Acerbi ripercorre le proprie battaglie e non dà certezze sul futuro all'Inter

Francesco Acerbi
Francesco Acerbi / Marco Canoniero/GettyImages
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In occasione del trentacinquesimo compleanno di Francesco Acerbi, centrale dell'Inter in prestito dalla Lazio, La Gazzetta dello Sport ha intervistato lo stesso difensore affrontando temi legati sì all'attualità nerazzurra ma anche, considerato il passato del giocatore, soffermandosi sulle tante e delicate battaglie combattute da Acerbi fuori dal campo. Queste le dichiarazioni del difensore nerazzurro:

"Nella vita è sempre necessaria una sfida. A me è servita, prima con mio padre, poi con la malattia. Ora la sfida è con me stesso. Ed è quella giusta, che tutti dovremmo affrontare. Perché è quella che ti fa avere sempre l’ambizione di migliorare".

Francesco Acerbi, Raoul Bellanova
Acerbi / Marco Luzzani/GettyImages

Acerbi prosegue: "È un invito a reagire. A farsi aiutare. Io l’ho fatto, con uno psicanalista, dopo i due tumori. Mi spiegò come reagire e fare lo step. E poi, ai ragazzi, anche a quelli della mia squadra, dico: circondatevi di poche persone, 2-3 massimo, ma fidatissime. E capite bene cosa volete dalla vita. Fregatevene se giocate o no: date tutto perché prima o poi lo spazio arriverà. Nella sofferenza bisogna combattere. Se invece la reazione manca, anche cambiando squadra si torna allo stesso punto, con gli stessi problemi".

Sulla possibilità di riaprire il discorso Scudetto: "E invece c’è stato il pari con il Monza, che per una squadra come l’Inter non deve accadere. Il Napoli è una macchina da guerra, ma non dirò mai che per lo Scudetto è finita: abbiamo ancora il 5% di possibilità e dobbiamo crederci. Loro dovrebbero rallentare, ma noi dobbiamo pensare di poter vincerle tutte".

Sui problemi contro le piccole: "Prendiamo l’Empoli come esempio: inconsciamente pensi di poterla vincere in qualche modo, ma a volte non basta. E magari ti capita un imprevisto. Nelle gare “secche” c’è una motivazione diversa, ma quella fame dovremmo averla sempre. Se abbiamo la cattiveria giusta, vinciamo: su questo non ho dubbi. A volte, però, ci è mancato un po’ di mordente".

Sulla Champions: "Se stiamo bene tutti, possiamo essere noi la sorpresa. Il girone ci ha dato fiducia: il Porto è forte e fisico, ma possiamo batterlo. E poi, una volta ai quarti, tutto può succedere: dipende da forma, morale, fortuna. E noi ci arriviamo con Lukaku e Brozo in più".

Sul futuro all'Inter: "Non lo so, è la verità. Vorrei restare, qui sto bene. Anzi, una cosa la so per certa: non arriverò un’altra volta ad agosto senza conoscere il mio futuro. A luglio voglio sapere dove giocherò. Spero si trovi una soluzione al più presto per il mio riscatto: ho 35 anni, ma sto benissimo fisicamente e mentalmente".

Sul caso Skriniar: "Sapevamo tutti che aveva un’offerta Psg, ma non ci ha mai detto nulla. E a noi interessava poco... Abbiamo sempre visto l’impegno, questo ci importava. Poi a fine anno sarà un dispiacere vederlo andare via e non sarà facile sostituirlo: i giovani difensori bravi sono pochi e costano, vedi Scalvini".