Le strade per il futuro del calcio italiano e la marcia verso il derby: parla Marotta

Italian Daily Politics 2025
Italian Daily Politics 2025 / Emanuele Cremaschi/GettyImages
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Il futuro di San Siro riesce a unire Inter e Milan, tema di sicuro interesse in vista del derby della Madonnina, ed è evidente che Giuseppe Marotta - presidente nerazzurro - riconosca a tutto ciò che ruota attorno allo stadio un ruolo cruciale per il destino del club, così come risulterà cruciale a livello più ampio la capacità di innovare a livello di infrastrutture. Proprio da qui parte l'intervento di Marotta all'evento "Le nuove sfide del settore: grandi eventi, investimenti e turismo sportivo", organizzato da RCS Academy. Questo quanto affermato:

Necessità di innovare: "In Italia siamo dei grandi romantici. Siamo abituati a ricordare la stadio, ma il romanticismo deve andare di passo con la modernità e l'innovazione. Non so se tutti si ricordano, ma io sono entrato a San Siro nel 1966, a nove anni, ci si poteva spostare negli anelli, il primo anello era libero e aperto, i tifosi si potevano spostare. Oggi sarebbe utopistico. Sicuramente l'innovazione è andata di pari passo con la modernità e la sicurezza. Wembley, che è un'icona come San Siro, ed è qualcosa di storico, è stato battuto e non ci sono state tutte le polemiche che abbiamo avuto noi in questi anni. Il passato è un contenitore di valori. Ho visto delle Legend in sede Inter, Vieri, Altobelli, Bedin, conserviamo i valori del passato ma le strutture devono garantire un aspetto di modernità che oggi San Siro non è più in grado di assolvere a certe cose" riporta FcInter1908.

Il derby: "Per un'ora e mezzo saremo nemici. C'è un sano antagonismo che genera emozioni contrastanti. La cosa più caratteristica è che per la prima volta Inter e Milan sono padroni dello stadio di San Siro. Un fatto storico, riallacciandoci al derby auspico sia uno spot a livello mondiale. Sono certo sarà uno spettacolo adeguato e vinca il migliore".

Le riforme: "Voglio fare un assist a Gravina. Siamo in un momento delicato. Arrivare al Mondiale uniti è importante e i club non devono essere in contrapposizione alla politica della Federcalcio. Non è colpa degli allenatori se i giocatori sono peggio dal passato, sono valori diversi, con tutto il rispetto per chi porta la maglia della Nazionale. Negli ultimi 25 anni sono fallite in Italia 180 società, il 90% nella Lega Pro e il 10% nella Serie B e la Serie A. Il problema esiste perché c'è un'area professionistica troppo ampia che non si riesce a reggere. Bisogna garantire le infrastrutture. Oggi è in auge il tennis perché il singolo campione tira, che è Sinner. Non tutti si avvicinano al mondo dello sport perché ci sono altre attrazioni, si hanno gli iPad. I nostri talenti in passato sono cresciuti in aree povere e anche il mondo del settore giovanile per vivere devono far pagare le rette ai ragazzini. Se un operaio ha tre figli maschi e c'è una quota mensile non si può garantire lo sport. E anche in questo serve un intervento del governo sul diritto allo sport. Non è una polemica con il governo, è un problema che ci portiamo avanti da anni. Dobbiamo far si che anche il sistema scolastico garantisca queste possibilità. Secondo intervento è quello di garantire delle strutture, che sono gli stadi, delle infrastrutture, che sono i centri di allenamento delle squadre, che oggi sono veramente carenti".

Le proprietà attuali: "Ho avuto modo nel mio peregrinare nel mondo del calcio di avere a che fare con diversi tipi di figure. Mecenati del calcio come Zamparini, società italiane come la Sampdoria con la famiglia Garrone, la Juve con Exor e ora un fondo americano. Dico innanzitutto menomale che ci sono i fondi americani. La competività delle nostre proprietà è garantita: Oaktree ha condiviso subito con il management italiano, che hanno mantenuto con intelligenza, e hanno fatto degli investimenti. Ci sono circa 2 miliardi in ballo. Ora stiamo ristrutturando la Pinetina, Interello. E abbiamo investito anche nel calciomercato andando a prendere giovani che alzano il profilo patrimoniale. Se non ci fossero stati RedBird e Oaktree saremmo stati in difficoltà: competenze e creatività rimangono ma non so se ci sono finanziatori italiani che vogliono investire".

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