamento, sviluppando regole che prevedano premi e incentivi per chi schiera giovani italiani".

Su arbitri e VAR:
"Il VAR ha migliorato il gioco e andrebbe valutata l’introduzione del Challenge, che potrebbe sgombrare il campo da inutili sospetti. La possibilità per i direttori di gara di parlare nei post-gara? Vedo pro e contro. Maggior trasparenza può innescare anche altre polemiche. La figura dell’arbitro-giudice, che parla poco, ha una sua fondatezza".


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