Ancelotti critica Cardinale per l'esonero di Maldini e parla del suo futuro
All'interno della lunga intervista concessa a Il Giornale, Carlo Ancelotti parla dei principali temi dell'attualità calcistica, come il calendario troppo fitto, il razzismo e le novità introdotte dal VAR. Tuttavia, da vecchio allenatore del Milan, il tecnico del Real Madrid non ha potuto non commentare la notizia dell'esonero di Paolo Maldini e non ha risparmiato forti critiche nei confronti di Gerry Cardinale. Leggiamo le sue dichiarazioni.
Sul VAR - "Ha tolto il potere esclusivo all’arbitro, prendendo decisioni non in linea con lo spirito e la realtà effettiva del gioco. Il fallo di mano, ad esempio. Non c’è oggettività ma decisioni personali. Il var è male utilizzato, anzi è troppo utilizzato. Cosa cambiare? Innanzitutto la formazione dell’International Board, con l’inserimento di ex calciatori e allenatori che conoscono bene e meglio il gioco. Sul fuorigioco, ad esempio, un ginocchio, un piede non può invalidare l’azione"
Sui calendari troppo fitti: "I miei, tra Liga, coppe e mondiale, concludono la stagione con 73 partite. Dal trenta dicembre al dodici marzo abbiamo giocato senza sosta, tranne una settimana, spostandoci tra Marocco e Arabia. Non è possibile continuare così. L’Uefa lancia la nuova Champions con più squadre, la Fifa vara il mondiale con più nazioni, le leghe promuovono la finale della Supercoppa nazionale a quattro squadre. O si mettono d’accordo tra loro o la salute dei calciatori non ha più alcuna importanza".
Sul razzismo: "Non posso accettare che lo stadio sia diventato l’ambiente più ostile di tutto e di tutti, non posso accettare questo clima di odio, per la pelle, per la religione, per l’etnia di un calciatore o di un allenatore. Nei quattro anni vissuti in Inghilterra non ho ricordi di insulti alla persona, fischi sì, cori anche, mai però un attacco personale, l’odio va combattuto, sarà un processo lungo".
Sull'esonero di Paolo Maldini: "Io a Madrid ho imparato che la storia di un club va rispettata sempre, qui Di Stefano, Amancio, Gento, Puskas sono ancora valori esclusivi verso i quali si nutre riverenza. Per conservare la storia ai massimi livelli, va tutelata la memoria del passato, quello che è successo con Maldini dimostra una mancanza di cultura storica, di rispetto della tradizione milanista. Se è vero che con la storia non si vince è anche vero che la storia insegna a vincere".
Sul calcio che è sempre più un business: "I club di football che pensano di fare business al di sopra dello spirito sportivo sono destinati a fallire. Il mecenatismo non ha più il significato di prima ma l’affarismo è negativo"
Differenze tra Italia e il resto del mondo: "Girare il mondo mi ha insegnato a vivere. L’Italia è il posto migliore ma Madrid è la città ideale, Londra e Parigi sono fantastiche ma troppo impegnative, Monaco ha la sua faccia bella, il Canada è natura e libertà di circolare senza rompiscatole. Mi piace vivere e non sopravvivere".
Sulla possibilità di diventare il ct del Brasile: "Sto bene a Madrid, ho un rapporto splendido con Florentino Perez, la vita qui è magica. Non smetto e poi è veramente difficile trovare qualcosa di migliore del Real".