Calhanoglu e l'intervista della discordia: quando i calciatori sono troppo diretti
Hakan Calhanoglu è finito nell'occhio del ciclone. Certo, da quando ha cambiato sponda dei Navigli trasferendosi dal Milan all'Inter ci è abituato, ma stavolta a far discutere è stata l'intervista rilasciata per Tivibu Spor dove non ha avuto parole al miele né per i tifosi rossoneri, né per Zlatan Ibrahimovic e nemmeno per Simone Inzaghi.
Proprio le dichiarazioni sul suo allenatore hanno destato più di qualche malumore. Ma andiamo con ordine: secondo il turco la rosa dell'Inter è decisamente più forte di quella del Milan, "In Coppa (Italia ndr), infatti, li abbiamo battuti 3-0". Tuttavia, lo Scudetto non è arrivato a causa di qualche partita persa di troppo, in particolare proprio il derby contro i cugini in cui Inzaghi, con la squadra in vantaggio 1-0, sostituisce lui e Perisic. Una mossa che avrebbe cambiato la gara permettendo ai rossoneri di ribaltare il risultato. Se la rimonta subita in quell'occasione è colpa di quel cambio e se quella sconfitta ha compromesso il cammino dell'Inter in Serie A, allora Inzaghi è - secondo la proprietà transitiva - uno dei responsabili della mancata vittoria dello Tricolore secondo il Calhanoglu-pensiero.
Ora, a quanto pare al centrocampista turco non importa molto di far arrabbiare i suoi vecchi tifosi, quindi non è lecito non aspettarsi un dietrofront. Non si spiegherebbe altrimenti l'esultanza polemica dopo il gol su rigore nel derby. Discorso diverso invece quando parliamo delle dichiarazioni su Simone Inzaghi, tecnico che tra l'altro ha saputo valorizzarne al massimo le qualità. Lì Calha è stato costretto ad addrizzare il tiro e a TMW ha dichiarato che: "Alcune mie parole sono state mal interpretate da alcuni organi di stampa: non ho mai criticato nessun allenatore". Insomma, della serie: so che Inzaghi è molto preparato ma in quel derby lì ha commesso un errore madornale.
Non disponiamo degli strumenti adatti per constatare se le dichiarazioni di Calhanoglu siano state travisate o meno. Tuttavia, questo episodio è l'ennesima dimostrazione di una cosa: quando un calciatore esce dal suo copione fa sempre parlare si sé. Siamo infatti abituati a parole "impacchettate", frasi fatte e altre locuzioni che probabilmente gli esperti di comunicazione suggeriscono ai tesserati del club. Il calcio è davvero un mondo diplomatico.
Un giocatore che prova a esprimere la propria opinione è un evento più unico che raro. Non perché dispongano di un livello speculativo modesto, ma semplicemente perché ormai tutti si uniformano a quel vocabolario pieno di parole di circostanza. Certo, Calhanoglu ha sbagliato perché se non disponi di un tesserino da allenatore non puoi giudicare il suo operato, ma soprattutto non si deve mai criticare l'operato di un professionista che lavora nella tua stessa azienda, altrimenti quest'ultima ne perde in termini di credibilità.
Viva i calciatori che pensano con la propria mente, ma che lo facciano con coscienza.
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