Buffon: "Il ritorno alla Juve? Lo rifarei, gioco ancora per quella rabbia"

Gianluigi Buffon
Gianluigi Buffon / Maurizio Lagana/GettyImages
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Gianluigi Buffon, portiere del Parma, ha rilasciato una lunga intervista ai microfoni de La Stampa. Il portiere ex Juventus parla a tutto tondo: dalla carriera fino alla sfida col Real Madrid di qualche anno fa per poi passare anche sull'argomento Calciopoli. Ecco quanto affermato.

Su Chiellini: "Giorgio è un uomo e uno sportivo unico e merita il massimo degli auguri e della fortuna. Devo aspettare qualche giorno per sentirlo a modo mio, voglio far decantare le sue emozioni".

Sulla carriera: "Non pensavo di mantenere un tale livello di prestazioni a questa età, ma ho capito che servono degli obiettivi e questi si creano strada facendo. Non sono immortale e so che smetterò, ma potevo farlo 4 anni prima del PSG ed invece sono qua e non voglio deludere la gente di Parma. Le parole 'sempre' e 'mai' nella vita non si possono dire".

Su Real-Juve del 2018: "Quella è la partita di cui vado più orgoglioso. Ancora adesso non ho capito perché mi ha espulso. Non l’ho offeso e temo che qualcuno dei miei compagni gli abbia tirato due cazzotti sulle costole, ma non ero io e mi sono preso il rosso! L’importante è battermi sempre per qualcosa".

Gianluigi Buffon
Gianluigi Buffon / Etsuo Hara/GettyImages

Sul ritorno alla Juve: "I due anni da secondo portiere sono una scelta che rifarei e che mi sono serviti perchè se gioco ancora è grazie alla rabbia sportiva immagazzinata per non essere stato in campo da protagonista: è diventata energia positiva per farmi dire che vincerò un secondo mondiale con l’Italia".

Sulla gioia più grande: "Il primo scudetto bianconero con Conte perchè aveva dato senso alla scelta di rimanere anche in Serie B nel 2006".

Su Calciopoli: "Ero reduce dalla vittoria di Berlino e decidere di rimanere a Torino era una scelta pesante, Calciopoli l’ho vissuta male. La Juve ha pagato più di tutti, ma c’erano anche altre società e dirigenti… Volevo dare un segnale forte e dire grazie alla gente e alla Juve. C’era la motivazione per dare qualcosa indietro: avevo tanto e dovevo restituire".


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