La rivelazione di Lautaro Martinez sull'addio dall'Inter di Simone Inzaghi

Lautaro Martinez ha concesso una lunga intervista a France Football in vista dell'assegnazione del Pallone d'Oro 2025. L'argentino è tra i candidati anche se la stagione con zero titoli vinti non gli permetterà di vincerlo, con diversi calciatori del Psg favoriti per alzare il trofeo individuale più ambito nel calcio. L'attaccante dell'Inter ha raccontato le sensazioni provate durante il cammino in Champions League, compreso l'infortunio che ha condizionato la semifinale di ritorno contro il Barcellona e in parte anche la finale. Tra i temi toccati c'è anche quello del Pallone d'Oro così come quello su Simone Inzaghi. Il numero 10 nerazzurro ha rivelato che il tecnico aveva avvisato i suoi ragazzi dell'offerta arrivata dall'Arabia Saudita, ma ciò non ha condizionato le prestazioni.
"Ho molti rituali prima della partita,soprattutto la mattina. Cerco sempre di fare la stessa cosa, impostare la sveglia alla stessa ora, le 8:01. Ho una serie di strani rituali che mi permettono di essere in pace con me stesso. Appena mi alzo, metto a bollire l'acqua per il mate e faccio la doccia. Quando esco dal bagno, ho l'acqua calda già pronta. Entro in campo con il piede buono, il destro: è molto comune in Sud America, per far sì che la partita vada il meglio possibile. Le altre le tengo per me, sono miei superstizioni".
"Il soprannome 'El Toro' me l'ha dato un compagno di squadra nelle giovanili del Racing fin dai primi allenamenti. Avevo molta forza, voglia di correre, colpivo forte e lui diceva che ero un toro. Un animale che mi rappresenta bene. A Buenos Aires me ne sono persino fatto tatuare uno sul polso sinistro"
"A me piace combattere e lottare, il contatto fisico ti dà la carica, ti dà energia. Se vinci un duello tene vai con più sicurezza. Nel 2021 ho avuto un piccolo battibecco con Conte, alla fine si è risolto e i miei compagni di squadra hanno allestito un ring per scherzo perché era meglio riderci sopra. Un bel momento per rilassarmi".
"Abbiamo giocato due finali di Champions League in tre anni. Ogni volta abbiamo fatto un ottimo percorso ma ci è sempre mancato quel qualcosa in più nell'ultima partita. È molto, molto doloroso. L'ultima finale mi è costata molto, ho fatto fatica ad accettarlo perché eravamo molto fiduciosi e ben preparati. Niente è andato come sperato, il dolore è stato ancora più grande. Sono cicatrici che devono guarire con il tempo. Psg più forte del Barça eliminato in semifinale? Sono due squadre diverse, ma ho sempre pensato e detto che erano le due favorite. Quando abbiamo eliminato il Barcellona avevamo raggiunto il nostro obiettivo, ossia raggiungere la finale. Peccato non averla giocata come l'avevamo preparata, potevamo vincerla. Non ce l'abbiamo fatta. Ci siamo sentiti impotenti. Non siamo riusciti a mettere in pratica ciò che avevamo preparato. Questo è ciò che ci ha fatto arrabbiare maggiormente".
"Sapevamo che sarebbe stato difficile affrontarli perché sono una squadra forte, sicura di sé e solida, ma in questa partita non siamo stati bravi pur avendola preparata con serenità. Era il loro giorno, hanno fatto una grandissima prestazione e il risultato è meritato".
"Io ho giocato un po' acciaccato. Nel match d'andata contro il Barcellona ho avuto uno stiramento muscolare, i medici mi hanno detto di stare fuori almeno due settimane perché c'era il muscolo leggermente strappato. Per sei giorni in vista del match di ritorno ho lavorato con due sedute di fisioterapia al giorno e palestra. Il giorno prima della gara di ritorno faceva ancora male, ma ho messo una fasciatura e sono andato in campo. Due giorni dopo il dolore era raddoppiato, ho fatto esami e il mio infortunio era peggiorato. A quel punto ho parlato con i medici per prepararmi al meglio per la finale, nelle condizioni che ritenevo possibili. Ho lavorato duro ma il muscolo non riusciva a recuperare completamente. Onestamente ero guarito, pronto a giocare, ma mi sentivo diverso, non al 100%".
