Andrés Iniesta, professore d'illusionismo

Andrés Iniesta
Andrés Iniesta / 90min
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Il calcio in persona. Idee, senso della posizione, passaggi illuminanti e ricami per i compagni. Don Andrés Iniesta, il più forte centrocampista moderno al mondo e certamente tra i numeri 8 più significativi, fonte d'ispirazione e modello per i tanti giovani aspiranti calciatori. Ruolo? Illusionista.

Gli inizi di carriera lo vedono protagonista con la stessa maglia che, negli anni, lo consacrerà nell'Olimpo dei centrocampisti e dei calciatori più forti di sempre; la maglia di Barcellona, la maglia blaugrana. All'età di 12 anni, infatti, viene prelevato dalla società della Masia, estasiata e positivamente colpita dalle giocate del piccolo Andrés durante il Torneo Infantil de Brunete, in cui lo spagnolo gioca per la società Albacete. Agile, sapiente col pallone tra i piedi ed abile nell'uno contro uno: il Barcellona lo strappa e lo acquista, la famiglia, in lacrime, lascia partire il figlio, che diventerà ben più di qualcuno. A 15 anni è capitano del Barcellona Under 15, con cui trionfa nella Nike Premier Cup del 1999, segnando il gol della vittoria in finale e venendo premiato come miglior giocatore del torneo. E' apoteosi. Promozione nella Squadra B della società blaugrana, dopo soli quattro anni di Cantera: col Barcellona B, in tre anni (2000-03), colleziona 49 presenze e mette a segno 5 reti, guadagnandosi, a partire dal 2002, le prime convocazioni in prima squadra, allora allenata da Louis Van Gaal.

Etsuo Hara/Getty Images

Dal 2002 al 2018. Dall'esordio con la maglia del Barça in Champions League, contro il Club Brugges, all'ultima partita, quella d'addio, ormai tre anni fa, contro il Siviglia. 22 stagioni di Barcellona, tra giovanili e prima squadra. Dal 2002 al 2018, dicevamo: un continuo emozionarsi di fronte all'Illusionista, il più forte centrocampista del XXI secolo. Giocatore leggero, abile negli spazi stretti, grande capacità di eludere le marcature avversarie e nascondere il pallone. Continuando? Controllo palla, proprietà di palleggio e fraseggio fuori dal comune, come la precisione nel passaggio corto o al tiro. Infine? Tecnicamente abile, celebre per la sua finta croqueta, ispirazione per molti, che consiste nello spostare la palla da un piede all'altro in un modo talmente tanto veloce da non lasciare all'avversario tempo minimo di reazione. Gli anni a Barcellona consacrano Iniesta, sempre con la stessa maglia, la numero 8, di cui diventa padrone.

Chris Brunskill/Getty Images

Gli anni d'oro del centrocampista spagnolo, dovessimo scegliere, sono certamente i dieci che vanno dal 2008 al 2018. Nelle annate precedenti Iniesta, con Van Gaal e Rijkaard, diventa sempre più centrale nel progetto Barça, tanto da rifiutare più volte le faraoniche offerte dei rivali del Real Madrid e diventando centrocampista titolare. Nel 2008-09, appunto, il Barcellona conquista il primo Triplete, di cui Iniesta è protagonista, trovando un gol che ben pochi altri avrebbero potuto fare, quando tutto sembrava ormai finito: era il Barcellona di Guardiola, quello del Tiki-Taka sfrenato, asfissiante e quasi stancante (per gli avversari) e quella sera, allo Stamford Bridge, sembrava tutto dover finire per il peggio. Con l'1-0 in favore del Chelsea, infatti, il Barcellona avrebbe salutato la Champions League, ma Don Andrés non aveva ancora detto la sua: il pallone, respinto dalla difesa Blues, trova il piede destro di Iniesta che, senza pensarci più di mezzo secondo, calcia, di controbalzo, trovando l'incrocio dei pali, all'ultimo respiro di un match contornato anche da gravi errori arbitrali. E' 1-1. Barcellona avanti e poi, magicamente, vincitore di quell'edizione, a Roma, contro il Manchester United di Rooney, che definirà Iniesta come "il più forte centrocampista del mondo".

Altra finale, altra vittoria. Stagione 2010-11, ancora una volta contro il Manchester United. Questa volta "in trasferta" a Wembley, ancora con un dolce epilogo per il Barcellona e per Iniesta, che trionfa per la terza volta in Champions League. E non è finita: decide con un dolce pallonetto anche la finale di Supercoppa contro il Real Madrid, nell'agosto dello stesso anno, portando la squadra catalana al decimo trionfo. Nella stagione successiva, 2011-12, conquista il suo secondo Mondiale per Club, aiutando la sua squadra a battere il Santos di Neymar per 5-0. Ma le emozioni di Don Andrés non sono vissute esclusivamente in maglia Barcellona. In tutto questo tripudio di trofei, di cui andremo a narrare il totale esorbitante, c'è spazio anche per la Nazionale spagnola, con cui Iniesta vince tutto.

