Calcio italiano in crisi economica? Quali sono le ricette per contenere i costi dei club di Serie A?

Il pallone ufficiale della Serie A
Il pallone ufficiale della Serie A / Alessandro Sabattini/Getty Images
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Sempre più club italiani stanno vivendo un momento non proprio eccezionale dal punto di vista economico. Molti top club in Serie A hanno diversi debiti, alcuni anche abbastanza elevati, mentre altri hanno cambiato gestione spesso proprio per motivi economici. Certo, l'impatto della pandemia è stato importante, ma anche prima diversi club non navigavano nell'oro.

Come ridurre i costi nel mondo del calcio italiano (e non solo)?

Per ridurre al minimo questa crisi bisognerebbe innanzitutto monetizzare per tutti, oltre a raggiungere obiettivi stagionali che portano a premi, ma soprattutto cercare di limitare le spese. Di sicuro nel calcio di oggi tenere i conti in ordine non è facile, considerando le lunghe rose delle squadre più i costosissimi stipendi dei calciatori. Occorre dunque agire proprio su questi due aspetti: la lunghezza delle squadre e i costi degli stipendi.

Nel primo caso l'idea sarebbe quella di imporre un massimo di giocatori da tesserare per la prima squadra, 23 giocatori più 9 giovani (Under 22-23?) provenienti dal vivaio, per un massimo di 32 giocatori. L'obiettivo è quello di sfoltire le rose, facendo sì che le squadre si liberino dei giocatori che non utilizzano ma che pesano comunque a bilancio con stipendi importanti. Allo stesso tempo si promuove il settore giovanile, permettendo che i club facciano crescere i propri giovani affianco a dei campioni affinché essi crescano, andando anche ad alzare il livello dei campionati primavera.

I festeggiamenti dell'Atalanta, ultima vincitrice del Campionato Primavera
I festeggiamenti dell'Atalanta, ultima vincitrice del Campionato Primavera / Jonathan Moscrop/Getty Images

Ciò permetterebbe non solo alle squadre di Serie A di sistemare il bilancio limitando gli esborsi, ma permetterebbe anche loro di fare plusvalenze, dato che i giovani, che sono in pratica a costo zero, se crescono nel modo giusto possono essere importanti pedine di mercato. Infine, per incentivare le squadre all'utilizzo dei giovani e allo stesso tempo aiutare a risanare il bilancio, la Lega dovrebbe mettere a disposizione un premio in denaro per la squadra che utilizza più giovani.

Diversa la questione legata agli ingaggi. In questo caso l'idea sarebbe di imporre un tetto massimo di stipendio per singolo calciatore e per il tecnico o inserire una percentuale massima di spesa sugli ingaggi rispetto ai ricavi. Inoltre, ogni squadra deve obbligatoriamente presentare piano di bilancio annuale che termini in pareggio. In caso contrario, alla squadra verranno assegnati punti di penalizzazione in classifica in base alla differenza economica tra ricavi e spese.

Certamente potrebbe essere un piano spregiudicato, ma per far sì che il nostro calcio cresca a livello economico restando allo stesso tempo competitivo senza stravolgere l'attuale struttura occorre un grande sforzo. Sforzo che dovrebbe invogliare i club ad agire in maniera oculata sul mercato gestendo al meglio le risorse a disposizione, ma allo stesso tempo a promuovere quel Made in Italy che si sta un po' perdendo negli ultimi anni, integrando alla prima squadra tanti giovani che costano poco e possono fruttare tanto.


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