Bayer Leverkusen-Roma raccontata attraverso il postpartita di Mourinho
La Roma ha resistito. Ha pareggiato a Leverkusen e ha vinto un pass per la Finale. Ha parcheggiato il pullman, come ormai si legge dappertutto, davanti alla porta di Rui Patricio. Non ha subito gol per la quinta gara su otto negli scontri a eliminazione diretta di Europa League di questa stagione. Ha vinto un altro doppio confronto e giocherà un'altra Finale Europea.
Dopo Tirana sarà Budapest ad accogliere i giallorossi per l'ultimo atto dell'Europa League. Davanti ci sarà il Siviglia di Mendilibar, o di Monchi, come preferiscono i tifosi capitolini; gli andalusi dell'ex Lamela e degli ex Serie A Papu Gomez e Suso. È l'inversione di tendenza di Mourinho, lo step che è sempre mancato nell'ultimo decennio ai giallorossi.
Ieri, al fischio finale, è stato inquadrato un allenatore visibilmente emozionato, lo stesso a cui erano uscite le lacrime più di un anno fa. Il tecnico che ha messo tutte le sue energie nel progetto Roma, infondendone ancora di più ai suoi giocatori. Portandoli al limite, in molti casi oltre il limite.
Le lacrime contro il Leicester all'Olimpico e quelle contro il Leverkusen alla BayArena. La competizione è diversa, il momento è lo stesso. Se la Roma è in Finale, molto del merito, che lui trasferisce sempre ai giocatori, risiede nella capacità di creare ogni volta un blocco unico. Una squadra compatta, in casa anche con ambiente e tifo, per l'obiettivo finale. A Roma sono le frasi "speriamo che Dybala si inventi qualcosa" ad aggiungersi a quella che circolano più o meno dall'estate del 2021:"speriamo che Mourinho si inventi qualcosa".
La fede incrollabile dei tifosi giallorossi nel proprio allenatore, sapientemente propiziata dallo stesso con gesti simbolici, parole, espressioni del proprio disappunto (colorite e non), silenzi e battute, è più che mai salda. Le speranze riservate in lui vengono istantaneamente riversate sulla squadra che, come mai si è visto a Roma negli ultimi anni, è unita soprattutto nelle difficoltà e si muove insieme verso un trofeo ogni anno più importante.
Passi del postpartita di Mourinho
Sono le difficoltà e la sofferenza a fare da traino per esaltare le gesta giallorosse. "È il messaggio che vogliamo tutti mandare ai romani. Nelle difficoltà troviamo il meglio di noi stessi. È un momento di grande festa a Roma ma non possiamo dimenticare la tristezza e le difficoltà dell'Emilia Romagna. Non possiamo dimenticare questo".
Il messaggio per i romani e un pensiero per le difficoltà che stanno attraversando gli abitanti dell'Emilia Romagna. Mourinho vive la partita in modo intenso, in alcuni periodi della gara maschera le emozioni, in altri si lascia andare. Nei lunghi postpartita appare invece quasi sempre spontaneo e spesso lucido e non parla mai in modo casuale.
Dopo la gioia della notte tedesca le attenzioni si sono riversate sul campionato, almeno apparentemente. La Roma ha ancora degli obiettivi nella massima competizione della Serie A, ma la sensazione è che la cosa più importante in questo momento sia far sentire fiducia incondizionata e calore alla squadra. Aspetto che, in vista della sfida dell'Olimpico con la Salernitana in programma lunedì prossimo, ha sottolineato a Sky, alla Rai e ai microfoni di Roma TV.
"Se posso chiedere qualcosa in più ai romanisti, questi ragazzi meritano qualcosa di speciale lunedì quando partiamo da Trigoria per andare alla partita" (a Sky).
"Spero che lunedì Roma possa dare qualcosa di speciale a questi ragazzi. Mi aspetto un Olimpico molto bello" (alla Rai).
"Per lunedì voglio vedere la gente che segue il viaggio da Trigoria allo stadio. È questo che i ragazzi meritano e che chiedo ai romanisti. Da Trigoria all'Olimpico quello che loro meritano" (a Roma TV).
Una richiesta che sa già i suoi tifosi non deluderanno perché se è vero che "loro sono innamorati della Roma" (la squadra) lo è anche che "Questa è la mia squadra". Forse occorre risalire agli anni nerazzurri, o ancora agli anni del Porto per rivivere un legame così con giocatori e pubblico. O forse la connessione odierna supera anche quelli.
Sicuramente, nella seconda parte di carriera, la Roma è l'esperienza che ha tradotto maggiormente sul campo le idee di José Mourinho, ma non solo. In ogni nottte europea dei giallorossi abbiamo visto giocatori trasformarsi, trovare energie raschiando nel fondo delle proprie fibre muscolari, andare oltre il dolore, correre e contrastarlo.
Di difficoltà la Roma ne ha avute parecchie anche ieri sera. Dall'annuncio della formazione ufficiale, agli acciacchi che ai romanisti più pessimisti hanno ricordato la Semifinale di Manchester. La sensazione era che Mourinho volesse preservare El Shaarawy, Dybala e Smalling. Se nei primi due casi c'è riuscito, l'utilizzo dell'inglese si è rivelato invece necessario.
"Se non abbiamo Smalling in panchina magari non vinciamo la partita. Abbiamo perso Spinazzola e poi Celik, se non avessimo avuto Smalling in quel momento sarebbe stato molto difficile. Anche i piccoli dettagli hanno fatto la differenza con chi ha lavorato con Smalling. Potrei dire anche di Bove che giocava in un campo di platica e ora gioca anche come quinto di destra. I ragazzi danno tutto".
La Roma continua a perdere i pezzi (Spinazzola e Celik sono usciti per infortunio e Mancini era in difficoltà). Cristante fa il centrale, Bove il quinto a destra. Dybala ed El Shaarawy si godono la strenua resistenza dei loro compagni dalla panchina (rigorosamente in piedi). Con un esito diverso sarebbero entrati, ma la grandezza dell'impresa della Roma va evidenziata anche attraverso le assenze.
Mourinho lo evidenzia a tutti i canali e non fa mancare anche altri due aspetti. I complimenti e il rispetto per l'allievo, amico e avversario Xabi Alonso. "È molto difficile per me giocare contro i miei amici. Non mi piace festeggiargli in faccia e questo ragazzo sta facendo un lavoro straordinario. È uno dei miei e faccio fatica. Ho festeggiato dentro".
E quelli per l'arbitro, figura che bacchetta e con cui si complimenta a fasi alterne. "Mesi fa quando si sono infortunati Smalling, Gini, Paulo... Sono noi abbiamo pensato "è ancora possibile". Sono convinto che anche il più romanista dei romanisti hanno pensato così. I ragazzi trovano sempre organizzazione tattica ed empatia. La partita di oggi è stata epica, contro un grande stadio, un grande avversario e un grande arbitro. Senza di lui sarebbe stata una partita caotica".
Spronare l'ambiente, tenere vivo l'entusiasmo, far crescere i calciatori, giovani ed esperti. Guardando al clima, vivendo la città di Roma, si ha la sensazione che Mourinho, dal suo annuncio ad oggi, abbia preso in mano la bussola delle emozioni giallorosse facendone impazzire l'ago senza soluzione di continuità.