Milan, Inter, la Nazionale e la gestione dei giovani in Italia: Balotelli a 360°

Mario Balotelli
Mario Balotelli / Simone Arveda/GettyImages
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Domani Mario Balotelli compirà 35 anni e per l'occasione ha rilasciato una lunga intervista ai microfoni de La Gazzetta dello Sport in cui è passato dai rimpianti nel suo passato alle speranze ancora vive per il futuro. L'attaccante reduce dalla parentesi poco esaltante al Genoa ha poi parlato delle squadre per cui ha giocato in carriera, come Milan, Inter e ovviamente la Nazionale italiana. Ecco i passi principali dell'intervista.

Dov’è finito Super Mario? L’effervescente per natura, con il marchio (meritato?) del bad boy.
"Una volta per me tutto era bianco o nero. Ora sto imparando a cogliere le gradazioni del grigio. Non mi riesce facile, ma mi sto abituando".

Dove la vedremo in campo?
"Vorrei rispondere ma non riesco (e ride)".

Allora ha un sogno?
"Giocare nel Real Madrid...".

In realtà?
"Cerco un club che mi dia fiducia. Voglio giocare altri due-tre anni. Poi, vado da mio fratello Enock".

Dove?
"Ora gioca nel Vado tra i dilettanti. Vedremo. Comunque gli ho promesso che chiuderò la carriera giocando insieme a lui".

Intanto si allena. Forte?
"Sto bene. Mi sento pronto".

Come vede la nuova Serie A?
"Non seguo la tv, non mi aggiorno".

Polemico?
"Sono innamorato del calcio giocato. Però stanno cambiando troppe cose. In campo vedo tanti atleti alti 1,90 metri, ma nessuno salta più l’uomo. Anche perché adesso appena i ragazzini fanno un tunnel finiscono in castigo".

A lei non succedeva?
"Il giusto. Anche se mi è rimasto un sogno, quel periodo passato a Barcellona, poi Moratti offrì di più al Lumezzane e passai all’Inter".

Cosa ricorda di quell’esperienza?
"Bellissima, ero con i fratelli Dos Santos, con Thiago Alcantara, Bojan. Si giocava liberamente. Ci insegnavano solo la tecnica: stop e passaggio al volo, niente tattica. Era una gioia andare in campo, quella squadra non era legale, vincevamo 15-0".

Eppure all’Inter e al Milan non sono mancate le soddisfazioni.
"Certo. Ho avuto e dato tanto in entrambi i club milanesi".

Ma lei è interista o milanista?
"Da ragazzo simpatizzavo per i nerazzurri perché il mio idolo era Ronaldo il Fenomeno, poi non ho mai nascosto la mia simpatia per il mondo rossonero. Ma essere tifoso è un’altra cosa".

Al Milan è tornato Allegri e si riparla di Galliani.
"Sono felice per Max ed è un bene che si riveda Galliani. Due figure importanti".

Cosa le manca nella sua carriera?
"In generale potevo metterci più impegno. Mi resta il rimpianto della Nazionale: potevo giocare di più".

Eppure ha segnato 14 gol, come Rivera.
"Lasciamo stare. Se avessi avuto più chance magari avrei potuto avvicinarmi a Riva. Qualcuno non mi voleva in azzurro… Ma è acqua passata".

Ci manca il Mondiale. Cosa pensa di Gattuso?
"Rino merita il mio in bocca al lupo. Ce la metterà tutta".

Intanto in Italia mancano gli attaccanti di qualità.
"È un problema serio. Ai giovani non viene data continuità, li mandano nelle serie inferiori e dopo pochi mesi cambiano già maglia. Si perdono".

Pio Esposito, Francesco Camarda e Lorenzo Venturino. Chi sfonda?
"Al Genoa mi sono allenato con Venturino, ha buoni colpi: merita fiducia. Anche Camarda l’ho visto in alcuni spezzoni nel Milan e sono curioso di vedere come si muoverà nel Lecce. A me però piace soprattutto Pio".

In cosa?
"Conosco suo fratello Seba e l’ho visto più volte dal vivo a Brescia. Ha tutto per sfondare. Mi auguro che si faccia spazio nell’Inter, può essere la sorpresa. Ma per stare ad alti livelli bisogna rompere il ghiaccio".

Cosa pensa del caso Lookman?
"Nel mercato ci sono tante storie strane, se non le si conosce bene si rischia di dire inesattezze. E in questa vicenda vedo troppi commenti".

Ma si sarà fatto un’idea.
"Premessa. Mi sono pentito da tempo per quel gesto a San Siro, quando mi tolsi la maglia dell’Inter. Per questo ora dico che al posto di Lookman, con la testa di oggi, non avrei cancellato dai social le foto con la maglia dell’Atalanta".

Perché?
"È vero che non esistono più le bandiere, che i giocatori prima o poi se ne vanno. Ma i tifosi non c’entrano niente. Meritano riconoscenza e rispetto. E non vale solo per gli atalantini".


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