Buon compleanno Baggio: il Divin Codino compie oggi 54 anni

Roberto Baggio, con la maglia del Brescia
Roberto Baggio, con la maglia del Brescia / Etsuo Hara/Getty Images
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Ah da quando Baggio non gioca più..
Direbbe così, oggi stesso, Cesare Cremonini, probabilmente con grande ragione, nostalgia, romanticismo innato e giustificato davanti ad un giocatore del calibro di Roby, forse il più grande italiano di tutti i tempi. Sicuramente quello che ha entusiasmato, fatto innamorare di sé e del calcio italiano migliaia e milioni di ragazzi a cavallo tra gli anni '80 e '90 del XX secolo. Rabone, colpi di genio, classico gol a porta vuota dopo aver dribblato difesa e portiere, punizioni magistrali: il Divin Codino è stato genio e sregolatezza, un continuo odi et amo col campo (per via di infortuni) e coi proprio allenatori, visto il carattere forte, scontroso, a volte ribelle, ma dedito, per fortuna nostra e di chi ne ha potuto godere le imprese, totalmente al calcio.
Riviviamo dunque i momenti salienti della carriera di questo straordinario talento, nel giorno del suo 54° compleanno e nel giorno in cui, per chi l'ha potuto conoscere, se ne rimembrano le giocate, la classe e la straordinaria capacità di coinvolgere l'intero panorama calcistico grazie a queste.

LANEROSSI VICENZA (1982-85)

Baggio in maglia Lanerossi Vicenza
Baggio in maglia Lanerossi Vicenza / Alessandro Sabattini/Getty Images

L'avventura col calcio professionistico di Baggio inizia il 5 Giugno 1983: a causa di infortuni e defezioni, il giovane nativo di Codogno viene aggregato alla prima squadra del Lanerossi Vicenza, da cui era stato acquistato alla precoce età di 13 anni per sole 500.000 lire. Con la maglia dei biancorossi, il ragazzo effettuerà 3 stagioni (1982-85), collezionando 36 gettoni tra campionato di Serie C e Coppa Italia, nonché mettendo a segno 13 reti. Diventerà presto idolo delle folle vicentine, anche perché contribuirà, nella stagione 1984-85, alla risalita del club in Serie B.
Ma non solo gol e spettacolo a Vicenza, perché la carriera di Baggio subisce una prima burrascosa e forzata crisi: il 5 Maggio 1985 conosce il suo primo di tanti infortuni al ginocchio, con interessamento del crociato anteriore e del menisco, per cui cade in una profonda e delicata crisi, durante la quale si converte definitivamente al buddismo.

FIORENTINA (1985-90)

Divin Codino in azione con la maglia della Viola
Divin Codino in azione con la maglia della Viola / Alessandro Sabattini/Getty Images

L'infortunio arriva in modo clamoroso e beffardo: la Fiorentina lo acquista esattamente due giorni prima, potendo comunque avvalersi della possibilità di rescindere il contratto vista la gravità della situazione. Ma il presidente viola fa muro, crede nel talento e nella classe limpida di Roberto Baggio e dimostrerà aver ragione. La prima stagione scivola via con appena cinque apparizioni in Coppa Italia e la partecipazione al Torneo di Viareggio, mentre la stagione 1986-87 vede il suo esordio in Serie A il 21 Settembre 1986: il primo gol, casualmente su punizione, arriva il 10 Maggio 1987, perché nel frattempo la sfortuna ed il fato avevano nuovamente colpito il ragazzo, infortunatosi al menisco del ginocchio destro.
Niente paura: il gol su punizione contro il Napoli (valso la salvezza della Fiorentina) è il preludio ad altre due stagioni di alto livello. Tra il 1987-88 mette a referto 34 presenze e 9 reti, mentre in quella successiva, quando conosce Eriksson, mette a segno la bellezza di 15 gol, formando un tandem incredibile col compagno ed amico Borgonovo.
A Firenze (1985-90), il ragazzo conosce un'esperienza straordinaria, fatta di 94 partite e 40 gol, raggiungendo la finale di Coppa UEFA e divenendo, anche qui, idolo della tifoseria, successivamente scesa in protesta in seguito alla cessione di Baggio ai rivali della Juventus.

