Cannavaro: "Polemiche Chiellini? Deve pur vendere il libro! Calciopoli? Una cosa mi ha dato fastidio"
L'ex difensore della Juventus e campione del mondo con l'Italia nel 2006, Fabio Cannavaro, ha intrattenuto i followers con una diretta Instagram insieme a Pierluigi Pardo. Tanti i temi d'attualità toccati dalla chiacchierata tra i due ma non sono mancati i riferimenti al passato. Ecco le sue parole riportate da ilbianconero.com.
Calciopoli?
“M'incazzo quando dicono che abbiamo vinto il Mondiale per calciopoli. In Germania smettemmo di parlare di quelle cose da subito, abbiamo vinto perché eravamo fortissimi, con un allenatore incredibile. Forse più forte di noi c’era solo la Francia. Prima di partire il segretario Figc Vladovich mi diede una lettera scrivendomi le parole di Papa Wojtyla, che poi mi sono tatuato: 'Mi raccomando, non abbiate paura di avere coraggio'. È stata la chiave del nostro successo. Se penso agli azzurri di oggi, Mancini sta facendo un lavoro straordinario e i risultati si vedono. Roberto ha dato credibilità, voglia di vincere e di divertirsi”.
Le accuse di Chiellini a Balotelli e Felipe Melo?
“Ognuno dice quello che sente, ma poi c'è sempre qualcuno che deve vendere. È normale che con gli autori del libro si cerchi la frase ad effetto che viene strumentalizzata di più. Bisogna stare nelle situazioni, nessuno può dire chi ha torto o ragione, se Giorgio sentiva di dire quelle cose nessuno può dire niente”.
Quali allenatori ti hanno influenzato?
“Come allenatore mi rivedo in tutti quelli che ho avuto da Capello a Lippi, da Sacchi ad Ancelotti, da Malesani a Scala, ho preso un po’ da ognuno ma spero di avere il mio sistema".
Quali sono stati gli attaccanti più forti che hai affrontato?
“I tre più forti che abbia mai incontrato sono Ronaldo, il brasiliano, Messi e Cristiano Ronaldo, ma faccio fatica a fare queste classifiche perché in vent'anni li ho beccati tutti, ogni partita era un disastro".
Il giro in Vespa con Ibrahimovic a Napoli?
"L'ho portato nei vicoli, a Posillipo, a vedere il golfo e lo stadio. Si è divertito e innamorato della città. Io e lui cazzeggiavamo sempre, lo prendevo per il c... dalla mattina alla sera. Zlatan fa ridere, è molto divertente, si vede che da giovane ha sofferto, è diventato un leader, un giocatore straordinario. Quando venne alla Juventus rispettava tantissimo Capello e aveva bisogno di un allenatore così. All'inizio contro di me non la beccava mai, gli passavo sotto le gambe e gli dicevo che se voleva divertirsi col pallone poteva farlo tirando in porta alla fine della partitella”.
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