Boateng e il razzismo: "Nessuno dei miei colleghi bianchi mi ha aiutato"
Al Monza, in Serie B, Kevin-Prince Boateng ha probabilmente trovato la sua dimensione dopo tanto girovagare tra Sassuolo, Barcellona, Fiorentina e Besiktas, solo per citare i suoi ultimi trasferimenti. E in un'intervista al Corriere della Sera l'attaccante ha raccontato il suo "sì" alla squadra di Silvio Berlusconi e Adriano Galliani.
"A Galliani e Berlusconi era difficile dire di no. Mi avevano aiutato a diventare uomo, avevo l’obbligo morale di ripagare la loro fiducia". Sul problema razzismo e quei buu di 8 anni fa che lo fecero uscire dal campo nell'amichevole contro la Pro Patria: "Quei fatti mi provocarono una ferita dolorosa. Avevo fatto tanti sacrifici per giocare in una delle squadre più forti del mondo. Pensavo di essermi messo alle spalle le giornate buie vissute da bambino. Basta, non potevo più accettare comportamenti del genere. Razzismo? Il clima forse è anche peggiorato. Guardiamo a cosa succede nel mondo, all’uccisione di George Floyd - le sue parole riportate da Calciomercato.com -. Ammazzano la gente davanti alle telecamere, anche per futili motivi. Certo, è nato il movimento ‘Black lives matter’ ma troppo poco è stato realizzato per contrastare il fenomeno".
"Tra i calciatori nessun bianco mi ha mai detto di volermi sostenere in questa battaglia. Qualcuno si astiene per paura, altri perché ritengono sia più vantaggioso non esporsi in una vicenda che non li riguarda. Comandano i bianchi: se alzassero la voce loro, saremmo più ascoltati". Poi l'obiettivo si sposta sul suo ex Milan ora primo in classifica e su Zlatan Ibrahimovic. "Sono felicissimo, era ora che tornasse l’entusiasmo fra i tifosi. Da troppo si parlava dell’altra squadra di Milano. Ibrahimovic? Non mi stupisce, da lui ho imparato la voglia di vincere anche in allenamento. Non è mai contento, quando a Milanello sbagliava un passaggio, come a rimproverare se stesso urlava ‘Zlataaaann’. Si immagini cosa gridava agli altri"
Sul Monza e sull'arrivo di Balotelli: "La mia carriera è costellata di decisioni scioccanti. Fino a un anno e mezzo fa ero al Barcellona e ora sono in B. Potevo andare in America, ma preferisco essere felice. C’è più pressione qui che in molte squadre di A. Balotelli? Per me è come un fratello. Ha bisogno ancora di un po’ di tempo ma ha grandi motivazioni. Lo aspettiamo per farci vedere che grande giocatore è. Berlusconi? Mi ha chiamato e mi ha detto ‘figlio mio, torna a casa’. Non c’era bisogno di molte altre parole ". La chiosa di Boateng è sui giovani: "In pochi amano il calcio. Ormai è solo business: disputi una buona stagione e guadagni 5 milioni. È diventato triste, quando io ho iniziato mica pensavo ai soldi. Capisco che possa essere destabilizzante: da bambino non avevo nulla nel frigo e a 18 anni giocavo davanti a 60 mila persone. A un certo punto avevo perso l’amore per il calcio, l’ho ritrovato con De Zerbi al Sassuolo".
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