Barzagli: "Allegri allenatore da grande squadra, ecco perché ho detto no alla Juve. A Paratici chiesi Mbappé"
Sono tanti gli argomenti affrontati da Andrea Barzagli, ex difensore della Juventus che in questa stagione debutterà su Dazn, nella lunga intervista concessa a Tuttosport.
DE LIGT- "Abbiamo caratteristiche simili, ma lui potenzialmente è più forte di me. Altrimenti alla sua età non avrebbe fatto già così tante cose. Le critiche di Van Basten? Alcune volte si entra troppo a gamba tesa sui giovani, ma quale giocatore potrebbe arrivare al top a 21/22 anni? La lettura delle situazioni migliora con l'esperienza, stagione dopo stagione".
CR7 - "Si sta dicendo di tutti e di più su di lui, per esempio che gioca solo per i suoi record. Ma al di là dei 40 gol a stagione, è sempre presente nelle partite decisive. Non vuol dire che debba vincere da solo, dietro di lui bisogna costruire una squadra".
CHIESA - "Per il giocatore che avevo visto alla Fiorentina non mi sarei mai aspettato un impatto del genere con la Juve e con l'Italia. Federico ha dimostrato cattiveria e la volontà di diventare un giocatore decisivo, con le sue fiammate ci riesce sempre. Non è uno al quale si possono dare cento palloni a partita, ma da un momento all'altro è in grado di decidere la partita. Micidiale".
DAZN E ALLEGRI - "Ho scelto l'esperienza in tv per tornare a riassaporare il mondo del calcio anche se da fuori, dopo un anno sabbatico trascorso in famiglia. In questi mesi mi sono riposato e appassionato al padel, tanto che adesso aprirò un impianto a Perugia assieme a Marco Materazzi. Nell’ultimo anno ho avuto anche più tempo per seguire la mia azienda vinicola e per farmi un bicchiere in più. Se c'è stata la possibilità di entrare nello staff di Allegri? Per accettare un ruolo così deve scattare subito un qualcosa che nel mio caso non c'è stata. Ma sono contento di vedere Padoin, è un ragazzo molto preparato. Max è sempre lo stesso: convinto e bello carico. Conosce l'ambiente e sa come si vince, la Juve e l'Inter sono le favorite per lo scudetto. È un allenatore atipico perché nei momenti di massima tensione riesce sempre a trovare una battuta per sdrammatizzare. È la sua forza. Come ripeteva lui: fare l’allenatore è un’arte e bisogna essere pure un po’... paraculi. A me diceva che giocavamo a tre, ma in pratica mi ha fatto fare il terzino destro negli ultimi anni. Mandzukic, nella stagione di Cardiff e del 4-2-3-1, si era talmente convinto a giocare a sinistra che quando non c’era Higuain tornava mal volentieri in mezzo. Allegri ci aveva convinti tutti in un modo o nell’altro. E da noi otteneva il massimo, il che è anche più importante degli aspetti tattici. Ogni tecnico ha a che fare con 25 teste diverse e tutte vogliono giocare, ma poi in campo si va in undici. Per questo ci sono gli allenatori da grandi squadre, come Allegri, e quelli non da big".
SARRI - "Perché dovrei essere scottato per l'esperienza con lui? Ho sentito tante cose sul mio addio, ma non c'è stato nessun litigio con Sarri. Lo conosco benissimo, è una persona con cui è piacevole parlare di pallone. A lui piace insegnare calcio e ha una sua idea. Alla Juventus non ha avuto la fortuna di poterla mettere in pratica, però alla fine ha comunque vinto. Alla Lazio ha giocatori con caratteristiche che gli possono andare dietro: sono convinto che farà bene. Sarà un bel campionato: è tornato Mourinho, all’Inter c’è Inzaghi, al Napoli Spalletti".
PIRLO - "La mia idea è quella di non avere fretta e di fare un passo alla volta. Ma se mi fossi trovato nella situazione di Andrea, avrei accettato la Juventus come ha fatto lui. È un’occasione che nessuno avrebbe rifiutato. Detto questo, la stagione di Pirlo non è stata così negativa, altrimenti due trofei non li vinci. E non dimentichiamoci di tutte le problematiche legate al Covid. Purtroppo in Italia siamo ipercritici, si tende a stroncare subito. Adesso Andrea è sereno, sa di aver fatto una full immersion formativa ed è pronto a ripartire".
L'EUROPEO - "Un grande orgoglio. Con Chiellini e Bonucci ho una chat che si chiama BBC, ma dopo la finale ho preferito complimentarmi singolarmente con Giorgio e Leo. Sono contento che abbiano vinto perché, dopo le due finali di Champions perse e quella di Euro 2012, meritavano un’affermazione europea. E fidatevi di me: quando sei più avanti con l’età, certi trofei te li godi anche di più".
CHIELLINI - "Giorgio è tra i pochi centrali che conservano l’arte del marcare, un po’ sparita perché il calcio è cambiato. E in quello è il numero uno: lui si esalta nel contatto fisico. Miglior difensore al mondo? Sono più di uno, poi dipende dai momenti e dalle vittorie delle rispettive squadre. I più forti sono quelli che accettano l’uno contro uno con l’attaccante. Tra i top metto Giorgio e Leo, Van Dijk, Sergio Ramos, Piqué e lo stesso Thiago Silva, che non a caso lo scorso anno ha vinto la Champions con il Chelsea".
MBAPPÉ - "Ricordo come fosse ieri la sensazione che provai a Montecarlo contro il 18enne Mbappé: andava ai tremila all’ora. A fine partita andai da Paratici e gli dissi: 'Cosa aspettiamo a prenderlo...'. Il direttore mi fece capire che lo volevano già tutti ed era praticamente impossibile avvicinare Mbappé"