Bayern-PSG, colossi diversi per DNA: differenze e punti in comune tra le due corazzate
Stasera, per la prima volta nella storia ad agosto, andrà in scena la finale di Champions League. Un atto finale unico nella storia anche perchè vede il Bayern Monaco affrontare il Paris Saint Germain, novizia per quanto riguarda le finali della competizione più importante d'Europa. Due squadre, quella tedesca e quella francese, che sono accomunate da un unico comune denominatore. Entrambe, infatti, arrivano alla partita più importante dell'anno dopo aver messo in cassaforte campionato e coppa nazionale (nel caso dei parigini addirittura due, Coupe de la Ligue e Coppa di Francia). Successi nazionali frutto di veri e propri domini a lungo termine. Con la vittoria di quest'anno, il Bayern Monaco si è portato a casa l'ottavo Meisterschale consecutivo, mentre sette sono i campionati vinti dal PSG negli ultimi 8 anni (a interrompere la monotonia la parentesi del Monaco del 2017).
Dominio tra le proprie mura nazionale che, in realtà, costituisce l'unico punto in comune tra i due club, divisi da mentalità e strategie completamente differenti. Partiamo dal mero fatto che quella dei parigini è una società molto recente come nascita e non solo. Il PSG, infatti, ha appena 50 anni, essendo stato fondato solo nel 1970. Da qui anche la poca tradizione alla vittoria della squadra francese, diventata vincente solo dai primi anni 2010, quando a rilevarla è stato un facoltoso sceicco. Ben diversa, invece, la storia del Bayern Monaco, società nata all'inizio del XX secolo e che vanta un palmares invidiabile. Nel corso degli anni, infatti, i bavaresi si sono imposti come la più gloriosa squadra tedesca, nonchè una delle migliori d'Europa per via delle 5 Champions League, di cui tre tra il 1973 e il 1976 (quando il PSG aveva pochi anni di vita).
Quella di stasera, tuttavia, non sarà solo una sfida tra la tradizione, il blasone del Bayern Monaco e la novità rappresentata dal PSG. Sarà una battaglia tra due modi opposti di fare calcio. Non ci riferiamo al bel gioco dei bavaresi contro il pragmatismo francese o, almeno, non solo a quello. Ci riferiamo ai metodi utilizzati dalle due società per costruire le squadre. Da una parte il PSG che, fin dall'arrivo dello sceicco, ha dato vita a un progetto sfarzoso che prevedesse l'arrivo in rosa dei migliori calciatori al mondo per provare a saltare diversi step. Dal 2011 a oggi, hanno vestito la casacca parigina giocatori del calibro di Zlatan Ibrahimovic, Thiago Motta, Cavani, Lavezzi fino ad arrivare agli attuali Neymar, Mbappè, Thiago Silva, Icardi, Verratti e Di Maria. Spese folli, dunque, come dimostra il record di 222 milioni per l'acquisto del brasiliano ex Barcellona, per calciatori stranieri contrastate dalle cessioni dei giocatori francesi (Matuidi l'ultimo esempio) e dei calciatori del proprio vivaio, tra cui Coman, stasera avversario con la maglia del Bayern e Kouassi passato a zero sempre ai rivali di questa notte.
Dall'altra, invece, la ben più affascinante strategia dei bavaresi. Un metodo che prevede primariamente la promozione in Prima squadra dei giovani fatti in casa (stasera in campo Alaba e Muller) e, poi, l'acquisto dei migliori calciatori delle avversarie in campo nazionale. Giocatori che, fatta eccezione per Lewandowski e Pavard, sono tutti tedeschi. L'idea è, infatti, avere sempre uno zoccolo duro di calciatori del proprio Paese che sanno come si gioca in Germania, ma, soprattutto, sanno che cosa vuol dire giocare nel Bayern Monaco. Così, infatti, si spiegano gli acquisti di Neuer, Goretzka e Nubel (il sostituto di Neuer) dallo Schalke 04, di Gnabry dal Werder Brema, di Sule dall'Hoffenheim o di Kimmich dal Lipsia. Giocatori, va fatto notare, presi quasi tutti per pochi spiccioli (Neuer unica mosca bianca con 30 milioni di esborso) se non a zero. I soldi, infatti, vengono spesi per affiancare ai prospetti di casa e ai tedeschi alcuni tra i migliori calciatori esteri, Coutinho l'ultimo esempio in questo senso.
Insomma, due squadre completamente diverse, distanti in tutto. Divise, principalmente, da due ideologie opposte che, però, quest'anno, si sono rivelate entrambe vincenti visto che stasera le vedremo battagliare per il trofeo più importante, la Champions League, e per la possibilità di scrivere la storia di questo sport. Comunque vada, infatti, sarà Triplete.
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