Jamie McDonald/Getty Images

L'esordio con la maglia delle Furie Rosse avviene nel 2006, quando il C.T. Aragonés lo convoca prima per un amichevole e poi per il Mondiale in Germania, conclusosi per gli spagnoli agli ottavi di finale. Ci sarà tempo per il riscatto, ci sarà tempo per gioire, dopo il dramma. Sportivo? No, tutt'altro. Il periodo del primo Triplete, di cui abbiamo raccontato, nel 2009, coincise con un forte periodo di depressione per l'Illusionista, a causa della morte dell'amico fraterno Dani Jarque, scomparso per un'asistolia a soli 26 anni. “Non ero al meglio e poi morì Dani. Quando l’ho saputo è stato come essere colpito da un pugno fortissimo che mi ha mandato al tappeto, mi sono sentito sprofondare. Ci sono state molte cose che mi hanno fatto cadere in un vicolo cieco. So che è una cosa difficile da capire quando si ha tutto, ma sono stato malissimo”. Racconta così di sé Iniesta, in un'intervista rilasciata anni dopo. Quel Mondiale, quella celebre esultanza, quel suo storico gol riscattarono il periodo buio sia calcistico sia extra-campo. Mondiale 2010, Sudafrica. Il primo titolo mondiale per la nazionale spagnola, grazie al bellissimo gol, al volo, di Iniesta, nei supplementari della sfida contro l'Olanda di Robben, Snejider, Van Persie, che dominò quell'edizione ma che dovette arrendersi di fronte all'ira, il palleggio, l'intensità e la pazienza della Spagna. Il centrocampista entra nella storia. Meriterebbe il premio a cui qualsiasi calciatore ambisce, quel tanto agognato e meritato Pallone d'Oro che, però, viene conferito a Leo Messi, scusandosi France Football con il centrocampista blaugrana.

Due anni prima, invece, facendo un piccolo passo indietro, dopo aver narrato questa vicenda extra-calcistica che Andrés superò semplicemente decidendo, giocando ed essendo esemplare come sempre, il nativo di Fuentealbilla partecipò all'Europeo 2008, giocatosi in Austria-Svizzera. Iniesta si fece notare per essere l'unico giocatore della Nazionale ad avere disputato tutte le sei partite dell'edizione, vinta dalla sua Nazionale. Tutto qui? Premesso che questi due trionfi potrebbero essere "sufficienti" per ulteriormente consacrare l'Iniesta uomo e l'Iniesta campione, non è finita. Il centrocampista è decisivo e vince ancora. Quattro anni dopo il primo Europeo e due anni dopo il primo storico trionfo spagnolo ai Mondiali, la Spagna vince e convince anche nel campionato Europeo 2012, tenutosi in Polonia-Ucraina. Dominando, abbattendo qualsiasi team a lei contrapposto, anche la nostra Italia, annichilita con un secco 4-0 in finale. Nominato per tre partite su sei migliore in campo e, a fine edizione, nominato dalla UEFA miglior giocatore del torneo. Uno dei pochi calciatori ad aver vinto tre competizioni internazionali consecutive, stabilendo un nuovo record ed un nuovo Triplete, questa volta con la Nazionale.

David Ramos/Getty Images

Tornando al Barcellona: dopo 491 partite giocate e 40 gol segnati, tra squadra B e prima squadra, il 27 aprile 2018 Andrés Iniesta dichiara la propria intenzione di lasciare Barcellona ed il Barcellona. 22 anni di storia, amore, trofei e trionfi. Nove campionati spagnoli (La Liga), sei Coppe del Rey, sette Supercoppe spagnole, quattro Champions League, tre Supercoppe UEFA e tre Mondiali per Club. Numeri da capogiro. Numeri da Illusionista. Giocatore di cui difficilmente rivedremo l'estro, la tecnica, l'abilità; capace di far innamorare diverse generazioni di appassionati calcistici, umanamente sopra a chiunque. Carriera monstre, costellata da gol, assist, trofei, ma anche da momenti critici in cui l'uomo non ha mai mollato, uscendo, anzi, sempre a testa alta e vincente. Esemplare per attaccamento, dedizione, costanza e passione.

L'uomo della storia spagnola è arrivato oggi, ufficialmente, al suo ultimo atto da calciatore e ha annunciato il ritiro (già anticipato nelle scorse settimane). Gracias, Illusionista!

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