Abraham su Mourinho: "Dice che devo diventare una specie di mostro"

José Mourinho e Tammy Abraham
José Mourinho e Tammy Abraham / Insidefoto/GettyImages
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"Mourinho mi ha detto che sono un ottimo giocatore e mi ha suggerito di lavorare per sviluppare una maggiore 'cattiveria' sul rettangolo di gioco. Mi ha detto di diventare una specie di mostro". Intervenuto dal ritiro con la Nazionale inglese, Tammy Abraham racconta i consigli di José Mourinho nella sua avventura con la Roma.

Tammy Abraham, Nicolò Zaniolo
L'esultanza di Tammy Abraham / Silvia Lore/GettyImages

Lo Special One vuole plasmare il giovane ex attaccante del Chelsea per farlo diventare un 9 totale: "In campo non si può essere gentili, hai bisogno di quel carattere, devi spaventare i difensori e sotto questo aspetto sto cercando di migliorare. Mi ha detto che ero un giocatore troppo buono, che dovevo acquisire quella aggressività che si ottiene crescendo. È sempre dura arrivare in un nuovo paese e abituarsi a una cultura diversa. Ho cercato di ambientarmi presto e ho cominciato ad imparare un nuovo stile di calcio. Sono andato a spiegare le mie ali e spero di poter mantenere il livello di prestazioni di cui ho bisogno per rimanere in nazionale".

"Il Mondiale era un mio obiettivo, speravo solo di essere chiamato per dimostrare di poter lottare per un posto tra i convocati - aggiunge Abraham -. La decisione di lasciare la Premier? All’inizio era il mio pensiero fisso. È il miglior campionato e tutti vogliono giocarci. Hai sempre dei dubbi, ma penso che andare in A e in una squadra come la Roma, che è un grandissimo club… non penso che la gente si dimenticherà di te finché fai il tuo, segnare e giocare bene. Già questo fa parlare di te. Devo solo continuare a fare le cose giuste e come vedi Gareth (Southgate, nda) tiene sempre un occhio sui giocatori all’estero".

Poi anche un passaggio sulla Serie A: "Non mi aspettavo che potesse essere così difficile. I calciatori sono molto intelligenti e per il modo di giocare in Italia la difesa è molto importante. Quindi per me si trattava di capire anche l’altra parte. In Inghilterra siamo abituati ad attaccare, attaccare, attaccare e devo imparare l’altra strada, come rompere le difese avversarie. Fa parte del processo di apprendimento e puoi vederlo con Lukaku e gli altri, che sono andati all’estero e sono tornati in Inghilterra, per me è questione di migliorare me stesso".


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