Le condizioni di Lautaro e l'avvicinamento dell'Inter alla finale: parla Zanetti

Javier Zanetti
Javier Zanetti / Nicolò Campo/GettyImages
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Prosegue il cammino di avvicinamento dell'Inter alla finale di Champions League. Sono ore di fibrillazione anche per Javier Zanetti, vicepresidente nerazzurro che è stato intervistato da Il Giorno per fare il punto sul rendimento stagionale della squadra di Inzaghi, soffermandosi sul suo cammino europeo ma anche sulle delusioni in campionato e Coppa Italia.

Che differenza c'è tra l'Inter del Triplete e quella di oggi?
"La mia Inter - dice - era fortissima, ma anche questa squadra lo è perché non conquisti per caso la finale dopo aver eliminato il Bayern Monaco e il Barcellona. Se invece pensiamo ai giorni che precedono l’evento certamente noi arrivammo carichi, con l’adrenalina di chi aveva vinto scudetto e Coppa Italia, adesso il mister e i giocatori devono metabolizzare il titolo sfuggito di un nulla. Fa davvero rabbia. Ripercussioni? No, non credo. I ragazzi sono motivatissimi. Purtroppo nel finale di campionato è successo di tutto, forse la sconfitta a Bologna nel recupero è stata decisiva ma ora bisogna essere ottimisti. La squadra ci crede, sarà una partita molto equilibrata, speriamo in un lieto fine. C’è solo da elogiare questo gruppo che ha raggiunto due finali di Champions League in tre anni"

Sulla finale del 2023 e i meriti del PSG:
"Già nel 2023 a Istanbul avremmo meritato noi : eravamo sfavoriti ma ci siamo arrivati davvero vicini col City. È rimasto il rimpianto per come giocammo quella partita, con coraggio e creando tante opportunità. Possiamo ripetere la stessa prestazione col Psg. È arrivato in finale dopo essersi salvato ai gironi per il rotto della cuffia, però tanti addetti ai lavori già un paio di mesi fa erano convinti che sarebbero arrivati sino in fondo. Ci sono tanti meriti di Luis Enrique, mi piace molto come allenatore. Ha dovuto ricostruire un gruppo, ha rimesso tutti i giocatori a posto anche se non c’erano campioni come nelle annate di Messi, Neymar e Mbappè. Del resto, lo dice la storia: è nei momenti decisivi che una squadra diventa forte".

L'Inter è stanca dopo una lunga stagione?
"Non credo. Questa è una squadra che si diverte e gioca al calcio, ed è un piacere vederli. Ma con la mia Inter del 2010 in finale dopo l’1-0 chiudemmo la porta a chiave e gestimmo la partita. Questo sarà un aspetto fondamentale del match di Monaco. Ci sono dei momenti in cui devi pensare solo al risultato: avete visto il Barcellona a Milano, sul 3-2 per loro erano tutti in avanti e sono usciti perché hanno voluto attaccare fino all’ultimo. Ai miei tempi gente come Piqué e Puyol non ci avrebbe fatto avvicinare alla porta... Lautaro? Ora sta benissimo dopo un piccolo infortunio che lo ha costretto a rallentare nelle ultime settimane. Prima della semifinale contro il Barcellona ha avuto una settimana terribile perché non sapeva se ce l’avrebbe fatta. Ma a fine partita piangeva dimostrando di avere un cuore grande e vero attaccamento alla maglia. Voleva giocare a tutti i costi, ha fatto un lavoro fantastico. È il nostro capitano e modello, ha una “garra“ unica".


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