Adani, nuova stoccata ad Allegri: "Mi spettavo una lettura calcistica diversa, è sempre lo stesso. Mou è cambiato"
Lele Adani è tornato a parlare di Massimiliano Allegri. Tra i due, come noto, non scorre buon sangue e l'opinionista, intervistato dalla Gazzetta dello Sport, ha lanciato una frecciatina all'attuale allenatore della Juventus, parlando così in vista dello scontro con Mourinho e la sua Roma.
Allegri?
"Mi aspettavo che dopo due anni Allegri si sarebbe ripresentato con una lettura calcistica diversa, invece è sempre lo stesso. Al contrario di Mou, che è cambiato nella proposta: prova a vincere, anche al costo di perdere. Roma-Sassuolo e il derby sono il manifesto di questa nuova filosofia, con cui produci tanto e concedi tanto, che tu vinca o che tu perda".
La Roma farà la partita?
"Andiamoci piano. in sfide così equilibrate è difficile che per 90’ una squadra tenga il pallino del gioco e l’altra stia chiusa. Ma di certo c’è più ricerca tra i giallorossi, almeno nelle intenzioni. Però stiamo attenti alla crescita della Juve: il secondo tempo contro il Toro è stato il migliore della stagione".
"Mi sembra che i bianconeri abbiano ritrovato lo spirito del loro allenatore, mettendo più pressione ai portatori palla avversari e questo facilita anche la fase offensiva, con transizioni rapide, proprio quelle che la Roma ha sofferto di più nelle prime giornate di campionato".
Cosa deve fare Allegri?
"Cominciamo da cosa non deve fare: stare troppo bassa, per non rendere troppo ampia la porzione di campo da coprire per gli attaccanti. Se Chiesa deve sempre partire da 60 metri, poi è logico che si sfianca dopo un’ora".
"In questo senso, fondamentale è che Bentancur ripeta quanto visto per esempio contro la Samp, alzando costantemente la pressione sui mediani rivali L’uruguaiano è bravo a farlo, mentre soffre se deve limitarsi a contenere e giocare la palla dal basso".
Mourinho?
"José deve restare fedele a quanto fatto sinora, ma senza avere fretta e dosando il ritmo. La Roma è in grado di attaccare in più modi: con gli uno contro uno, in profondità, ma anche tra le linee. Certo, ci saranno rischi da prendere, con Ibanez e Mancini che partecipano tanto alla manovra e ogni tanto sbagliano qualche lettura difensiva. Sono giovani, ci sta. Anche se la loro velocità sarà fondamentale per tentare di arginare gli strappi di Chiesa, che è un solista eccezionale, come dall’altra parte Zaniolo".
I protagonisti?
"Senza un vero play come Arthur o un collettore come Ramsey, diventa Cuadrado il tassello fondamentale nel gioco della Juve, perché è l’unico capace di dosare pause e accelerazioni. Io dico sempre che quello del regista non è un ruolo, ma un compito. Ecco, il colombiano anche se gioca sull’esterno è il vero regista della Juve attuale, perché il ritmo della squadra dipende da lui".
"Quando riceve palla sulla destra può puntarti uno contro uno e andare sul fondo, accentrarsi creando scompiglio in mezzo o verticalizzare alla ricerca della punta, perché ha la tecnica per farlo. Nella Roma, tutto passa invece dai piedi di Lorenzo Pellegrini, che si muove tra le linee, fa da connettore tra centrocampo e attacco e può innescare Zaniolo, Mkhitaryan o la prima punta, oltre che andare lui stesso in zona gol".
Chi può cambiare la gara dalla panchina?
"Penso a due giocatori che hanno gamba e capacità di risolvere le partite quando diventano più sporche: Kulusevski nella Juve, El Shaarawy nella Roma".
Assenze pesanti: pesa di più Dybala o Abraham?
"Paulo è il migliore della Juve, ma il peso dell’inglese nella nuova Roma credo sia superiore".
Per chi è più importante?
"Per la Juventus. Le ultime vittorie hanno ridato fiducia a un ambiente che deve ancora capire se filosoficamente sia stata fatta la scelta giusta con il ritorno di Allegri. Un nuovo stop ridarebbe spazio all’incertezza. La Roma, invece, è all’inizio di un percorso e non ha la fretta di chi ha la vittoria come unica cosa che conta".
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