Quando in Corea del Nord il Portogallo vinse il Mondiale
I Mondiali di calcio del 2010 in Sudafrica sono stati tra i più entusiasmanti della storia del calcio, non tanto per i risultati in sé o i colpi di scena nel corso delle partite, quanto per gli eventi così inaspettati e insospettabili: il gol decisivo di Iniesta al 116° minuto nella finale contro l’Olanda il gol non dato a Lampard contro la Germania negli ottavi e la clamorosa caduta dell’Italia campione in carica.
Quello che non molti sanno, però, è quanto in realtà stesse accadendo a oltre 13 mila chilometri di distanza dal Sudafrica, nella fredda e isolata Corea del Nord. La nazionale del dittatore Kim Jong-un fu inserita nel girone di ferro con Brasile, Portogallo e Costa d’Avorio, ma riuscì comunque a dire la sua nella partita inaugurale, dove perse con un solo gol di scarto contro i più quotati verdeoro. Un risultato che fece ben sperare non solo il Leader Maximo ma anche tutta la popolazione.
Il caso volle che qualche giorno più tardi, nel match contro il Portogallo, i nord coreani furono largamente sconfitti con un 7-0. La cosa sorprendente, però, non fu tanto il risultato finale, quanto il fatto che a metà partita Kim Jong-un decise di staccare il segnale in tutto il paese e impedire alla popolazione di assistere non solo ai restanti 45 minuti, ma anche a tutto il resto del Mondiale.
Così, per far passare la nazionale della Corea del Nord come una squadra non meritevole di vincere il torneo ma comunque degna di avervi preso parte, fece in modo che le tv di Pyongyang comunicassero alla popolazione un vincitore del Mondiale differente da quello originale: a trionfare a Johannesburg fu il Portogallo di Cristiano Ronaldo contro l’Olanda di Van Persie e non la Spagna di Iniesta e Xavi. Il motivo? Almeno la Corea del Nord aveva perso contro la squadra che avrebbe poi trionfato.
A renderlo noto è stato il giornalista portoghese Alvaro Leite, che qualche anno fa si recò in Corea del Nord per capire perché da quelle parti Cristiano Ronaldo fosse così popolare: la realtà è che CR7, per gli abitanti di Pyongyang, non solo è stato Campione del Mondo ma anche capocannoniere del mondiale.
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