"Il post finale l'ho affrontato male, male, male. Dopo qualche giorno di pausa ho giocato con la nazionale e poi il Mondiale per Club, c'è stata una settimana di dolore fortissimo, dopo non c'è molto tempo per lamentarsi e bisogna ricominciare e continuare, voltare pagina, conservando le cose buone e migliorarle e andare avanti. Sì, per cinque giorni dopo la finale non ho parlato. Volevo parlare ma non ci sono riuscito. Non è uscito nulla, ero bloccato. Ero un po' ansioso e triste perché è stato un duro colpo. Potevamo vincere tre titoli e alla fine ci siamo ritrovati senza nulla: è il dolore più profondo che abbia mai provato".
"Non è facile da spiegare questo crollo, è il calcio. A volte si vince e a volte si perde. Il Napoli ha vinto lo Scudetto giocando solo il campionato, riposandosi e preparando le partite di settimana in settimana. Noi abbiamo accumulato partite, stanchezza, infortuni e alcuni indisponibili nei momento importanti della stagione".
"Il futuro di SImone Inzaghi non ha influito. Ognuno è libero di fare le scelte che preferisce, il mister ci ha comunicato di aver ricevuto un'offerta e che sarebbe andato via. Eravamo concentrati sui nostri obiettivi, ha sempre dimostrato professionalità. Ci siamo sentiti molto a nostro agio con lui, era la nostra testa pensante. Con Calhanoglu è stato un malinteso, le mie affermazioni erano generiche e non erano rivolte specificatamente a lui. Da capitano è quello che mi è venuto in mente in quel momento, può piacere o meno, poi ne abbiamo discusso con la squadra, l'allenatore e la dirigenza. Tutto va bene e tutto è stato chiarito. Siamo uniti, anche con il nostro nuovo allenatore".
"Mi aspettavo una classifica migliore nel Pallone d'Oro 2024 dopo aver vinto la classifica cannonieri e il premio di miglior giocatore della Serie A, vincendo la Copa America con cinque reti, di cui uno in finale. Avevo vinto anche la Supercoppa Italiana segnando in semifinale e finale. Rispetto la scelta dei giudici ma dico sempre quello che penso. Non so se lo meritavo più di Rodri, ma i riconoscimenti individuali (come quello di Messi, ndr) sono importanti per me. Essere tra i trenta è già una grande ricompensa, ma sgno di riuscire a dare il massimo nell'arco di una stagione e sogno di vincere il Pallone d'Oro".
"A volte mi sottovalutano, ma è una questione di gusti. Forse anche di immagine, marketing. Però io do sempre il massimo per i miei compagni e per la maglia. A 28 anni sono molto contento della mia carriera. Sicuramente aspiro ad essere più riconosciuto, è importante, vorrei essere riconosciuto soprattutto come una persona buona, educata e che si è sempre comportata correttamente".
"Mi colloco tra i migliori cinque attaccanti del mondo, ma non voglio fare nomi. Ognuno classifica i calciatori come vuole, ci sono attaccanti di altissimo livello ma quello che ho fatto negli ultimi anni mi permette di essere tra i primi cinque. Nel Pallone d'Oro 2025 non so se farò meglio del settimo posto, sicuramente merito una buona posizione: ho segnato molto in questa Champions League e anche se non abbiamo vinto titoli, ho chiuso la stagione alla grande (27 gol e 9 assist in 59 partite, ndr)".
"Molti giocatori hanno disputato un'ottima stagione, con numerosi titoli vinti. Il Psg ha diversi candidati e uno di loro potrebbe vincerlo: Hakimi, Dembelé... Mi piace però Momo Salah, ma dipende da come si valuta il tutto perché ha disputato un'ottima stagione in Premier League, vincendola".
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