JUVENTUS (1990-95)

Baggio celebra il Pallone d'Oro in un Delle Alpi gremito
Baggio celebra il Pallone d'Oro in un Delle Alpi gremito / Alessandro Sabattini/Getty Images

Con la maglia della Vecchia Signora, Baggio si esalta, si diverte e fa divertire: altre cinque stagioni, dove raddoppia però il numero dei gol (115) in 200 presenze. Si tratta delle stagioni della consacrazione, grazie alle quali viene continuamente convocato in Nazionale e grazie alle quali, nel 1993, viene premiato da France Football come miglior giocatore dell'anno, quindi col Pallone d'Oro.
Nella prima stagione (1990-91) Roby è capocannoniere della Coppa delle Coppe (9) e miglior marcatore tra le file juventine in campionato (14), mentre l'anno successivo, con Trapattoni in panchina, torna come nuovo da uno stiramento che l'aveva precedentemente fermato, dispuntando una seconda parte di stagione grazie alla quale viene paragonato a Meazza e Zico.
Ma non è finita: nell'anno in cui verrà premiato col Pallone d'Oro, Baggio porta la Juventus alla vittoria della Coppa UEFA, ai danni del Dortmund, aggiudicandosi il primo trofeo in carriera e la palma di miglior giocatore del torneo. Infine, durante l'ultimo anno del Trap ed il primo di Marcello Lippi sulla panchina bianconera, il Divin Codino perde sempre più appeal nelle gerarchie, finendo in panchina in favore dell'emergente Del Piero oppure venendo relegato al ruolo poco consono di ala d'attacco nel 4-3-3 dell'allenatore poi campione del mondo.
In contrasto con la dirigenza Agnelli, pur dopo aver contribuito alla vittoria del Double (Scudetto e Coppa Italia), Baggio lascerà la Juventus nel 1995.

MILAN (1995-97)

Baggio durante il riscaldamento in maglia rossonera
Baggio durante il riscaldamento in maglia rossonera / Alessandro Sabattini/Getty Images

Tra i malumori del pubblico juventino, Roberto finisce al Milan, dove conosce colui che ne caldeggia l'acquisto: Fabio Capello. E coi colori del Diavolo addosso c'è subito un feeling particolare: Baggio vince il suo Scudetto consecutivo e si impone come miglior assist-man del campionato italiano 1995-96. La seconda stagione in maglia rossonera vede la sua prima marcatura di sempre in Champions League, contro il Goteborg, ma la squadra è in crisi: viene allontanato Tabarez per fare spazio ad Arrigo Sacchi, con cui però il Divin Codino aveva avuto dissapori in maglia Azzurra. Il rapporto col tecnico non si riallaccerà mai definitivamente, col Milan che senza i suoi numeri ed il suo estro finirà il campionato all'11° posto, fuori dalle Coppe ed ormai rassegnato all'idea di non godere più delle prestazioni di Baggio dall'anno successivo.

BOLOGNA (1997-98)

Roberto Baggio esulta dopo uno dei suoi 22 gol in maglia Bologna
Roberto Baggio esulta dopo uno dei suoi 22 gol in maglia Bologna / Getty Images/Getty Images

Quale piazza migliore di Bologna per rilanciarsi e tentare la convocazione per Francia '98? Viene fortemente voluto dal presidente bolognese Gazzoni Frascara, mentre il tecnico Ulivieri non è della stessa opinione: ma Baggio sa che il proprio destino dipende da lui ed ecco, quindi, il record di gol in campionato. Ne segna 22 nell'unica stagione sotto le Due Torri, sulle 30 apparizioni totali, trascinando Bologna ed il Bologna a qualcosa in più di una semplice salvezza: i tifosi rossoblu si schierano dalla sua quando viene messo in discussione dal tecnico, aprendo una petizione per l'esonero di Ulivieri stesso. Nella sua biografia, il calciatore affermerà poi come "Ulivieri fosse invidioso della sua fama, in quanto la stampa attribuiva le vittorie del Bologna al suo talento, mettendo in ombra il lavoro dell'allenatore."

