Allegri e il futuro: "A giugno voglio tornare, ma non so ancora niente. Juve? Pirlo sta facendo bene"

Massimiliano Allegri
Massimiliano Allegri / LUCAS BARIOULET/Getty Images
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 "Futuro? Roma o Napoli? Non so ancora niente. Quando alleno vedo poche partite, mi annoio. Mi sono rimesso a guardarle per immedesimarmi negli allenatori. L'ultima partita che ho visto dal vivo è stata Tottenham-Bayern 1-6. Ho fatto un po' di riflessioni guardando alcune partite. In questo momento qui il calcio italiano deve rimboccarsi le maniche". È la risposta che Massimiliano Allegri offre negli studi di SkySport durante l'ospitata a 'Sky Calcio Club'. Tanti i temi affrontati dal tecnico toscano:

SULLE ITALIANE FUORI DALL'EUROPA - "Quanto accaduto in Europa deve farci riflettere, serve equilibrio. Servirebbe mettere al centro il giocatore e lavorarci. La tattica serve, ma ce la mettiamo in Europa quando affrontiamo i giocatori che la passano a 100 km/h. Bisogna farci delle domande, tornando a lavorare nei settori giovanili di tecnica/tattica individuale. I giocatori sono diventati uno strumento per dimostrare che gli allenatori sono bravi. Porto e Borussia non so se hanno giocatori migliori di Juventus e Inter. Nel 2021 bisogna tornare all'ABC del calcio: saper passare la palla, la costruzione da dietro quando si può fare. Mi dispiace che la Juventus sia uscita, è stata sfortunata. Nelle due partite avrebbe anche meritato di passare".

SUL KO DELLA JUVENTUS - "Mi dispiace che la Juventus abbia perso, ma bisogna dare merito al Benevento. Il Benevento ha fatto una partita importante e veniva da un match contro la Fiorentina dove non erano nella condizione ideale. Pippo è stato molto bravo a preparare la partita".

SULL'ADDIO ALLA JUVENTUS - "C'è stata una diversità di vedute. Né io né loro ci siamo resi conto che ci siamo divisi. La scelta è stata del presidente, sono rimasto in ottimi rapporti con lui. Sono stati cinque anni meravigliosi, irripetibili. Ci sono stati fatti meravigliosi, c'era tanta positività e giocatori importanti. Nell'ultimo anno abbiamo fatto 66 punti nelle prime 32 partite, vincendo il campionato. Uscendo dalla Champions League è andato tutto scemando. Quella stagione è stata la logica fine di un rapporto. Ci sono state annate meravigliose, l'ultima con l'Ajax non è andata bene. Sono molto legato alla Juventus. Tornare alla Juve? Ora è impossibile dirlo, poi c’è Andrea che secondo me sta facendo bene".

SULLA GESTIONE DEI CALCIATORI - "Io ho avuto giocatori come Ronaldo, Ronaldinho, Ibrahimovic, Nesta, Pirlo, Buffon... L'importante è il rispetto che devi avere di loro e che loro devono avere di te. Ma sicuramente davanti hai delle aziende. I social imperversano, io non sono molto social ma mi rendo conto che anche questo è cambiato, la tecnologia è andata avanti. Per loro devi essere un punto di riferimento e la gestione, indipendentemente dalla tecnica e dalla tattica, delle risorse umane fa la differenza”.

SUL RITORNO - "Tre anni fa quando il presidente del Real Madrid mi chiamò gli dissi che sarei rimasto alla Juventus. Ultimamente mi hanno chiamato. Voglio rientrare a giugno perché mi diverto e ho grande passione. Astinenza? No, ma mi manca godere delle gesta dei miei calciatori". 

LA JUVENTUS E LA CHAMPIONS - "Cosa manca per tornare in finale di Champions? Non lo so. La Juve ha lavorato bene e ha fatto una buona squadra. Per ora sono in finale di Coppa Italia, lottano per entrare nei primi quattro posti e sono in corsa per la Supercoppa Italiana. La Champions è un 1x2, poi il Covid-19 ha sconvolto alcuni equilibri. Chiesa sta facendo ottime cose, Morata è partito bene, poi ha avuto il covid. Il centrocampo è stato cambiato totalmente in blocco. La qualità c'è, nel ricambio generazionale cambiano le caratteristiche dei giocatori. Bisogna ricostruire un'anima, serve calma perché i giocatori non sono come le macchine. I giocatori devono completarsi. Tutte le squadre sono passate da momenti belli a meno belli. La Juventus ha la possibilità di vincere la Coppa Italia, entrando in Europa e con la vittoria della Supercoppa resterebbe un'annata positiva. Forse poteva essere più vicina all'Inter". 

