Tamponi Covid-19 per calciatori e vip, ma non per tutti i cittadini: la discriminazione italiana

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Più l'emergenza Coronavirus resiste, più i cittadini si pongono delle domande. E uno dei temi costantemente al centro del dibattito generale riguarda i tamponi utilizzati per verificare la positività o negatività al virus. Ma non si capisce con quali priorità (sintomi esclusi, ovviamente). 

Nella giornata di ieri il Codacons ha giustamente alzato la voce in materia. L'associazione, che ha presentato un esposto alla Procura della Repubblica di Milano, denuncia infatti che calciatori, attori, influencer e vip godono di una corsia preferenziale per sottoporsi al test che verifica la positività al Covid-19, mentre i normali cittadini (e addirittura i medici e gli infermieri) non ricevono lo stesso trattamento. E questo è un dato di fatto.

"Da più parti si segnala la difficoltà dei cittadini di sottoporsi al tampone in caso di sospetto contagio – spiega il Codacons, come si legge su Calcioefinanza.it –. Difficile riuscire a contattare i numeri messi a disposizione dalle autorità sanitarie, e quando si riesce a parlare con qualcuno la richiesta del test viene spesso negata. Questo non succede però a calciatori, vip e personalità varie, che in queste ore stanno comunicando l’esito degli esami cui si sono sottoposti, dimostrando l’esistenza di una corsia preferenziale in loro favore. Anche giornalisti come Bruno Vespa hanno chiesto e ottenuto il tampone, che è stato realizzato in tempi record. Eppure – rincara la dose l’associazione – di fronte all’emergenza tutti i cittadini devono essere considerati allo stesso modo dalle autorità sanitarie. Per tale motivo il Codacons presenta oggi (ieri, ndr) un esposto alla Procura della Repubblica di Milano, chiedendo di aprire una indagine per la fattispecie di abuso d’ufficio, acquisendo le dichiarazioni del primario di Medicina dell’ospedale di Magenta, Nicola Mumoli".

Ci si chiede perché volti noti come Paulo Dybala o Blaide Matuidi o Manolo Gabbiadini (tanto per restare in tema calcio e fare qualche esempio, ma se ne potrebbero fare tanti anche in altri ambiti) possono avere la certezza di aver contratto il virus anche se asintomatici, mentre i normali cittadini devono stare chiusi in casa avvolti da preoccupazioni ed incertezze. Non ci sono tamponi per tutti? Non c'è abbastanza personale? Colpa di tutti i tagli alla sanità degli anni passati. 

È ora che il sistema italiano si ponga due domande: tutti devono essere trattati allo stesso modo, specie in un momento di emergenza come quello att. Quella messa in atto finora è pura discriminazione. 


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