Il Bar di 90Min: come si concluderà la stagione calcistica? Le opinioni del nostro team editoriale

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Il tempo scorre lento qui al Bar di 90Min. In questo strano venerdì di marzo, siamo gli unici a poter stare aperti. Con i miei amici avrei preferito parlare dell'effimera bellezza del calcio giocato, che poi a giudicare il senso di vuoto nelle nostre giornate, tanto effimera non è. Sembra passata una vita da martedì sera: Ilicic padrone del Mestalla e Atalanta storicamente ai quarti di finale di Champions League. Un trionfo passato in secondo piano perché il COVID-19, protagonista inaspettato delle cronache di queste ultime settimane continua avidamente a rubare la scena. Tutto fermo, tutto sospeso. Per adesso a calcio, non si può giocare. Non hanno potuto Roma e Inter, per via della chiusura del traffico aereo tra Italia e Spagna, non potrà nessuno in questo weekend - la Bundesliga aveva detto che si sarebbe disputato l'ultimo turno tra stasera e lunedì e poi stop da martedì ma ci ha ripensato poco fa- perché sia le federazioni nazionali che la UEFA hanno capito che in questo momento così delicato, non si può più proseguire.

Essendo un ottimista di natura e non potendo chiedere pronostici, mi sono fatto raccontare dai miei compagni di viaggio quale, secondo loro, sia il modo più opportuno e appropriato per concludere questa travagliata stagione 2019-2020.

Loro avevano un sacco di cose da dire e come al solito non si sono tirati indietro. Mi hanno anche detto: "Se ti sembra troppo lungo, taglia". Ma che taglio...state tutti a casa!


Marco Deiana

"È una situazione completamente inedita in Serie A. Soprattutto sarà difficile capire quando effettivamente l'emergenza Coronavirus potrà dirsi terminata. Si continua a vivere alla giornata e sembra anche abbastanza chiaro che sarà difficile - azzarderei anche un impossibile - giocare già dalla prima settimana di aprile. Se anche tutte le limitazioni dovessero portare ad una drastica diminuzione del contagio, sarebbe un rischio far ripartire tutto il Paese con il rischio di una nuova epidemia. Detto questo, prevedo uno stop per tutto il mese di aprile. Non ci sarebbero i tempi per recuperare tutte le gare prime di Euro 2020 e l'idea dei playoff e playout è stuzzicante ma di difficile realizzazione. Congelare la classifica come è attualmente creerebbe non poche polemiche sia nelle zone alte della classifica sia nella zona rossa, quella retrocessione per intenderci. Però questa soluzione rischia di essere l'unica percorribile se si dovesse arrivare ad una conferma di Euro 2020. Da scartare categoricamente l'idea di annullare le retrocessioni e permettere a due squadre di Serie B di salire in A, creando un torneo a 22 squadre. Il calendario è già congestionato con 20 squadre, figuriamoci con due club in più. Tutto cambierebbe se nella giornata di martedì la UEFA dovesse posticipare al 2021 l'Europeo. A quel punto anche riprendendo il campionato di Serie A a maggio (e le coppe europee), ci sarebbero tutte le condizioni per terminare la stagione entro la fine di giugno. La speranza è che l'emergenza Coronavirus possa diventare presto solamente un lontano ricordo. Ma ad oggi è difficile fare previsioni. Viviamo alla giornata".


Patrick Ucciardo

"Il resto d’Europa sta finalmente realizzando la gravità della situazione legata al Coronavirus. La prima a muoversi è stata la Serie A che, in accordo col governo e i massimi esponenti del mondo del calcio, ha deciso di sospendere l’attività agonistica (almeno) fino al prossimo 3 aprile. È notizia di pochi minuti fa lo stop anche in Spagna, con la Liga e la Primèra Division fermate per i prossimi 2 turni: a breve dovrebbero inoltre esserci importanti aggiornamenti in merito alla situazione di PremierChampions ed Europa League. Momento molto delicato, a cui si aggiunge l'allarmante notizia del contagio di Daniele Rugani, con Juventus e Inter in quarantena per le prossime due settimane. Alla luce di tutto questo, mettendo da parte il resto (con tutta la fatica e il rispetto possibile) e analizzando la situazione del calcio nostrano, la domanda sorge spontanea: "Cosa ne sarà del regolare svolgimento del campionato?"

Molte ipotesi sono venute alla luce nell'ultimo periodo, anche se appare chiaro che parlare di un regolare svolgimento del torneo, in un momento del genere, appare quanto mai utopistico. Da escludere tassativamente, l'ipotesi di playoff e play-out per decidere la lotta Scudetto e quella per non retrocedere, così come quella di un campionato a 22 squadre. Lo scenario che potrebbe limitare i danni (perchè, parliamoci chiaro, questo è il succo del discorso) è quello di riprendere con il normale decorso delle gare, a partire dal primo weekend di Maggio (idea già avanzata dalla Lega Serie A con un calendario tra l'altro già stilato). Si andrebbe così alla conclusione prevista entro il 30 giugno (termine ultimo della durata del contratto di molti calciatori di Serie A con i rispettivi club, aspetto anche questo di cui tenere conto), anche se questo richiederebbe il rinvio di EURO 2020 con la palla che passerebbe così alla UEFA per la decisione finale. 