Massimiliano Allegri
Massimiliano Allegri / Tullio M. Puglia/Getty Images

SUL CALCIO ITALIANO - "Se nel campionato italiano i migliori sono quelli con più esperienza come Ibra, Ronaldo e Chiellini bisogna fare dei ragionamenti e delle riflessioni. Oltre agli stranieri parlerei anche degli italiani. Mancini sta facendo un grande lavoro con la nazionale, ma c'è un grande peso addosso perché adesso tutti si aspettano che vinca l'Europeo. Ci esalteremo se la nazionale a giugno farà un grande Europeo, al contrario per qualcuno sarebbe una crisi profonda. Bisogna ragionare in un altro modo per ricostruire qualcosa di importante".

SULL'INTER ED ERIKSEN- "La rosa della Juventus è ottima. L'Inter, soprattutto dopo l'uscita dalla Champions si è concentrata sulla crescita dei giocatori come Barella. È una squadra che può giocarsi una semifinale o un quarto di Champions. Sono più consolidati della Juventus che ha avviato un ricambio. L'Inter già dallo scorso anno con Conte sta facendo un ottimo lavoro e credo ci siano le potenzialità per fare una grande Champions il prossimo anno. Eriksen? Nel primo allenamento a Pescara Galeone mi disse che dovevo giocare dietro e non trequartista. Quando venne Dybala alla Juventus gli dissi: 'Paulo, tu alla Juve non puoi fare il centravanti perché a Palermo giocavi a 50 metri dalla porta'. Lui è un giocatore straordinario, è mancato molto alla Juventus perché è un giocatore che fa gol. Conte è stato bravo ad aspettare Eriksen. In Inghilterra c'è più spazio e meno tattica, in Italia se lo abbassi di dieci metri mette la palla dove vuole".

LA JUVENTUS E MILAN - "Ho allenato Juventus e Milan. Sono due società agli opposti, come la storia delle due famiglie. Berlusconi era uno showman, mentre alla Juve c'è la storia della FIAT, della famiglia più importante d'Italia che doveva primeggiare con l'impronta del lavoro e del sacrificio. Un DNA diverso, non dico migliore o peggiore. Sono arrivato al Milan nel 2010 vincendo lo scudetto sette anni dopo l'ultima volta. Milano è diversa da Torino. Anche all'estero, Real e Barcellona sono agli opposti. Conoscere il DNA della società e sapere dove vai ad allenare è fondamentale"

SU CR7 - "È diverso con o senza lui. Come attacca la porta lui lo fanno pochi. La forza di Cristiano è una testa meccanizzata per vincere. Ha vinto cinque palloni d'oro, delle Champions League, si da degli stimoli tutti i giorni. Lui è un giocatore che va a cercare il gol, chi si muove al suo fianco deve occupare lo spazio che lascia".

SULLA NAZIONALE - "Mancini sta facendo un lavoro straordinario. La nazionale è cresciuta in autostima, ai calciatori devi dare certezze e sicurezze. Roberto, con il suo modo di fare, ha trasmesso serenità. Nel club Italia c'è unità d'intenti, si lavora per un obiettivo comune, quello di fare un grande europeo. I giovani sono cresciuti e Mancini sta facendo un gran lavoro".

CRISTIANO RONALDO O MESSI - "Uno è il più forte, uno è il più grande".

DIFESA A TRE O DIFESA A QUATTRO - "Meglio a quattro. Galliani mi diceva che non c'è mai stata una squadra in Europa che ha vinto giocando a tre".

INIESTA O PIRLO - "Due giocatori diversi, potevano anche giocare insieme. Posso dire Pirlo perché l'ho allenato".

SUAREZ O MORATA - "Per carriera Suarez, anche se Alvaro è cresciuto molto. Lui è un giocatore da partita secca, le decide. La prima volta andiamo in finale perché lui segna due gol contro il Real Madrid e uno contro il Barcellona. Nelle partite secche Morata è micidiale".

LUKAKU-LAUTARO È LA MIGLIOR COPPIA DELLA SERIE A? "Sì, lo dimostrano i fatti. È stato bravo Conte a farli giocare insieme perché, da fuori, hanno caratteristiche simili".

SU BENTANCUR - "Non può giocare davanti alla difesa. Può fare al massimo una partita. Rodrigo ha giocato tante volte con me davanti alla difesa, ma poi ne giocava dieci da mezzala. Davanti alla difesa ha un tempo di gioco uno-tre, ma è un giocatore importante".

PREMIER O LIGA? "Spagna e Inghilterra affascinano, se rimango in Italia sono comunque contento".

SAN SIRO E L'ALLIANZ STADIUM - "San Siro è molto pesante. Anche nella scelta dei giocatori, servivano calciatori di personalità che sanno vincere le partite".


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