Paolo Di Canio analizza la situazione della Juventus tra Spalletti, assenza di leader e identità

Paolo Di Canio
Paolo Di Canio / Michael Regan - UEFA/GettyImages
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"Ho apprezzato la presa di posizione della famiglia Agnelli. È uscito l'orgoglio. Fa ben sperare, però il percorso di crescita si è allungato troppo". Così Paolo Di Canio ha commentato la scelta della famiglia Elkann di respingere l'assalto di Tether. L'attuale commentatore di Sky, durante l'evento Sky Christmas Day - Le Feste dello Sport, ha analizzato la situazione in casa Juventus, dando spazio anche a considerazioni su Luciano Spalletti, sulla lotta Scudetto e l'assenza di veri leader nello spogliatoio bianconero. Queste le parole riportate su Tuttosport:

"Ora, se hai trovato un allenatore valido come Spalletti, serio, disciplinato, che trasmette valori, devi dargli fiducia. Io lo rinnoverei. Darebbe un segnale di stabilità e un segnale forte allo spogliatoio. Le risposte oggi sono positive soprattutto a livello mentale: atteggiamento, testa e attitudine. La squadra è più ordinata, più equilibrata, manca ancora quella qualità terminale per competere per il primo posto, ma l'ambizione può crescere. Spalletti sa trasmettere valori, a volte è duro, anche rude, ma capisce subito le dinamiche dei giocatori: non solo tecniche e fisiche, anche morali. Questo è fondamentale per lottare almeno per le prime quattro posizioni".

"La Juventus oggi non la metto ancora prima. Senza una punta da tanti gol e senza un centrocampo davvero qualitativo nella costruzione iniziale, è difficile. Però sta sistemando la fase difensiva, l'attacco degli spazi, l'equilibrio. Contro il Bologna il piano tattico ha funzionato benissimo, al di là dell'1-0. L'Inter oggi è davanti a tutti, il Napoli con Conte resta forte. Milan, Juve e Roma si giocheranno la quarta posizione".

"Alla Juventus si respirava un'identità fortissima. Quando arrivai io c'erano Boniperti, Trapattoni, erano delle istituzioni: trasmettevano rigore, rispetto e disciplina. Anche i piccoli comportamenti contavano, mi davano del lei. Una volta rientrai a casa alle 22:15 dopo una cena e fui convocato in sede per dirmi che era troppo tardi. Questo ti formava, te lo portavi in campo. Oggi il calcio è cambiato, in Italia in generale. Si è persa la cultura delle regole. Alla Juventus questa disciplina è sopravvissuta per anni grazie ai giocatori, ai leader, poi anche quelli sono andati via e qualcosa si è perso".


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