Altro che fuga di talenti: l'Italia non esporta calciatori all'estero
Nessuna fuga di talenti. L'Italia non esporta calciatori all'estero, o almeno lo fa in misura ridotta rispetto alle altre nazioni del mondo. Secondo uno studio del CIES, tra le 88 federazioni osservate e le 135 competizioni prese in considerazione, l'Italia occupa il 26° posto per giocatori che militano fuori dal proprio paese d'origine.
Domina la classifica il Brasile con 1219 espatriati, seguita da Francia (978) e Argentina (815). A seguire in quarta e quinta posizione Inghilterra e Germania, e poi Colombia, Spagna, Croazia, Serbia e Olanda tra i primi dieci. Gli inglesi figurano in questa posizione per i molti calciatori militanti in paesi molto vicini come Scozia, Galles e Irlanda; il quinto posto dei tedeschi è invece legato al ritorno in Turchia di calciatori di origini turche nati e cresciuti in Germania.
I maggiori aumenti rispetto all'ultimo studio del 2017 sono stati registrati per la Francia (+208), l'Olanda (+137) e la Colombia (+124). Questo in termini assoluti, mentre considerando le percentuali delle nazioni con almeno 100 espatriati, vanno segnalati gli incrementi del Venezuela (+86%), dell'Olanda (+60%) e dell'Austria (+51%).
Dando uno sguardo totale allo studio, rispetto al 2017 il numero di giocatori espatriati delle 88 federazioni e delle 135 leghe prese in considerazione è aumentato di quasi 2000 unità raggiungendo il picco di 13.929 calciatori.
La situazione dell'Italia
L'Italia esporta poco ed è invece tra i principali paesi ad accogliere calciatori da Francia (74), Spagna (35), Brasile (50) e Argentina (56). Un dato che fa riflettere sull'appeal del campionato italiano e sul livello dei nostri connazionali.
Un 26° posto che pone l'Italia alle spalle di tante altre realtà europee. Rispetto al 2017 c'è stato un incremento del 15%, con il numero totale di espatriati salito di 20 unità nel 2022. Gli italiani accolti in queste 88 federazioni (e 135 leghe) staziona a 152. Un terzo di questi ha trovato posto a Malta (15), in Romania (12), Bulgaria (12) e Turchia (11).
I motivi dietro ai numeri
Dati da cui ripartire per riprogrammare il futuro del calcio italiano. In Italia i giovani giocano poco, all'estero vanno in pochi, specialmente se consideriamo le più importanti federazioni europee. La gavetta per i talenti più grezzi è spesso troppo lunga e a risentirne non è soltanto il livello del campionato, ma anche l'appeal del mercato estero verso i nostri calciatori.
Il percorso per migliorare queste statistiche non è né semplice né breve, ma forse in tempi recenti gli exploit di svariati giovani calciatori italiani può segnare una svolta nella fiducia verso una prassi che all'estero è ben consolidata. In questo necessario processo di cambiamento va senza dubbio iscritta la percezione che si ha dei giovani talenti. Servono investimenti, fiducia e pazienza da parte di tutti per creare un ambiente consono e favorevole alla crescita dei ragazzi formati in casa.
Serve modificare la percezione del tempo necessario alla formazione di un talento e l'accettazione del fatto che un giovane possa sbagliare anche una, due o tre stagioni quando è appena maggiorenne, ma comunque poter giocare a livelli ambiziosi.
Segui 90min su Twitch.