Bruno Fernandes: "Da trequartista ho faticato nel calcio italiano. Noi e il Milan siamo simili"
Bruno Fernandes si racconta a La Gazzetta dello Sport. E lo fa da stella affermata del Manchester United, che alle 18:55 di oggi si appresta a sfidare il Milan di Stefano Pioli nell'andata degli ottavi di Europa League. Un giocatore devastante che sotto la guida di Solskjaer ha trovato la decisiva consacrazione: 23 gol stagionali finora e tante partite decisive ancora da giocare.
Nell'intervista si parla della sua esperienza in Italia, dell'arrivo prima a Novara e l'approdo successivo a Udine, ma soprattutto del suo ruolo in campo. "Ero giovanissimo e dovevo completare la crescita fisica, passavo da un paese all’altro" afferma il giocatore portoghese. "In Italia non mi sono affermato completamente perché la figura del trequartista nel vostro calcio non ha vita facile. La storia di Dybala mi pare illuminante. Tutti si aspettano qualcosa di speciale da lui, ma si è sempre severi nei suoi confronti. Udine è stata, anche per gli anni trascorsi in Friuli, la tappa più importante, ma il cambio di allenatori non mi aiutò. Peccato, perché avevo trovato un vero maestro, Francesco Guidolin".
Prosegue poi parlando dell'allenatore veneto: "Se avessi trascorso più tempo con lui, forse sarebbe andata diversamente. In ogni caso, posso solo ringraziare l’Italia per quello che mi ha dato. Sono stato bene, ho vissuto un’esperienza di crescita, mi sono misurato con un paese dove il calcio è di altissimo livello". Grandi parole di riconoscenza dunque per il calcio nostrano.
Riguardo le differenze tra la Premier League e la Serie A dice questo: "In Premier c’è molta intensità. Il ritmo è elevato. Le piccole hanno qualità e ti fanno soffrire. In Italia la tattica è da università dello sport".
Sulla sfida di stasera con i rossoneri: "Sotto certi aspetti, noi e il Milan siamo uguali. Due club dal passato prestigioso, dieci Champions nella sala trofei, che hanno attraversato una fase di transizione, ma stanno tornando in alto. A inizio campionato, nessuno pensava che il Milan potesse lottare per lo scudetto. Siamo a marzo ed è secondo, gioca bene, ha giovani interessanti e possiede il valore aggiunto della forza di Ibrahimovic".
Chiude poi con alcune riflessioni sul passaggio del Porto ai quarti di finale di Champions League contro la Juventus e su Ronaldo, suo compagno di Nazionale: "Non sono sorpreso. Il Porto ha una mentalità vincente, pratica un calcio aggressivo e mi aspettavo che potesse creare problemi alla Juventus. Ronaldo? Cristiano è uno dei grandi della storia del calcio. La sua mentalità ispira chi pratica questo sport. Ha vinto tantissimo, ma nessuno può vincere da solo. Capisco che la sua presenza nella Juve avesse creato attese enormi per la Champions, ma quando una squadra perde, perde una rosa intera, non un singolo giocatore".
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