Caressa ospite del Pengwin a Kickoff: "Una Juve da 6--. Dybala? È da Roma"

Pengwin e Fabio Caressa
Pengwin e Fabio Caressa /
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Si chiude col botto l'ultima puntata stagionale di Kickoff, il format di approfondimento sui top 5 campionati europei lanciato dal Pengwin, uno dei volti calcistici più noti per quanto riguarda il web. L'ospite d'onore è stato Fabio Caressa, giornalista si Sky Sport che da anni fa emozionare migliaia di tifosi con le sue telecronache.

All'interno della lunga chiacchierata, i due hanno tirato le somme sulla stagione appena conclusa partendo dalla Bundesliga, un campionato che da ormai 10 anni vede il dominio incontrastato del Bayern Monaco. Pengwin definisce la massima serie tedesca una competizione “sta senza pensieri", decisamente più rilassata rispetto a quella italiana. Caressa si dice d'accordo e espone un tema che negli ultimi anni sta facendo discutere l'intera Germania:

"C’è questa discussione sul “nummer sechs”, cioè sul numero sei. Allora, per loro il numero sei sarebbe originariamente il libero staccato dietro: prima giocavano Matthaus, Sammer quando ha vinto il pallone d’oro, giocavano staccati dietro. Adesso il 6 è un po’ “alla Kimmich”, è quello che gioca davanti alla difesa più che dietro la difesa, però il ruolo è più o meno lo stesso perché poi si integrano i tre anche, se necessario [...]".

Quando parliamo di Bundesliga è impossibile non nominare un attaccante che negli ultimi anni ha segnato valanghe di gol. Adesso però Robert Lewandowski ha deciso di dire addio alla Baviera per provare una nuova esperienza: "Secondo me Lewandowski imputa il fatto di giocare a Monaco con il fatto di non aver mai vinto il pallone d’oro, e quindi ritiene più facile magari andare in squadre considerate più spettacolari per riuscire a fare questo ultimo gradino. Io lo capisco da un certo punto di vista, credo anche che alcuni contratti e alcuni rapporti nel calcio moderno paradossalmente si siano prolungati fino all’eccesso. Lewandowski è l’uomo simbolo, ma non è Del Piero alla Juventus, è uno che ci è arrivato al Bayern Monaco", spiega Caressa.

La chiacchierata segue un flusso naturale e, quasi senza accorgersene, i due interlocutori arrivano a parlare della Liga. Il campionato spagnolo mette su un piatto d'argento l'occasione di parlare del Real Madrid di Carlo Ancelotti: "Quello che ha fatto quest’anno è un CAPOLAVORO! Ricordiamoci che quando Carlo ha telefonato al Real Madrid dicendo “se volete io ci sono” il Real Madrid era in una situazione difficile! Parlavamo del Real e del Barcellona come le due grandi più in crisi in assoluto. Il mercato “questi hai e questi tieni”, alcuni giocatori neanche sono scesi in campo, giocatori inutilizzati, si parlava solo dei “vecchietti” a centrocampo. Ancelotti ha pensato e ha detto “ma chi sono questi tre di centrocampo? Fammi pensare…” sarebbero Modric, Casemiro e Kroos, tre che in tutta la carriera hanno sbagliato due partite, la base ce l’ho. Davanti ho Benzema, metto lui. Ho i ragazzi sui laterali, difesa solida, senza inventarsi niente. Un paio di jolly utilizzati in modi diversi, e un portiere fortissimo. E io so, che Carlo lo conosco bene, ci ho lavorato e lo conosco da anni, che il suo pensiero è “se il portiere para, l’attaccante fa gol, e il centrocampista è forte, già sto un pezzo avanti”.

Protagonista assoluto della stagione del Real Madrid è stato Karim Benzema, considerato da Caressa il candidato più forte per vincere il Pallone d'Oro. Il successo del francese non è però scontato visto che: "Il pallone d’oro lo vince uno di quelli che vince il mondiale, è scritto nelle regole. Non so se i voti li mandano prima, quest’anno i voti li mandano prima. Credo che aspetteranno, se aspettano lo danno a uno di quelli che ha vinto il mondiale. Benzema ha patito molto la storia del filmato con Valbuena nella nazionale francese, una storiaccia di ricatti… Ha pagato un carattere un po’ particolare nella sua carriera, ma un carattere particolare fuori dal campo! In campo non l’ho mai visto sbracciarsi con Cristiano, arrabbiarsi, non mettersi a servizio… è maturato anche come uomo. Stiamo parlando del più tecnico 9 forse del secolo, dal 2000 in poi".

