Cardinale vede il suo Milan 'al tavolo dei migliori' e critica la Superlega

Cardinale
Cardinale / Thos Robinson/GettyImages
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L'intervento di Gerry Cardinale al panel Sloan Sports Analytics Conference, al MIT, ha permesso al proprietario del Milan - managing partner di RedBird - di entrare in modo approfondito nel merito del recente aumento di interesse, negli USA, per la Serie A come grande opportunità di investimento e di crescita. Questo quanto affermato da Cardinale, riportato da MilanNews:

Sull'ingresso nel Milan: "Credo che l’AC Milan sia uno dei brand più grandi del calcio europeo. Berlusconi è stato il primo oligarca, è stato il George Steinbrenner dei suoi tempi. Una delle cose che mi sorprende è che il Milan è il secondo club per Champions League vinte dopo il Real Madrid, non ne ero a conoscenza. È un asset non sfruttato abbastanza per quello che potrebbe essere il suo valore e livello, come la Serie A. Il campionato italiano ha il diritto di sedersi al tavolo dei migliori, così come il Milan ha un posto a questo tavolo. Il nostro lavoro è portarlo lì. I vantaggi per chi come me e Steve (Pagliuca, ndr) che si sono fatti le ossa in questo campo, è di poter portare la nostra mentalità e i nostri metodi in Europa ed essere molto d’aiuto. E c’è bisogno di farlo, perché qui ti stai muovendo in un qualcosa che un po’ somiglia al wild west, non ci sono regolamentazioni sulle proprietà: chiunque può comprare questi asset. E così vedi un allontanamento dell’Inghilterra dal continente, l'aziendalizzazione in Inghilterra rispetto al continente, gli unici due proprietari istituzionali nel continente credo siano RedBird e il Qatar nel PSG”.

Gerry Cardinale
Cardinale a San Siro / Marco Luzzani/GettyImages

Sull'impatto dei proprietari USA in Italia: “So che possiamo controllare ciò che possiamo controllare, quindi sicuramente gestiremo il tutto con un'enorme disciplina finanziaria. Credo molto nel punto di vista di Billy (Beane, ndr), che non dobbiamo sacrificare le prestazioni per il flusso di cassa. Ci sono prestazioni sul campo e prestazioni fuori dal campo e noi possiamo portare molto alla Serie A. Io e Steve (Pagluca, ndr) siamo sia competitors che partner in Serie A. La Premier League è diversa. C’è anche una dinamica interessante, il continente che si contrappone all’Inghilterra: possiamo trarre vantaggio da questo tipo di situazione. Tra i ricavi da media di Premier League e Serie A c’è un rapporto di 3 a 1, tra La Liga e Serie A il rapporto è 2 a 1. Non ci dovrebbe essere questa disparità, dobbiamo affrontare la questione perché questo è il motivo che porta poi tutti i giocatori e tutti i soldi verso l’Inghilterra”.

Sulla Superlega: “Il fenomeno Super League è stato un fallimento. Ci si deve chiedere comunque perché è successo, ed è lo stesso fenomeno che abbiamo avuto negli Stati Uniti in certi campionati. Nel baseball c’è una tensione tra piccolo e grande mercato, così come in MLS. C’è la stessa cosa in Europa, la tensione è fra Premier League ed il resto del continente. Nello sport non puoi comprare i campionati. Mi piacerebbe ovviamente vincere lo scudetto e la Champions League ogni anno, ma se lo facessimo sarebbe contrario a quello che è il nostro lavoro. Il nostro compito è quello di ottenere un ritorno da questo investimento e se ogni anno vincessero sempre gli stessi non funzionerebbe, giusto? Renderebbe la valutazione del tutto diluitiva. Quello che possiamo controllare è ridurre l’incostanza delle prestazioni. La cosa che trovo fenomenale è che un sacco di persone si avvicinano allo sport e pensano che l’obiettivo sia vincere campionati. Ovviamente tutti vogliamo vincere, ma se la guardi attraverso la lente puramente non emozionale di un investitore l’obiettivo è quello di essere performanti in modo costante. La Super League è una distrazione, dobbiamo concentrarci non solo sull’essere competitivi in Serie A, ma anche su come aiutare la Serie A ad essere competitiva rispetto la Premier League e La Liga. Dobbiamo pensare a come aiutare la Serie A e ottenere il miglior tipo di accordo per la vendita dei diritti televisivi sia nel paese che all’estero per ridurre il gap. E se ci riusciamo allora facciamo del bene a tutto l’ecosistema FIFA, con il continente che riesce ad essere più competitivo nei confronti dell’Inghilterra”.