Bergomi insiste: "L'Inter non deve vincere per forza. Quando perde critiche pesanti, per le altre c'è meno clamore"
Beppe Bergomi torna sulle polemiche derivate dalle sue dichiarazioni al Club di Caressa che hanno suscitato l'ilarità dei tifosi sui social ma anche dei compagni di viaggio dello zio, in particolare Piccinini e Alex Del Piero. A distanza di qualche giorno, Bergomi conferma la sua tesi ("L'Inter non è costretta a vincere") e rilancia.
Ecco le sue parole alla Gazzetta dello Sport: "Io credo che questo sia un campionato molto equilibrato - evidenzia lo Zio - e alla fine vincerà chi sarà capace di avere 'pazienza' ed equilibrio. Vede, il cammino è lungo, la stagione è particolare e inciampare di tanto in tanto ci sta. Bisogna essere bravi a non esaltarsi troppo quando si vince né deprimersi dopo una sconfitta. Capisco che l’Inter dopo il secondo posto dello scorso anno può migliorare solo vincendo, ma nel calcio nulla è scontato. Quando perde l’Inter la critica è pesante, se succede alle altre fa meno clamore e non è giusto".
Ma davvero pensa che la rosa dell’Inter non sia da scudetto?
"No, ma quando analizziamo e giudichiamo, bisogna farlo nella maniera giusta ed equilibrata. Non vedo la rosa dell’Inter migliore delle altre. Poi chiaro che deve fare di tutto per provare a vincere e sono sicuro che resterà in lotta per il titolo fino alla fine. Però non posso essere d’accordo con chi ritiene l’Inter la favorita e credo pure che alla lunga questa pressione – dei media e dei tifosi – rischia di creare aspettative troppo elevate e anche di generare ulteriore pressione sulla squadra".
Dunque, chi è la sua favorita per il titolo?
"Vedo sempre la Juve davanti a tutte, per qualità e profondità della rosa. Poi Inter, Milan e Napoli possono giocarsi le loro carte, ma tra loro si equivalgono. E pure Atalanta e Roma non sono certo lontane. Il problema dell’Inter per me in questo momento è il punto di partenza della critica: l’uscita dalla Champions ha portato a pensare che siccome ha fatto investimenti e ha un allenatore vincente, ora deve vincere per forza. Ma non è così".
A proposito di allenatore, lei ha sempre difeso Conte.
"Certo, non si può mettere in discussione il lavoro di Antonio perché la crescita della squadra è sotto gli occhi di tutti. E sono convinto che sia proprio Conte il valore aggiunto dell’Inter. Lo dice la storia della società: si è sempre vinto quando alla guida tecnica c’era un uomo forte, un leader. E Conte è esattamente l’uomo che serviva all’Inter per tornare in alto".
Però quando manca Lukaku l’involuzione di squadra è palese, non trova?
"Ogni squadra ha il proprio punto di riferimento. A proposito, chi è stato a fare di tutto per portare Romelu a Milano? Già per questa intuizione si dovrebbe sempre dire grazie a Conte. Lukaku è dominante, fa la differenza e ti trasforma la squadra. Ecco, questo è un altro punto fondamentale nella corsa scudetto: vincerà chi saprà sopperire meglio alle assenze dei big. Il Milan senza Ibra ha dimostrato di avere lo stesso un’identità precisa e vincente. La Juve senza Ronaldo ha perso punti con Crotone e Benevento, il Napoli senza Mertens e Osimhen produce tanto ma concretizza poco. E così anche l’Inter senza Lukaku va in difficoltà. Ci sarà equilibrio fino alla fine, vedremo chi sbaglierà di meno".
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