Pengwin e Caressa
Pengwin e Caressa /

Da grandi amanti, nonché esperti, di statistiche, il Pengwin e Caressa si sono soffermati a parlare dell'importanza dei numeri nel calcio moderno e di quanto sia anche cruciale saperli leggere: "Il primo libro di statistica reale che è stato scritto sul calcio l’hanno scritto due economisti inglesi e si chiama “Tutto quello che sapete sul calcio è sbagliato”. Loro calcolano che su una partita di calcio ci sono 14000 eventi, di cui 7000 sono quasi imprevedibili, significa che al momento non abbiamo gli strumenti analitici sufficienti per ridurli a dei numeri. Quindi non siamo in grado di comprenderli non avendo le variabili giuste. Ad esempio, loro avevano stabilito che quando gli inglesi esultavano per un calcio d’angolo è perché avevano un’illusione ottica, perché si arrivava alla conclusione in porta nei cinque campionati ogni 10 calci d’angolo e al gol ogni 10 partite di media. Ora le statistiche sono cambiate, perché gli allenatori che conoscono le statistiche come Mourinho preferiscono giocare con giocatori alti più di 1.85".

A proposito di numeri, c'è poi un giocatore in particolare che - secondo il giornalista - è ormai schiavo dei suoi record: "Cristiano Ronaldo è schiavo dei suoi numeri in questo momento, gioca solo per i record, e non è più il Ronaldo che giocava nel Real Madrid. Detto questo, in una stagione negativa in cui ha lasciato il ritiro, ha litigato con Rangnick… ha fatto 24 gol". Al che Pengwin gli chiede se CR7 abbia paura di affrontare il termine della sua carriera. Caressa è d'accordo: "Secondo me lui non ci pensa. Lui vuole battere tutti i record, vuole arrivare a 1000 gol, è a 815. Vuole battere tutti i record di presenze, in nazionale va per le 180, gioca con una cattiveria incredibile… ma è molto finalizzato a sé stesso. Questo lo ha visto soprattutto nell’ultimo anno di Juventus, perché non avendo la possibilità di vincere la Champions, pensa ai suoi numeri. Io l’ultimo Cristiano Ronaldo che toccava i suoi compagni di squadra e aiutava era nel 3-0 con l’Atletico Madrid, la grande rimonta. Caricava i compagni… Da lì in avanti no".

Lo studio di Kickoff
Lo studio di Kickoff /

La conversazione arriva poi alla Serie A. I due partono prima dalla sfida salvezza: "Io penso che il Genoa, Ballardini lo avrebbe salvato fumando…" - dice Caressa - per poi arrivare alla combattutissima lotta Scudetto: "Qui invece le statistiche ci hanno fregato. Tutte le statistiche, fino a due giornate dalla fine, davano l’Inter vincente. Secondo me proprio il calendario l’ha fregata, perché ha perso punti in quel mese in cui ha giocato tutte le partite ravvicinate, è stato decisivo". Alla fine ha trionfato il Milan: più meriti dei rossoneri o demeriti dei nerazzurri? "Il primo tempo del derby è finito il campionato, perché l’Inter domina. Poi si è spenta la luce, e lì si devono fare delle domande, perché evidentemente è subentrata un po’ di ansia o paura. L’unico errore grosso che ha fatto Simone è stato a Liverpool sull’uno a zero. Sei con l’uomo in meno, è quasi impossibile che tu riesca a passare il turno, quasi impossibile che tu riesca ad andare ai supplementari, ma te la devi giocare. Altrimenti crei la mentalità che ti accontenti. Si è accontentato di vincere a Liverpool, di essere il quinto allenatore che vinceva a Liverpool… La mentalità vincente è quella di provarci fino al 94’ e perdere magari 3-1, sti cazzi. Quella roba lì in spogliatoio influisce, perché togli la voglia di andare al di là dell’ostacolo, che è stato l’atteggiamento dell’Inter nel finale di campionato. È l’unica cosa che imputo di una grande stagione e ad un grande allenatore come Simone Inzaghi".

Non sono poi mancate domande sul calciomercato e in particolare a quella che sarebbe la destinazione ideale per Paulo Dybala: "Non lo dico! Ce l’ho alla grande il nome in testa, ma non lo dico, ma ho una convinzione. Dybala è un giocatore che alla Roma potrebbe fare molto bene, ma significa vendere Zaniolo, o l’uno o l’altro".

Sempre restando in tema Serie A, Caressa si è detto deluso della seconda era della Juventus targata Allegri e come voto gli dà: "Un 6--. Secondo me Max è arrivato a Torino aspettandosi una situazione simile a quella che aveva lasciato, quella che conosceva, e ha trovato una realtà completamente diversa". Tuttavia, qualora i bianconeri dovessero ingaggiare Paul Pogba: "Un centrocampo Pogba-Locatelli con Rabiot in inserimento può essere interessante".

L'intervista termina con una buona dose di ottimismo. Entrambi sono infatti convinti che il livello delle squadre italiane stia crescendo e che questo possa giovare all'intero movimento. Qual è il motivo di tale miglioramento? "Sono arrivate tutte proprietà di prospettiva che lavorano sul medio-lungo. È un campionato che tra tre anni sarà molto diverso rispetto a quello che vediamo adesso. Spero anche che arrivi qualche giocatore importante, non grande di età. Cominciamo a dare un’occhiata ai giovani, e questa è una buona cosa…"


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