INTER (1998-2000)

Baggio in azione, contro Zizou Zidane
Baggio in azione, contro Zizou Zidane / Claudio Villa/Getty Images

Pur arrivando in una piazza che conta già sulle giocate del Pallone d'Oro Ronaldo e di Zamorano, Baggio riesce a mettersi in mostra nella prima parte di stagione 1998-99: è determinante in campionato e Champions League, dove trascina l'Inter ai quarti di finale, ma poi viene ancora una volta sottomesso dalle proprie ginocchia. La seconda parte dell'anno è difficile, travagliata: si assiste all'esonero di Simoni, nonché all'8° posto finale in campionato, leggermente reso meno amaro dalla semifinale di Coppa Italia, grazie alla quale l'Inter può contendere al Bologna un posto in Europa. Il doppio confronto con l'ex squadra di Baggio, però, è devastante, ed i nerazzurri mancano dunque all'accesso alla Coppa UEFA.
La stagione successiva non è migliore della precedente: di nuovo Lippi, di nuovo panchine su panchine. Sarà lo stesso attaccante nerazzurro a smentire le voci circa suoi infortuni alle ginocchia, affermando come il poco spazio in campo derivasse da scelte tecnico-personali dell'allenatore: il primo gol viene trovato solo a fine Gennaio ed a Maggio 2000, dopo 59 presenze e 17 reti, Baggio si svincolerà dall'Inter.

BRESCIA (2000-04)

Roberto Baggio
Roberto Baggio / Getty Images/Getty Images

Scelta saggia: non tanto per aver lasciato l'Inter, quanto per aver trovato Brescia, città e squadra di cui divenne subito guida e capitano, firmando un contratto che prevedeva, pensate un po', lo svincolo in caso di esonero del padre calcistico, Carlo Mazzone.
Amore a prima vista: segna uno dei suoi gol più belli alla prima stagione in maglia Rondinelle, stoppando clamorosamente un lancio millimetrico di Pirlo, dribblando Van der Sar e depositando in rete davanti ad un Delle Alpi gremito ed al tempo stesso a bocca spalancata. Non è tutto: il Divin Codino trascina la squadra all'8° piazzamento (miglior risultato di sempre in A del Brescia), nonché alla qualificazione alla Coppa Intertoto ed alla finale di questa, l'anno successivo, poi persa col PSG. Baggio è vivo, crede nella possibilità di esser convocato per i Mondiali in Corea, ma la seconda stagione al Brescia lo maledice: distorsione del ginocchio, operazione a Febbraio 2002, rientro in campo a soli 81 giorni dall'infortunio ed 11 gol segnati in appena 12 presenze. Non basta, Trapattoni non lo considera in forma ottimale, e per l'attaccante è notte fonda.
Le due stagioni successive saranno quasi di semplice contorno, segnando il gol numero 300 in carriera e portando ancora il Brescia in Coppa Intertoto: verrà salutato da San Siro e dal calcio italiano tutto il 16 Maggio 2004, tra gli abbracci di Maldini e compagni, di tutto lo stadio e, idealmente, di tutti i suoi grandi appassionati.

Compie oggi 54 anni il fantasista migliore per estro, fantasia, talento, idea e visione. Il numero 10 per eccellenza, colui che impartito lezioni di tecnica e calcio a suon di gol, classe e giocate: non ti dimenticheremo mai Roby! Auguri di buon compleanno, Divin Codino.


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