Cairo e uno stato che 'affossa il calcio': i punti cardine della critica

Le parole del patron del Toro e la risposta del Ministro Abodi.
Urbano Cairo (R), chairman of Torino FC, shakes hands with...
Urbano Cairo (R), chairman of Torino FC, shakes hands with... / Nicolò Campo/GettyImages
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Nella giornata di mercoledì, con il turno di Coppa Italia in corso, si è svolta un'importante riunione sulle riforme che dovrebbe abbracciare il calcio italiano. Riunione a cui hanno partecipato i vertici dei club di Serie A inseme al presidente della FIGC Gabriele Gravina. Tra i temi caldi, sicuramente quello legato all'abolizione del decreto crescita, decisione su cui si sono sollevate diverse critiche.

All'uscita dall'assemblea ne ha parlato il patron del Toro Urbano Cairo, sollevando accuse importanti sulla questione: "Sembra quasi che ci sia una volontà da parte del Governo di affossare il calcio. Incredibile" - e ancora - "Lo Stato non dà il minimo aiuto perché avete visto cosa è successo con il Decreto Crescita che era un vantaggio anche per il governo. Togliendolo si penalizza il calcio senza avvantaggiare nessuno".

La decisione sul Decreto Crescita costringerà molti club a rivedere le proprie strategie, ma non è l'unico punto critico secondo Cairo. "Poi c’è il tema del betting che vale 16 miliardi di euro e dal quale noi non prendiamo un centesimo. Infine gli stadi: ci sono squadre che li vogliono fare ma non ci riescono". Il tema del betting, diventato recentemente attuale per motivi lontani da un cambiamento nella ripartizione degli incassi, e quello della costruzione di nuovi stadi che riguarda i principali club del nostro paese.

"Il calcio è un'industria importante che impiega e dà lavoro a tanta gente che paga le tasse per 1,3 miliardi, ma che motivo c’è di affossarlo?". Domande sicuramente poste anche nella riunione dalla quale Cairo chiede una strategia per rispondere: "Il calcio non ha avuto un centesimo di aiuto dallo Stato. Avendo avuto dei problemi enormi, tant’è vero che le perdite sono aumentate in maniera esponenziale. Oggi ce la siamo cantata e suonata però poi devi uscire da qui con un piano preciso per ristrutturare il calcio, per riformarlo e deve esserci un aiuto da tutte le componenti".

Un problema che riguarda anche il numero dei club professionistici in Italia, 100, se confrontato a quelli di Francia e Spagna, in cui risulta essere minore. La Serie A è, secondo Cairo, quella che mantiene in vita tutto il sistema, con costi che aumentano e ricavi che diminuiscono per i club. In questo senso le richieste di aiuto allo Stato e la collaborazione di tutte le parti in causa.

Andrea Abodi
Sky Celebrates 20 Years In Italy / Antonio Masiello/GettyImages

Stato che ha risposto prontamente alle critiche giunte ieri con una nota ufficiale di Andrea Abodi, Ministro per lo sport e per i giovani. "Il Governo non è e non sarà mai ostaggio di nessuno. Ci assumiamo la piena responsabilità delle scelte che facciamo. Le posizioni del Governo, così come ribadito dal Presidente del Consiglio nella conferenza stampa di fine anno, anche in ambito sportivo, non potranno essere condizionate dalle lobby, né indirizzate e influenzate da nessuno. Leggo alcune note stampa surreali che esprimono, da una parte, la volontà di affossare il sistema calcio e, dall’altra, di privilegiarlo".