Bonolis sull'Inter: "Manca uno come Recoba. Eriksen? Sembra ti faccia un favore..."

Paolo Bonolis
Paolo Bonolis / Stefania D'Alessandro/Getty Images
facebooktwitterreddit

A parlare dell'attuale momento dell'Inter ci ha pensato uno dei suoi tifosi più illustri. Il presentatore Paolo Bonolis che, a Radio Nerazzurra, ha raccontato come è nata la sua passione per la Beneamata, senza lesinare una frecciata a Christian Eriksen, ormai sempre più "lontano" dalla permanenza a San Siro.

Paolo Bonolis
Paolo Bonolis / Claudio Villa/Getty Images

Tu sei nato a Roma ma sei interista, come nasce la tua passione?
"Mio padre è nato a Pero, poi si è trasferito a Roma durante la guerra - le sue parole riportate da Fcinternews.it -. Mi ha cresciuto con la sua passione, vedevamo insieme le partite e adesso che non c'è più continuo a seguirla perché questa passione mi è entrata nel sangue e un po' perché è come averlo ancora accanto".

Ricordi la prima partita che hai visto dal vivo?
"Sì, fu un Roma-Inter a Napoli, perché il campo della Roma era squalificato. Finì 3-3, mi andò di lusso (ride, ndr)".

Esteban Cambiasso
Esteban Cambiasso / Marco Luzzani/Getty Images

Qual è stato il primo idolo?
"Credo fosse Karl-Heinze Rummenigge. Andai anche allo stadio a San Siro partendo da Roma quando giocava, mi aveva colpito per lo strapotere fisico. Però se c'è stato un giocatore che più degli altri mi ha colpito per la sua efficacia a livello calcistico è Esteban Cambiasso, essenziale allora e lo sarebbe anche oggi per qualsiasi compagine".

Ma tu ti riconosci in Rummenigge quando giochi? 
"Beh, giochiamo a calcetto con gente della mia età. Ci sono giocatori bravi, spesso viene a trovarci anche Di Livio. Io ho sempre giocato alla Cambiasso, davanti alla difesa, registrare il gioco, rubare palloni e inserirmi".

La tua passione per l'Inter è rimasta sempre intatta o è cambiata nel tempo?
"Col passare degli anni le cose cambiano ai tuoi occhi, un po' per consuetudine, un po' per altre priorità nella tua vita. Ci sono stati periodi in cui l'Inter era tra uno dei primi tre punti della mia vita, altri un cui era quinto o sesto. Succede quando nascono i figli, quando il lavoro è importante. Ma è stato sempre un accompagnamento vitaminizzante, nel senso che l'attesa della partita, la liberazione di quell'ora e mezza, ti aiuta a ripulirti da altri pensieri. Un po' come quando giochi tu e la mente si fissa su una condizione mettendo da parte altri pensieri".

In questo momento in che posizione è l'Inter nella tua classifica personale?
"Beh, la mia classifica personale la vede indietro rispetto al Milan e la cosa mi spiace particolarmente (ride, ndr)".

L'infortunio di Ronaldo
L'infortunio di Ronaldo / Claudio Villa/Getty Images

Qual è stata la delusione più cocente da tifoso? E la gioia?
"La rottura del ginocchio di Ronaldo a Roma durante Lazio-Inter dopo il suo rientro per lo stesso infortunio. La gioia più bella, per quanto vissuta altrove e in modo insolito, è stato il Triplete. Ma ci sono state anche altre piccole occasioni non terminate con un trionfo ma che hanno avuto impatti forti e inaspettati. Penso al derby che perdevamo 2-0 all'intervallo e abbiamo vinto 4-2, ero allo stadio con mio figlio Davide. Oppure la rimonta sulla Sampdoria con gol allo scadere di Recoba. Ricordo un gol spettacolare di Rummenigge annullato in Coppa Uefa, con Graziano Bini che urlava in faccia all'arbitro 'un gol così non si può annullare!'. La delusione più grande fu un periodo dell'Inter, all'epoca ricevetti la telefonata di Massimo Moratti in cui mi chiedeva perché non andassi più allo stadio. Gli risposi: 'Presidente, con tutto il bene che le voglio lei sta costruendo una squadra, ma non c'è spettacolo. Se lottassimo per vincere verrei, se lottassimo per non retrocedere verrei, ma siamo in una situazione tra color che son sospesi'. Era diventato tutto un po' noiosetto. A me sta bene che ci sia una stagione difficile in cui lotti per non retrocedere, ma se non succede niente è una rottura di scatole pazzesca...".

Christian Eriksen
Christian Eriksen / DeFodi Images/Getty Images

L'Inter attuale ti inviterebbe ad andare a vederla se fosse possibile?
"Sì, vedo qualcosa di compresso in questa squadra, c'è volontà di intenti che non riesce a diventare concreta. C'è un motivo a parte le assenze che falsano un po' tutto. Manca all'Inter attuale un giocatore in grado di far saltare gli schemi, andando oltre la pressione fisica e la volontà. In rosa avremmo due calciatori in grado di farlo, Eriksen e Sensi. Eriksen quando gioca, con tutto il rispetto, sembra che ti stia facendo una cortesia. Sensi, beh, non so che ha questo figliolo, è un mistero. Se ci fai caso le squadre che ottengono buoni risultati hanno in quel piccolo giocatore dal baricentro basso e dai piedi buoni qualcuno che fa saltare gli schemi, penso a Calhanoglu, Gomez, Mkhytarian... Noi non lo abbiamo, andiamo avanti di schemi, eccellenti, forza fisica, eccellente, volontà, eccellente. ma manca sempre l'illuminazione che ti faccia arrivare ai tre punti".

Alvaro Recoba
Alvaro Recoba / Etsuo Hara/Getty Images

Se potessi tornare indietro nel tempo chi prenderesti dal passato e metteresti in campo ora?
"Nonostante la sua stravagante gestione della voglia direi Alvaro Recoba. Lo vedevi nei primi 5 minuti se era in giornata o no".

Cos'è per te l'Inter e cosa vuol dire per te essere interista nella vita di tutti i giorni?
"Credo sia una splendida occasione per ristorare l'anima, divertirsi anche soffrendo nell'ansia del risultato. Essere interisti significa aver fatto una scelta partigiana in ambito sportivo, godendosi il percorso dell'operato altrui perché altro non possiamo fare. Dobbiamo augurarci che quelli per cui nutriamo questo affetto abbiano la stessa volontà. Credo sia divertente essere interisti come lo è essere torinisti, milanisti, laziali. Un po' meno essere juventini ma va bene lo stesso".


Segui 90min su FacebookInstagram e Telegram per restare aggiornato sulle ultime news dal mondo dell' Inter e della Serie A.