Le divergenze con Thiago Motta e gli indizi sul futuro: Chiesa a tutto tondo

L'intervista di Federico Chiesa al Corriere dello Sport
Chiesa
Chiesa / Rene Nijhuis/MB Media/GettyImages
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Un'annata priva di spazio al Liverpool, con un minutaggio più che mai ridotto agli ordini di Slot, e la voglia di tornare protagonista anche per riconquistare la Nazionale. Federico Chiesa ha parlato al Corriere dello Sport soffermandosi sul divorzio dalla Juventus, sull'annata coi Reds e sulle possibilità per il futuro (pur senza sbilanciarsi). Queste le parole di Chiesa:

Niente spazio con Slot: "Le scelte si accettano da professionista e si va avanti. Nei primi mesi le difficoltà non sono mancate, se pensi che sono arrivato a Liverpool il 26 agosto e mi sono ritrovato catapultato su un altro pianeta, con altri compagni, senza essermi allenato con loro, ma con un preparatore, zero amichevoli, nulla... E, se ricordi, in autunno il Liverpool andava il triplo degli altri, un’intensità pazzesca".

Alla ricerca di un ruolo: "C’erano Luis Diaz e Gakpo. Slot mi ha fatto giocare anche da nove. È stato Max a cambiarmi posizione, suggerendo di muovermi da seconda punta per segnare di più, e i miei gol li ho fatti... Questa esperienza è stata importante, formativa, mi devi credere. Avendo studiato alla scuola inglese non ho incontrato problemi con la lingua, mi è piaciuto un sacco misurarmi con una cultura diversa, idee diverse, anche calcistiche".

Adattarsi al cambiamento: "All’inizio ho provato la frustrazione del cambiamento radicale e del fatto di essere molto indietro rispetto al gruppo, poi c’è stato l’infortunio. Fino alla partita col Psg il Liverpool era davanti a tutti, in semifinale di Carabao e tra le favorite in Champions, che ha vinto proprio il Psg. Potevo mettermi a discutere le scelte di Slot che con me è sempre stato rispettosissimo, così come il club? La voglia di giocare c’era eccome, l’ho messa da parte, ho capito la situazione. Accantonata ogni forma di individualismo".

Commento su PSG-Inter: "Il pressing di Dembelé su Sommer, impressionante. Il 2-0 dopo venti minuti ha chiuso la partita, non era più recuperabile, a quel punto l’Inter era mentalmente schiantata".

Un bilancio: "L’anno è finito. Ma è un’esperienza che rifarei. Presto mi siederò al tavolo con il club, Fali (Ramadani, nda) e la mia famiglia per individuare la soluzione migliore. Restare a Liverpool non mi dispiacerebbe affatto".

La Nazionale: "Fuori anche Kean. È dura, ma i nomi con contano più. Spalletti può dare molto alla squadra, non possiamo fallire l’obiettivo per la terza volta di seguito. Siamo l’Italia... Le attenzioni del ct mi hanno fatto piacere, quella maglia la rivoglio".

L'annata della Juve: "Che Szczesny e Rabiot fossero fuori dal progetto lo sapevamo tutti. Le esclusioni di Fagioli e Danilo invece mi hanno stupito. Dani nello spogliatoio era il punto di riferimento, è juventino dentro, il suo taglio una scelta che non ho capito, né condiviso... Motta con me è stato chiaro: non mi servi, cercati una squadra. Gli ho detto che ero pronto a lottare, a mettermi alla prova perché volevo restare e dimostrare di essere ancora utile alla Juventus. Ma non c’è stato niente da fare. Va bene, è stata una sua scelta".

Se ha sentito Conte: "Mai, Antonio mai. Ho letto che mi hanno piazzato dappertutto, ma non ho avuto contatti diretti con nessuno. Giusto un messaggio di auguri di Max all’inizio. È un grande, oltre ad avermi cambiato posizione mi ha fatto capire la differenza che corre tra un allenatore di top club e uno di club medi. Carisma, gestione, sensibilità e tecniche che non si imparano a Coverciano, così gli rubo la battuta. Come lui sono Antonio, Ancelotti, Spalletti. Max è uno che ti dà tanto, col Milan punterà subito allo scudetto... A gennaio dello scorso anno eravamo convinti di potercela fare, il gruppo era solidissimo, entusiasta, tutti uniti. Male la seconda parte anche se ci siamo rifatti in coppa Italia".

Legame con Firenze: "È casa. I miei ci abitano, io torno spessissimo, la maggior parte degli amici è fiorentina. Non mi vedono più nei posti che frequentavo quando giocavo a Firenze, ma ho un legame fortissimo con la città".

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