El Nino compie 37 anni: le 6 tappe della carriera di Fernando Torres
Da Fuenlabrada alla conquista del mondo. Il dipinto realizzato nel corso della sua carriera da professionista racchiude l'essenza di ciò che è stato Fernando Torres. Un angelo biondo prestato al calcio per far innamorare i tifosi di ogni generazione e trascinare il suo Paese a suon di colpi geniali e fantasiosi. Alla soglia dei 37 anni, compiuti proprio oggi 21 marzo, per tutti resterà El Nino. Una sorta di Peter Pan futbolista, la cui storia è riassumibile in sei tappe fondamentali.
Atletico Madrid
Dopo una lunga trafila nel settore giovanile dell'Atletico Madrid, Torres esordisce in Liga all'età di 18 anni e in due stagioni conquista la fascia di capitano dei colchoneros. Ogni record si annulla alla sua presenza, come testimoniano i numeri: 82 reti in 214 gare ufficiali tra il 2000 e il 2007, non male per un giovane ragazzo ritrovatosi a lottare improvvisamente con i grandi. Lascia il primo amore senza trofei (se non la conquista del campionato di Segunda Division al termine della stagione 2001/02), ma risultando il capocannoniere della squadra per cinque campionati consecutivi. Nel dicembre 2014 fa ritorno all'Atletico, segna il centesimo gol in maglia biancorossa e si toglie la soddisfazione di alzare al cielo l'Europa League 2017/18.
Liverpool
È il momento di allontanarsi da casa. C'è il Liverpool ad attenderlo. Nemmeno coi Reds riesce ad arricchire la propria bacheca, ma la media realizzativa in Premier League (65 gol in 102 presenze) lo porta a infrangere altri record storici: supera Michael Owen come miglior marcatore al primo anno in Inghilterra e Ruud van Nistelrooji in qualità di straniero. Viene così eletto miglior calciatore della Premier 2007/08 e si piazza al terzo posto nella classifica per il Pallone d'Oro. Il telefono squilla: è ora di cambiare aria e vivere un'altra avventura.
Chelsea
Il 31 gennaio 2011 diventa l'acquisto più costoso nella storia del Chelsea (58,5 milioni di sterline). Esordisce proprio contro il Liverpool dopo una settimana dal suo trasferimento, ma per assistere al primo gol di Torres bisogna attendere il 23 aprile successivo. Nell'arco di tre anni e mezzo non segna tantissimo (20 reti in oltre 100 gare). Tuttavia, grazie a prestazioni di alto livello, l'attaccante spagnolo trascina i Blues verso la vittoria di FA Cup e Champions League durante l'annata 2011/12, con l'aggiunta dell'Europa League un anno più tardi.
Milan
La fiammella si spegne e per riaccenderla è necessario un altro cambiamento. Nell'estate 2014 firma con il Milan, ma le aspettative non vengono rispettate. Il misero bottino di un gol in dieci presenze portano il club rossonero a disfarsi presto di Torres. A due giorni dall'acquisto a titolo definitivo dal Chelsea, il classe '84 fa ritorno all'Atletico Madrid per cercare di ritrovare entusiasmo e serenità dopo anni ad altissimo livello. Nemmeno il Wanda Metropolitano riesce nell'impresa di ridare fiducia a Torres, che il 20 maggio 2018 disputa a Madrid la sua ultima partita con i colchoneros (con tanto di doppietta ad alleviare la malinconia.
Sagan Tosu
Scarpini al chiodo? Macché! Un po' a sorpresa, Torres si accorda con il Sagan Tosu per un anno di contratto. È solo questione di tempo, perché l'esperienza giapponese lo convince a dire addio al calcio giocato.
Nazionale spagnola
Il momento più bello di sempre per Torres è legato alla vittoria del Mondiale in Sudafrica nel 2010, malgrado la voce reti realizzate sia nulla. Paradossale per uno specialista del gol conquistare un titolo, per di più una Coppa del Mondo, senza andare a segno nemmeno una volta. La vittoria di Johannesburg è l'intermezzo di una serie di successi con la maglia della nazionale spagnola. Nel 2008 e nel 2012 si laurea campione d'Europa nelle competizioni disputate in Austria-Svizzera e Polonia-Ucraina. Un ciclo glorioso, avviato dal commissario tecnico Vicente del Bosque, che annovera tra i tanti fenomeni di quella selezione anche Torres. La perfetta testimonianza di un calciatore costantemente al centro della critica, che ha saputo parlare sul campo e vincere (quasi) tutto.
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