Coronavirus, la pietra tombale sulla (già poca) credibilità del calcio italiano

facebooktwitterreddit

​Domenica 8 marzo 2020, ore 12.29: data e orario che verranno ricordati come la morte della (pochissima) credibilità residua del calcio italiano. L'emergenza coronavirus ha sconvolto - e pare sia destinato a farlo ancora - le vite di tutti, in particolar modo delle persone che vivono nella cosiddetta zona rossa del nord italia tutta la Lombardia e alcune provincie dell'Emilia Romagna, con il virus che ormai sta raggiungendo il resto della penisola.

Al Tardini di Parma, dopo il decreto del Governo che imponeva (a ragione) di disputare tutte le gare di Serie A a porte chiusesi è consumata la sagra del grottesco, dell'incredibile, dell'assurdo e chi più ne ha, più ne metta

Parma Spal erano nel tunnel, pronte a scendere in campo: mancava però l'arbitro Pairetto, "stoppato" da una chiamata arrivata 1 minuto prima dell'inizio della gara: il Ministro dello Sport Vincenzo Spadafora ha chiesto alla Lega di Serie A di sospendere il campionato, dopo il secondo decreto del Governo che in pratica ha chiuso in entrata e uscita le zone focolaio del nord Italia. Tutti fermi, a meno di gravi e improrogabili impegni di lavoro o motivi di salute. Non ci sarebbe nulla di strano, visto il delicatissimo momento e una situazione che si sta aggravando giorno dopo giorno. Nella serata di ieri Damiano Tommasi, presidente dell'AssoCalciatori, aveva chiesto a gran voce di fermare la Serie A, un appello caduto nel vuoto e senza risposta.

Ma alle 12.29, ripetiamo, alle 12.29, un minuto prima dell'ingresso in campo, il Ministro Spadafora ha ricevuto l'illuminazione: "Condivido le dichiarazioni di Damiano Tommasi, Presidente dell'Associazione Italiana Calciatori, e mi unisco alla sua richiesta. Non ha senso in questo momento, mentre chiediamo enormi sacrifici ai cittadini per impedire la diffusione del contagio, mettere a rischio la salute dei giocatori, degli arbitri, dei tecnici, dei tifosi che sicuramente si raduneranno per vedere le partite, solo per non sospendere temporaneamente il calcio e intaccare gli interessi che ruotano attorno ad esso". Tutto bello, tutto giusto, ma dopo che giocatori e staff tecnici poche ore prima hanno preso treni, aerei o pullman, non proprio il massimo della sicurezza. 

Posticipato il calcio d'inizio prima di mezz'ora, poi di 45 minuti, ma alla fine si è regolarmente scesi in campo alle 13.45. In Italia i centri di comando hanno (a tutti i livelli) un problemascegliere? No, meglio rinviare di tot tempo per poi confermare la scelta iniziale. Il vero show è poi continuato nel pomeriggio, mentre si disputava Milan-Genoa, con le accuse del Ministro prima a Sky per non aver voluto trasmettere le gare in chiaro, poi alla Lega Serie A rea di fare solo e soltanto i suoi interessi. Poi le risposte delle dirette interessate che hanno proseguito un circo davvero stucchevole.

 Altro che salute, altro che emergenza: la questione è sempre e soltanto economica. Ma ora, dopo lo sciopero dei calciatori sfiorato (che arriverà comunque, possiamo starne certi) resteranno da giocare le ultime tre gare tra oggi e lunedì. E dopo aver finalmente disputato Juve-Inter, che sembra l'unica ragione di vita di questa Serie A, si dovrebbe prendere la decisione più logica e normale del mondo: fermare un campionato che - coronavirus docet - (ora) non s'ha da fare.


Segui 90min su FacebookInstagram e Telegram per restare aggiornato sulle ultime news dal mondo della Serie A!