Mi aspetto che i piani alti del calcio europeo, coadiuvati dalle rappresentanze dei singoli campionati nazionali, decidano di posticipare l'Europeo venendo incontro anche alle paure dei tifosi, non inclini (chissà per quanto tempo) ad andare in trasferta per seguire la propria squadra. Come si dice in questi casi: "Show must go on", ma con tutte le precauzioni possibili".


Matteo Baldini

"Un campionato da condurre in porto, non come priorità ma come una sorta di incombenza da sbrigare per necessità. Ora è tutto in stand-by, letteralmente fermo, e il calcio non ha un titolo per fare eccezione. Prima o poi si ripartirà, difficile al momento figurarsi un ritorno a breve termine del pallone. La notizia della positività di Rugani al Covid-19, arrivata ieri sera, rende la nebbia ancora più fitta. L'interrogativo suona fantascientifico: il campionato avrà un epilogo? Quale sarà la soluzione più corretta, coerente e valida? L'idea dei playoff e dei play-out non convince, ingeneroso ridurre tutto al dentro o fuori. Al contempo assegnare uno Scudetto e decidere le retrocessioni adesso, con molte partite rimaste da giocare, sarebbe uno sgarbo verso criteri basilari della sportività: non si sarebbe giocato ad armi pari. Anche l'idea di chiudere tutto così, a suo modo, spaventa. Niente Scudetto, posizioni valide per le competizione europee del prossimo anno e retrocessioni congelate, con possibile Serie A a 22 squadre il prossimo anno. Ipotesi complessa, a dir poco: ma diventerà la sola possibile? La vera speranza è quella di poter davvero arrivare al fischio finale. Forse un'utopia a cui aggrapparsi, una parvenza di normalità che ora sembra davvero un lusso. Rinvio "a oltranza" dei campionati, delle coppe e degli Europei per poi riprendere e concludere, quando si potrà".

Non è assolutamente facile ad oggi fare delle previsioni. Sicuramente lo slittamento o il rinvio di EURO 2020 aiuterebbero le federazioni ad organizzarsi in maniera migliore. Martedì, dopo che la UEFA si sarà pronunciata, potremo avere un quadro della situazione più chiaro, ma solo ed esclusivamente in ambito sportivo. Ad oggi pensare che bastino un paio di settimane per tornare alla normalità sembra abbastanza utopistico. 

Credo che i titoli vadano vinti sul campo, battendosi fino all'ultimo secondo, di conseguenza spero che tutte le squadre possano portare a termine il proprio percorso senza rimpianti. L'idea del playoff è un surrogato che a me non piace per niente. Quando tutto questo finirà la gente avrà ancor più voglia di vedere calcio e di sostenere la propria squadra nella buona e nella cattiva sorte. Se la UEFA non potrà rinviare gli Europei di un anno, mi piacerebbe che si disputassero ad agosto, così da permettere il regolare svolgimento di campionati e competizioni europee. 

La speranza maggiore però, è che si torni a giocare il prima possibile, perché è in momenti come questi che ci si rende conto, che non amiamo il calcio per il risultato, amiamo il calcio per l'atmosfera, per la convinzione di sapere prima come andrà a finire. Amiamo il calcio perché se anche non ci capiamo nulla, sentiamo il bisogno di dire a voce alta cosa dovrebbero fare gli allenatori in panchina e i calciatori in campo. Amiamo il calcio perché ricordiamo tutti quella prima volta in cui abbiamo salito le scale che portavano allo stadio stringendo forte la mano che ci stava accompagnando. Amiamo il calcio per quel giocatore che ci ha fatto dire: "Io da grande, voglio esser come lui", ed è per questo che abbiamo iniziato ad inseguire una palla, prima per strada, poi sulla terra, e poi sull'erba per i più fortunati. Ci ricordiamo tutti la prima volta che ci hanno regalato la maglia, la sciarpa, il cappellino e ci sentivamo dei supereroi, ci ricordiamo tutti quella delusione che ci ha fatto penare, quel gol sbagliato che ci ha fatto dannare l'anima fino a dire: "Basta, non la vedo più, non ci vengo più, non ne voglio più sapere". Mentivamo a noi stessi perché il giorno dopo eravamo sempre lì, pronti e più innamorati di prima. Amiamo il calcio perché ci fa sentire vivi e sui campi di provincia abbiamo imparato lealtà e rispetto delle regole senza pretendere nulla in cambio. Amiamo il calcio perché non possiamo fare a meno di andare incontro ad una palla quando siamo in spiaggia o in un parco. Non è mai stata e non sarà mai una questione di risultato. Amiamo il calcio perché è la nostra domenica, amiamo una squadra perché è il primo regalo di nostro papà. 

Tiro giù la serranda amici. Oggi più che mai, viva il calcio!