Carolina Morace: "Questa la differenza tra noi e le big europee. Serve progetto globale"

Dalla differenza tra Italia e resto d'Europa sul numero di iscritte nel calcio femminile, all'assenza di un progetto globale. Le parole dell'ex calciatrice e ora allenatrice italiana.

Intervista esclusiva a Carolina Morace
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Esclusiva 90min - Schietta, diretta, concisa. Possiamo definire così Carolina Morace, ex calciatrice dei record (con 12 Scudetti vinti e 12 titoli di capocannoniere tra gli anni '80 e '90) e attualmente allenatrice. L'abbiamo raggiunta telefonicamente per parlare dell'attuale situazione del movimento calcistico femminile italiano, dove è stata sottolineata la differenza tra l'Italia e le big europee. Tra i temi trattati anche alcune vicende extracampo. Di seguito l'intervista completa

Secondo lei a che punto è il movimento del calcio femminile vedendo gli ultimi risultati delle squadre di club e nazionali?

"Il problema principale del calcio femminile è il numero delle calciatrici. Mentre in paesi come la Francia, la Spagna, la Germania e l'Inghilterra sono 300mila, noi credo che arriviamo a 35mila. E' chiaro che finché i numeri non sono gli stessi si attinge da un bacino inferiore".

C'è stata una certa apertura da parte delle emittenti televisive, dei siti web e giornali nei confronti di questo movimento rispetto agli anni scorsi. Si aspettava questa crescita così esponenziale anche a livello mediatico?

"In realtà non c'è questa vera esplosione. Se noi lo paragoniamo con quello che succede negli altri Paesi no, ma anche se viene paragonato a quello che succedeva quando giocavo io. Oggi la cosa diversa è la spinta che hanno dato le società professionistiche maschili alle spalle, però dopo questo bisogna fare un progetto per allargare la base e per rendere appetibile i campionati femminili e anche per dare sostegno alle società che investono nel calcio femminile".

Cosa manca per fare il salto di qualità?

"È un gatto che si morde la coda: se tu attingi da 100mila tesserate è chiaro che hai più possibilità di trovare la calciatrice forte, la fuoriclasse ed è quello che fa aumentare l'appeal del calcio femminile: il livello tecnico giocato. Come succede con il Barcellona: quando gioca abbiamo visto che riempie gli spalti, con partite di Champions con tantissimi spettatori. Noi siamo ancora lontani, perché deve esserci un progetto globale".

Gli Europei del 2025 possono essere un’opportunità per l’Italia per provare ad alzare l’asticella?

"Allora... è chiaro che dal punto di vista tecnico ci scontriamo contro dei colossi rispetto al nostro calcio. Quello che dobbiamo fare è sicuramente giocare il nostro calcio e far vedere il massimo. Questo sicuramente è fare il nostro dovere".

Non solo i media tradizionali e online ma anche molte aziende hanno mostrato interesse nel calcio femminile. Ad esempio Amazon è “scesa in campo” con una campagna. Crede che questa scelta da parte di quest’azienda possa poi attirare altri brand?

"Certo! Maggiore visibilità si ha, maggiore opportunità di sponsor hanno le società. Sicuramente è un mercato nuovo e da esplorare".

Molly Manning Walker, nominata ai BAFTA, nel settore dell’advertising è anche co-fondatrice di una squadra di calcio femminile. Lei è anche regista dello spot Amazon con diverse calciatrici. Si aspettava questo connubio tra calcio femminile e cinema/pubblicità?

"Beh... le calciatrici americane sono anni che sono testimonial della Nike, Adidas e quant'altro. Sicuramente sì, me l'aspetto".

Uscendo dal rettangolo verde: l’allenatrice del Chelsea, Emma Hayes, ha dichiarato che relazioni tra calciatrici e staff tecnico possono compromettere la gestione del club. Lei cosa ne pensa a riguardo?

"Due cose che non vanno mischiate: relazioni tra staff tecnico e giocatrici è un conto e va assolutamente negato, altro discorso è sulle giocatrici che fanno quello che vogliono. Se poi con il loro stare insieme impongono determinate cose, è l'allenatrice ovviamente che le deve gestire. Le relazioni in sé sono consentite".

Una giocatrice della Lazio Women, Evdokiya Popadinova, si è spaventata dopo aver subito un tentativo di rapina. Domanda off-topic: non crede che le calciatrici debbano essere protette anche fuori dal campo? Non le crea una certa riflessione quando apprende determinate notizie?

"Le donne vanno difese tutte. Soprattutto per quello che avviene in Italia ci vuole rispetto, e bisogna insegnarlo a tutti".

Un caso delicato è quello del Revenge Porn, purtroppo presente in questo sport. Quali sono le misure che devono adottare i club e cosa si può fare per arginare certe situazioni?

"Innanzitutto la giustizia deve fare il suo corso e mi sembra che ci sia stato un reato, perché il Revenge Porn è un reato. Non c'entra quello che può fare la federazione ma c'entra quello che farà la giustizia. Le società e la federazione possono sensibilizzare gli atleti, ma parlo anche dall'età scolara, al rispetto delle regole di vita e di gioco".

Un caso non strettamente collegato ma che ha fatto riflettere moltissimo è stato il bacio non consensuale tra Rubiales e Jenni Hermoso. Si aspettava questa querelle in merito alla vicenda?

"In Italia non è stata fatta nessuna dichiarazione dagli organi ufficiali. Tutti ovviamente si sono scandalizzati, e sicuramente non mi sono scandalizzata dal rumore che ha fatto quest'atteggiamento".

Perché non si è scandalizzata?

"Perché nel 2023 non ti comporti in quel modo con una donna, molto semplice".

Per concludere: cosa ne pensa della presenza della generazione attuale di calciatrici e del livello degli allenatori in Italia?

"Noi italiani usciamo dalla scuola di Coverciano, che è una delle migliori scuole in Europa e quindi non posso che pensarne bene".