Agnelli parla della querelle Ceferin-Superlega e non esclude un ritorno alla Juve
Andrea Agnelli, ex presidente della Juventus e promotore del progetto Superlega ha rilasciato una lunga intervista al Financial Times. L'ex patron bianconero non si è sottratto nel raccontare la sua versione dei fatti su vecchie vicende con Ceferin e inoltre non si è nascosto neanche a un ipotetico ritorno alla Juve. Parole anche sull'affare CR7, definito come una "buona mossa".
Sulla superlega: "Non ho puntato una pistola alla testa di nessuno. Hanno firmato tutti liberamente. Alcuni erano più coscienti. Ma hanno firmato tutti liberamente”.
Sulla scelta di Amsterdam: "Amsterdam è semplicemente tra le “città più vivaci d’Europa”"
Sul sentirsi abbandonato: "Ci sono alcune delusioni, ma è giusto. Devo trasformarlo in una delle migliori opportunità di apprendimento che abbia mai avuto".
Sulla morte del fratello: “Quando mio fratello morì nel '97, andai nella stanza di mio padre. E lui dice: "Questo significa più responsabilità per te". Non rispondo e lui smette di parlare. È una frase che mi è sempre rimasta in mente”.
Su un'altra competizione: "Altri avevano discusso del lancio di competizioni alternative, dice. Un progetto, noto come “Bohr”, ha coinvolto Nasser Al-Khelaifi, presidente del Paris Saint-Germain, il club francese di proprietà del Qatar. «Ricordo di essere volato a Parigi in piena Covid», dice Agnelli. “Nessuno in giro. Parigi deserta. Io e Nasser parliamo di [un nuovo torneo], dicendo che abbiamo bisogno di un cambiamento, perché non cambiamo, siamo morti. (Un portavoce di Al-Khelaifi ha detto "è aperto a riformare le competizioni ma sempre nel quadro della Uefa".)".
Sempre sulla superlega: "«Ho in macchina la borsa con la tuta dell'Uefa», dice Agnelli di quella fatidica domenica. "Che succede? Sono bombardato [di chiamate]. "Hanno firmato?" Sta succedendo qualcosa?' Ero tipo, sai una cosa? Mi rilasserò e spegnerò il telefono. . . [il giorno dopo] o vado a Montreux perché non è successo niente. Oppure gestire il lancio della [Super League]. Quindi ero in una posizione molto difficile? SÌ. Ma ecco dov'ero."
Sul rapporto con Ceferin: "Ritengo che l'errore di Agnelli sia stato quello di rendere la questione personale con Čeferin. "Non l'ho fatto", dice. L'hai fatto: è il padrino di tuo figlio. "E allora?" E' una cosa personale da fare. “Parlavo con Alex tre volte al giorno. Avevo un legame molto forte”. Cosa prova Agnelli nell'essere definito bugiardo? Lui sbotta: “Sono invidiosi”. Di cosa? "Non lo so. Il fatto che ho un obiettivo e cerco di raggiungerlo. Non comprometto.” Esiste un modo per ricucire il rapporto con Čeferin? Agnelli fa una pausa. “La mia sensazione è che il tempo sia un gentiluomo. E le cose probabilmente, si spera, prima o poi andranno bene. In caso contrario, ancora una volta, la mia coscienza è super pulita".
Su CR7: “È stata una buona mossa. Datemi Ronaldo e fatemelo schierare senza pandemia, è un'altra storia".
Sull'operato: “Resto convinto che tutto quello che abbiamo fatto, lo abbiamo fatto secondo le regole, secondo gli standard finanziari. Da quando si è trasformato da gioco in business, [il calcio] non ha evoluto la sua governance per governare il business. È giusto dire che la maggior parte dei club perde soldi. Sì? O siamo tutti incompetenti oppure il sistema ha qualche carenza".
Su un ritorno alla Juventus: "Non lo escludo".