90min di difficoltà, 6ª giornata di Serie A: la Roma

La Roma crolla a Genova.
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Un'altra settimana, un'altra squadra di Serie A in crisi.

Ecco 90min di difficoltà, una serie in cui verrà evidenziata la prestazione più negativa tra le 20 squadre del massimo campionato italiano. Una scelta che spesso appare banale perché individua la squadra che ha subito una goleada. Tornando indietro nel tempo ci concentreremmo sul Genoa alla 1ª, poi Torino e Fiorentina, e ovviamente Empoli e Milan (insieme), per concludere con la Juventus.

Torniamo però alla giornata in questione

Quattro gol a Genova

Ci sono un paio di fantasmi che perseguitano i tifosi giallorossi. Uno appare durante le goleade, come monito a ricordare quelle del recente passato, un altro appare specificatamente in Liguria, a Marassi. La Roma ha un bilancio globalmente positivo con il Genoa, basti pensare che il club non perdeva con i rossoblu dalla stagione 2013-14 (10 anni fa).

Tuttavia c'è una sfida rimasta come una macchia storica del club giallorosso. 20 febbraio 2011, al Ferraris arbitra Orsato, come ieri sera, e la sfida tra Genoa e Roma si mette in discesa per i giallorossi al punto che al 50°, sullo 0-3 firmato Mexes, Burdisso e Totti, la gara sembra virtualmente chiusa. E invece accade l'impossibile. La squadra di Claudio Ranieri si scioglie, quella di Davide Ballardini si esalta. Finisce con una clamorosa rimonta per 4-3 targata Rodrigo Palacio e Alberto Paloschi, una doppietta a testa.

12 anni dopo la Roma ha subito un altro poker in Liguria.

L'inizio peggiore della storia

Ogni tiro in porta è gol e manca lo spirito di squadra che ha portato la Roma a due Finali europee consecutive nelle precedenti stagioni. I giallorossi fanno fatica in campionato, anche senza mettere nel conteggio le gare dell'ultima parte dell'anno scorso..

Si tratta dell'inizio peggiore della storia della Roma nell'era dei tre punti a vittoria, nonché del meno redditizio start della carriera di José Mourinho, che però ha aggiunto in conferenza il dato delle due finali europee consecutive mai disputate nella storia giallorossa. Il club ha perso Ibañez e l'ha sostituito con Ndicka, ha perso Matic, Wijnaldum, Camara e Tahirovic, e ha puntato su Paredes, Renato Sanches e Aouar. Sta aspettando il rientro di Abraham con uno come Lukaku in campo e ha cambiato Solbakken con Azmoun.

Insomma una rosa adatta a competere su più fronti e sicuramente fuori dalla zona di classifica che gli compete.

Cambiare rotta

Qual è la strada? Difficile uscire dalle crisi, ci riescono in pochi. Spesso nel calcio si traducono in esoneri degli allenatori, mandati via per dare una scossa all'ambiente. Non è quasi mai la soluzione migliore, ma è diventata nel tempo la più seguita. Più complicato il discorso esonero se in panchina si ha uno come José Mourinho, che solo qualche mese fa ha condotto la Roma a una finale europea che mancava da 30 anni, restituendo ai giallorossi una fiducia e una convinzione che mancava da tempo.

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La via è da ricercare nelle parole del portoghese. Ritrovare quello spirito di squadra, quell'identità che la Roma ha costruito nell'ultimo biennio. È vero, Smalling non è in condizione e Ibañez è partito per l'Arabia Saudita, ma i giallorossi hanno diverse altre carte per ribaltare il momento negativo. Magari ripartendo dalla situazione di stallo del secondo tempo di Genova, da una Roma a quattro dietro esposta continuamente al contropiede, da una Roma che schiaccia con difficoltà e in modo caotico l'avversario, più per un discorso di poca abitudine che di incapacità dei giocatori in campo.

Paulo Dybala, Romelu Lukaku
Torino FC v AS Roma - Serie A TIM / Jonathan Moscrop/GettyImages

Forse, se nella scorsa stagione uno dei punti di forza era la solidità difensiva, che si è scoperto in parte dipendere da determinati interpreti, la Roma dovrebbe cambiare pelle con il fine di esaltare le qualità dei campioni Paulo Dybala e Romelu Lukaku. Sacrificare una già sacrificata identità per affrontare a viso aperto le altre squadre.