Perché la Lazio ha il mercato bloccato in entrata?

Indicatore di liquidità, indebitamento e costo del lavoro allargato. Tre parametri che la Lazio non rispetta e che - salvo ricapitalizzazione di Lotito - blocca il mercato in entrata del club biancoceleste.
Claudio Lotito
Claudio Lotito / Marco Rosi - SS Lazio/GettyImages
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Claudio Lotito è un fiume in piena. Il presidente della Lazio si scaglia contro il blocco del mercato in entrata per non aver rispettato tre parametri della regola Noif, ossia l'indice di liquidità, indebitamento e costo del lavoro allargato. Una situazione che ha rischiato di portare anche all'addio di Maurizio Sarri, che si trova costretto a lavorare senza la certezza di avere nuovi rinforzi nella sessione estiva di mercato. Il tecnico però ha poi smentito le voci su un suo addio e il patron biancoceleste ha scelto Il Messaggero per attaccare il sistema che sta bloccando il mercato laziale.

"La norma, così come è, non può andare avanti. Non riflette la reale situazione del club, quindi è ingiusto che ci venga impedito di operare. Se decido di fare acquisti, ricapitalizzo. Ma non avrebbe senso perché la Lazio non ha necessità di capitali, né problemi di giocatori. Al massimo aggiustiamo a gennaio, non è questo il problema".

"Non abbiamo né necessità di vendere i big (perché alla Lazio servono capitali immediati e difficile i club pagano subito i cartellini dei giocatori, ndr) e né di acquistare. Anzi, dobbiamo sfoltire la rosa perché abbiamo 30 giocatori e disputiamo una sola competizione (due considerando la Coppa Italia, ndr). Per Castellanos mi hanno offerto 40 milioni, idem per Rovella, Gila e Zaccagni. Poi 35 milioni per Tavares, 25 milioni per Isaksen e 15 milioni per Romagnoli. Tchaouna l'ho venduto per 15 milioni ma non voglio smantellare la squadra".

"Sarri è carico, è una persona seria e di grande qualità. Ci lega il rispetto degli impegni. E poi, con il suo background bancario, sa bene che la Lazio è una società solida".

Qual è la situazione della Lazio che costa il blocco del mercato in entrata?

La Lazio - come spiega bene Marco Iaria ne La Gazzetta dello Sport - ha superato i limiti di tre parametri imposti dalla FIGC per il controllo dei conti dei club di Serie A.

  • Uno dei parametri è quello dell'indicatore di liquidità che la Covisoc verifica il 31 marzo per le sessioni estive e il 30 settembre quelle invernali. Per indicatore di liquidità si intende il rapporto tra attività correnti e passività correnti, ossia i crediti e i debiti che i club devono incassare e pagare nel giro di 12 mesi. Quindi questo indicatore valuta la capacità di rispettare gli impegni economici entro un anno. Nella stagione 2025-26 la misura minima deve essere dello 0,8 che significa che i crediti devono coprire almeno l'80% dei debiti. La Lazio ha un valore di 0,35, ossia le attività correnti coprono appena il 35% delle passività correnti.
  • Il secondo parametro è quello dell'indebitamento dove vengono rapportati debiti e ricavi e la soglia non deve superare il valore di 1,2
  • Il terzo e ultimo parametro invece è legato al costo del lavoro allargato (ossia stipendi dei tesserati, ammortamenti e commissioni agli agenti) che viene rapportato ai ricavi e la soglia da non superare è quella dello 0,8.

La Lazio ha superato tutti e tre questi parametri. Avesse superato solamente il primo, ossia quello dell'indicatore, la FIGC avrebbe permesso alla società biancoceleste di operare nel mercato in entrata ma con l'obbligo di coprire totalmente gli acquisti tramite le cessioni. Insomma, un mercato a costo zero (o con un guadagno) tra acquisti e cessioni. Avendo superato invece anche gli altri due parametri, la Lazio è costretta a stare totalmente ferma. Solo in un caso il mercato in entrata può sbloccarsi: tramite la ricapitalizzazione da parte di Claudio Lotito, ma servirebbero circa 80 milioni di euro.

Dalla prossima sessione di mercato, quella di gennaio 2026, ci saranno dei cambiamenti nei parametri in modo tale da allinearsi alla UEFA e si prenderà in considerazione solamente l'indicatore del costo lavoro allargato che non dovrà essere superiore al 70% dei ricavi.


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