Andriy Shevchenko, l'usignolo di Kiev
Venuto dall’Ucraina per prendersi ogni cosa, portando da essa il gelo e la freddezza, la tattica e il genio. Il cognome impronunciabile, eppure tutti lo sanno pronunciare, Andriy Mykolayovyc Shevchenko. Al secondo posto nella classifica dei migliori marcatori della storia del Milan, uno dei migliori che la Seria A abbia mai avuto il piacere di accogliere. Con la maglia numero 7, Sheva firma San Siro con 176 goal totali nella sua carriera al Milan, rendendo il suo nome quello di un campione.
Nato in un villaggio ucraino a 100 chilometri da Kiev, a 3 anni si trasferisce nella capitale. Nel 1986, a soli dieci anni, attira l’attenzione di uno degli osservatori della Dinamo Kiev, che lo porta nelle giovanili. Lì viene allevato nel vivaio della squadra fino al novembre 1994, a diciott’anni, quando debutta sia nella prima squadra che nella Nazionale ucraina. Guidò per due anni di seguito la Dinamo Kiev alla vittoria del campionato. Nelle due stagioni tra il 1997 e il 1999 gioca in coppia con Rebrov, sporgendosi sul panorama internazionale e ammirandone la vista. Il mondo contraccambia lo sguardo ammirato, osservando il reticolo di giocate che l'ucraino disegna, e la tripletta al Camp Nou contro il Barcellona. Nel 1999 il Milan gli porge le chiavi di Milano, e Sheva inizia ad aprire tutte le porte. Arrivato come erede di Van Basten, inizia ad appropriarsi del campo e del gioco. Nella stagione 2002-2003 Shevchenko vincerà col Milan di Berlusconi una Champions, portando il gelo delle steppe ucraine fino a sotto la porta dell'Old Trafford segnando il rigore decisivo che spiazza Buffon ed espugna Manchester. L'anno successivo il Milan vince prima una Supercoppa Uefa, poi lo Scudetto, e infine Shevchenko si corona del titolo di capocannoniere di serie A. Anche l'anno successivo la squadra di Milano si impone, vincendo una Supercoppa italiana, sorretta non da uno, non da due, ma da tre goal dell'ucraino, che mette a segno una tripletta in finale contro la Lazio. Nel dicembre 2004 Sheva vince il pallone d'oro, persuadendo il mondo, che il realtà era già abbastanza convinto delle sue doti.
Il giocatore rimarrà al Milan per tutto l'inizio del millennio, fino al 2006, quando interromperà dopo sette anni la storia d'amore con la squadra rossonera, senza troppe spiegazioni, ribadendo però l'affetto per i tifosi e per la società e specificando che la sua partenza prescinde da qualunque questione finanziaria o da ipotetici rapporti incrinati. Alla fine di maggio si trasferisce al Chelsea. In Inghilterra, l'ex rossonero resta in possesso del suo rinomato talento, ma i riflettori si spostano e non lo inquadrano più come prima, lasciandolo nell'ombra di due stagioni spente e opache. Dopo il susseguirsi di numerose voci che tengono vive le speranze dei tifosi, nel 2009 Schevchenko ritorna in prestito al Milan. La stagione non è delle migliori, e al suo termine non viene riscattato. Nel 2009 torna alla Dinamo Kiev, la sua prima squadra, fino al 2012 , anno in cui deciderà di dare l'addio al calcio e di sottrarsi ad esso, privandolo di una delle sue figure più autorevoli, siginifictive e straripanti di telento. Un giocatore che ha stregato tifosi, compagni e avversari e il cui nome ancora rieccheggia tra gli spalti di milano.
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