L'aumento dei costi non comporterà sacrifici per la Juve: l'analisi dell'esperto

L'aumento del monte ingaggi non è allarmante, considerando il quadro d'insieme
David e Vlahovic
David e Vlahovic / Jonathan Moscrop/GettyImages
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L'operato della Juventus sul mercato, ma il discorso vale ovviamente per tutte le società, si può leggere ormai utilizzando una doppia lente: da un lato le valutazioni di natura più strettamente tecnico-tattica, connesse alle esigenze di un tecnico, dall'altro il modo in cui acquisti e cessioni vanno a incidere sui conti di un club (considerando tra l'altro monte ingaggi e operazioni, ormai numerose, in prestito con diritto e obbligo di riscatto).

L'edizione odierna di Tuttosport offre l'analisi del professor Fabrizio Bava - ordinario in Economia aziendale all'Università di Torino - per fare chiarezza su quanto fatto dai bianconeri e sulle prospettive future. A dire del Prof. Bava la Juve è riuscita - sul mercato - a tenere insieme competitività sportiva e sostenibilità: "I costi a bilancio sono stati appesantiti di pochissimo e di fatto il mercato si è autofinanziato con le cessioni. La prospettiva sul futuro, in particolare, è positiva: l’ammortamento di Vlahovic è all’ultimo anno. L’anno prossimo la Juve avrà 19,5 milioni in meno, perché quella cifra o diventa 0 in caso di mancato rinnovo oppure le parti spalmeranno la quota residua. E poi anche Arthur, nel 2027, andrà a zero. Con queste premesse non serviranno sacrifici dolorosi in futuro".

L'aumento dei costi non preoccupa

L'aumento dei costi non è dunque visto come una criticità ma, per certi versi, come un'esigenza: "Garantire la competitività sul campo non poteva che essere un tema preminente: sono arrivati, però, dei giocatori che rappresentano degli investimenti. Per età e prospettive: penso a Zhegrova e Openda, ma soprattutto a Conceiçao. Ha un prezzo tutto sommato moderato, ha già dimostrato il suo valore tecnico e ha una carta d’identità che fa pensare che tra qualche anno la Juve possa anche pensare di cederlo ad una cifra superiore".

L'arrivo di David, con ingaggio molto elevato, poteva essere un problema in senso assoluto ma - dato l'addio a zero di Vlahovic nel 2026 - può essere sostenibile: "Sì, l’operazione ha sicuramente sforato il tetto ingaggi, ma è venuto meno l’esborso per il cartellino. Il bilancio, relativamente al tema stipendi, viene tanto impattato da Vlahovic, ma appunto è un problema che ormai ha una scadenza imminente" ha affermato il Prof. Bava che, al contempo, giudica positivamente il lavoro fatto in uscita (dato il risparmio sugli ingaggi, anche coi soli prestiti, e sul ruolo virtuoso della Next Gen - con Savona e Mbangula - per generare liquidità).

Altri aspetti da considerare positivamente, che possono emergere nel corso della stagione: "Passare un turno in più in Champions League, rispetto alla scorsa stagione, sarebbe già tanto: parliamo di circa 15 milioni. E poi non dimentichiamoci di Thiago Motta: se a marzo erano stati versati 15 milioni significa che coprivano anche il suo esonero. La Juve ha dovuto caricare tutto il costo subito. Quei soldi, però, oggi possono diventare un ricavo: significherebbe risparmiare circa 12/13 milioni".

Obiettivo utile e FFP

Obiettivo utile entro il 2027: un traguardo possibile secondo il Prof. Bava, passando dai risultati sul campo: "Le variabili legate ai risultati ottenuti sul campo, in questo senso, faranno la differenza. Di sicuro la società sta lavorando in questa prospettiva. Ma bisogna fare attenzione ad un concetto: plusvalenze e aumento di capitale, nell’ottica di questo discorso, hanno un peso specifico pressoché nullo. La Juve sa benissimo che non può più pianificare 100-110 milioni annui di plusvalenze: nel business plan, infatti, è indicata una soglia inferiore a 70 milioni. Ne bastano circa 50/60, ragionevolmente una somma pari al 10% del fatturato annuo".

Infine il pensiero sul Fair Play Finanziario e sull'approccio di Comolli: "Nei prossimi due anni il costo della rosa dovrà essere ridotto, ma non per i paletti del FFP, bensì per consentire il raggiungimento dell’obiettivo dichiarato dalla proprietà: l’utile. Così facendo i costi non potranno automaticamente superare il 70% dei ricavi. Cioè, la Juve farebbe molto meglio di così. E poi l’obiettivo del 2027 l’ha stabilito la proprietà, non certo l’Uefa"

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