Le 3 cose che ho imparato dopo le due semifinali di ritorno di Coppa Italia
Di Marco Deiana
Anche il calcio italiano è ripartito dopo l'emergenza sanitaria mondiale che da marzo ci ha privato delle partite. Una ripartenza a rallentatore. Due partite terminate in parità e che non si sono contraddistinte per lo spettacolo in campo. La prima, quella tra Juventus e Milan, molto blanda e sonnolenta; la seconda, quella tra Napoli e Inter, un po' più vivace che ci ha permesso (almeno) di vedere due gol (uno per parte). Alla fine in finale di Coppa Italia si affronteranno partenopei e bianconeri. Appuntamento mercoledì sera allo stadio Olimpico, sempre a porte chiuse.
Cosa ho imparato da questa doppia sfida di Coppa Italia? Cosa mi aspetto nelle prossime gare del calcio italiano?
Sarà calcio d'estate?
Quando parlo di calcio d'estate non intendo semplicemente delle gare che si disputano in una determinata stagione, ossia quella che va dal 21 giugno al 21 settembre, ma il mio concetto è un po' più calcistico. Il cosiddetto calcio d'estate è quel periodo della stagione sportiva dove le squadre cercano di acquisire la condizione giusta in vista della partenza del campionato.
Considerando che i calciatori sono stati fermi (o si sono allenati in casa individualmente) per quasi tre mesi, è teoricamente improbabile che gli stessi atleti possano trovare la condizione atletica ottimale dopo due-tre settimane di allenamenti (oltretutto ricchi di ostacoli e limitazioni). La domanda quindi sorge spontanea: ci dobbiamo aspettare calcio d'estate per gran parte del campionato?
Quanto mancano i tifosi?
È tutto molto bello. Il calcio riparte e a breve possiamo contare su un match di campionato (italiano) al giorno, o quasi. Ma c'è un piccolo (ma gigantesco) particolare che rischia di rovinare tutta l'atmosfera. La totale assenza dei tifosi allo stadio. Non sono qui per dire se è giusto o sbagliato dare la possibilità ai tifosi di assistere alle partite dal vivo, però - se ciò è ancora concesso - posso esprimere il mio parere sulla mancanza di una componente fondamentale di questo sport. E non parlo solo per i calciatori in campo ma anche per il pubblico da casa (compreso il sottoscritto), non abituato ad assistere alle partite con la sola voce del telecronista e - spesso - delle urla dei calciatori e allenatori in campo.
Una finale che non sa di finale
Se a fine febbraio mi avessero detto che la finale di Coppa Italia sarebbe stata tra Juventus e Napoli sarei stato super elettrizzato. Sarri che prova a strappare un trofeo alla "sua" ex squadra, la rivalità enorme tra i due club e tra le due tifoserie. Il ricco nord contro il fantasioso sud. C'erano tutte le carte per vendere una finale di questo genere ovunque.
Tutto ciò a fine febbraio. Ora ho qualche dubbio in più. Ci si giocherà un trofeo, e questo porta sempre una grande pressione e una grande partecipazione da parte dei tifosi delle due squadre. Ma sarà pur sempre una finale senza pubblico e senza festa. Gli assembramenti sono vietati, quindi niente maxi schermo in piazza, così come in ristorante ci sono regole limitate. Insomma, forse devo ancora un po' abituarmi ma ad oggi, da tifoso neutrale, non riesco a vedere la finale di Coppa Italia più di una semplice grande sfida estiva.
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