Mourinho svela i propri rimpianti e apre alla possibilità di un ritorno in Serie A

José Mourinho è tornato a parlare alla stampa italiana e lo ha fatto, nello specifico, al Corriere dello Sport. Il tecnico portoghese si è soffermato sulla propria carriera, affrontando anche tematiche più ad ampio raggio (con una critica ai processi decisionali nel calcio) e proiettandosi sul futuro e sugli auspici per le nuove tappe della propria carriera, anche al di là del presente al Fenerbahce. Queste le sue dichiarazioni:
Sulla nomea di comunicato più che tecnico: "Un grande comunicatore non vince tutti i titoli più importanti del calcio. Non mi va di aspettare e ancora aspettare l’opportunità ideale, il posto perfetto, e ancor meno di prendermi un anno sabbatico. So che a tanti piace, o almeno così ce la raccontano. Ho detto sì a un club che mi ha voluto tanto e me l’ha dimostrato fin dal primo giorno".
Un critica al sistema calcio: "Var a chiamata e tempo effettivo? Queste cose le lascio ai fenomeni del calcio. Gli allenatori bravi che non sanno vincere, gli esperti dei social media e gente che ha potere decisionale ma che sa di calcio come io di fisica dell’atomo. Il calcio è il regno della superficialità e dei luoghi comuni e un’etichetta non si nega a nessuno".
I riferimenti continui al passato: "Di solito quando la gente parla di me pensa a cosa è successo quindici, dodici, otto o dieci anni fa. È così per la maggior parte dei grandi allenatori che di solito guidano le squadre migliori e hanno le maggiori possibilità di arrivare in finale. Negli ultimi anni ho fatto tre finali, una con il Manchester United e due con la Roma. Guardo a tutto ciò un po’ divertito, e allo stesso tempo con orgoglio perché quando fai questo con un club senza storia in Europa, ti rendi conto che hai realizzato qualcosa di speciale".
I rimpianti: "Se parliamo di partite, tanti perché quando perdi pensi sempre che avresti potuto fare diversamente, e di partite ne ho perse parecchie. Se invece ti riferisci alle scelte professionali, il no a Florentino. Mi disse “Mou, non andare via adesso, il difficile l’hai fatto e viene il bello… Sapevo che sarebbe stato così, però volevo tornare al Chelsea dopo tre anni in Spagna di grandi lotte... E dopo Budapest. Non per il casino combinato da Taylor, ma per il fatto di non essermene andato subito. Avrei dovuto lasciare la Roma, non l’ho fatto e ho sbagliato. Lasciarla come ho fatto è stato difficile, ma non butto via nemmeno quel ricordo. La Roma non l'ho più vista giocare, l'Inter sì".
Possibile ritorno in Italia: "Certo. Voglio però anche giocare un Europeo o un Mondiale, unire un Paese intorno alla sua nazionale nello stesso modo in cui sono riuscito tante volte con i club e i tifosi. Voglio farlo per il calcio, per quello che questo sport rappresenta. Sarà incredibile".
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