Casadei sacrificato: male minore o possibile rimpianto futuro?
Cesare Casadei, uno dei maggiori talenti dell'Inter Primavera, è molto vicino a lasciare l'Italia e i nerazzurri destinazione Chelsea, pronto a sborsare tra i 15 e i 20 milioni di euro per il centrocampista classe 2003. L'operazione sarebbe senza dubbio una boccata fresca per le casse nerazzurre, ma al tempo stesso certifica le difficoltà economiche del club costretto a privarsi di uno dei suoi maggiori talenti per esigenze di bilancio.
Non si può ancora dire con certezza se Casadei diventerà un campione nel futuro, ma dopo una stagione da 17 gol tra campionato Primavera e Uefa Youth League giocando da mezzala, con quelle doti fisiche e tecniche, con quella personalità da leader almeno una possibilità in prima squadra il ragazzo la meriterebbe. E invece no: il famoso attivo di 60 milioni da raggiungere sul mercato imposto dalla proprietà mette di fronte i dirigenti a delle scelte molto dolorose da fare, in questo senso se la partenza di Casadei è necessaria per mantenere i big in rosa, a malincuore, questa scelta può essere sensata e condivisibile seppur molto dolorosa e col rischio di avere un futuro rimpianto.
Questa operazione si presta ad alcune considerazioni. La prima, e più banale, è che l'Inter rischia di ripetere lo stesso errore compiuto con Zaniolo, inserito forse superficialmente nell'affare che portò Nainngolan all'Inter dalla Roma. Perdere Casadei, con doti fisiche e tecniche riconosciute da tutti gli addetti ai lavori anche più di quelle riconosciute al primo Zaniolo, potrebbe gonfiare ancora di più di rimpianti e rimorsi la storia nerazzurra (ricordiamo come andarono le cose con Roberto Carlo, Pirlo, Seedorf, Cannavaro ecc.).
Ma oltre a questo semplice considerazione, colpisce ancora una volta la propensione dei club stranieri su giovani di qualità, facendone da subito giocatori importanti per la prima squadra.
L'esempio della Premier e della Liga è evidente, basti pensare a giocatori come Foden, Mount, Rodrygo, Vinicius, Valverde, Pedri, Gavi, Ansu Fati e molti altri che non ancora 20enni sono stati inseriti in prima squadra con continuità diventando giocatori importanti e titolari di squadre che puntano alla vittoria della Champions League e che avrebbero il budget per acquistare qualsiasi giocatore magari anche più pronto.
Perché Casadei non può essere uno dei centrocampisti della rosa dell'Inter?
Siamo sempre a ripetere l'importanza di puntare sui giovani e invece puntualmente le squadre italiane continuano ad acquistare giocatori di esperienza strapagandoli per poi essere costretti dopo poche stagioni a liberarli pagando buonuscite per risolvere i contratti. Il lavoro di Maldini e Massara al Milan in questo senso dovrebbe essere da esempio per gli altri top club italiani: con coraggio i due dirigenti hanno deciso di puntare su tanti giovani sia italiani che stranieri e con pazienza li hanno dato il tempo di maturare e anche di sbagliare giocando con continuità in prima squadra.
Con questo lavoro (sicuramente aiutati da un'opera di scouting importante) la società oggi, dopo aver vinto la scorsa Serie A, si ritrova con giocatori pronti e dal valore importante sul mercato, da Theo a Leao, da Calabria a Tonali, da Kalulu a Brahim, il Milan ha costruito i propri campioni in casa dandogli la possibilità di giocare e crescere. Sarebbe bello che il calcio italiano seguisse questo esempio e si interrogasse sulla scarsa propensione generale a dare spazio ai giovani calciatori come viene dato all'estero. E all'Inter, anche se non dovrebbe essercene bisogno vista l'esperienza e la bravura di Marotta e Ausilio, vogliamo consigliare di cercare e valutare ogni possibile alternativa alla cessione definitiva di Casadei cercando, per una volta, di salvaguardare il talento costruito grazie al grande lavoro del settore giovanile nerazzurro.